Tradizioni di famiglia
Mar. 22nd, 2023 11:34 pmSlice of life
Prompt: Briscola
Partecipa al COWT 13
Tradizioni di famiglia
Dopo ogni pranzo coi nonni, c’era la piccola tradizione alla quale Giulia ed Edoardo non potevano sottrarsi: la partita a briscola con il nonno e il papà. A briscola si gioca in quattro. Diceva il nonno, che era il promulgatore della tradizione e che teneva a mantenerla nel tempo. Appena i nipoti avevano avuto l’età per partecipare, la zia era stata ben felice di sottrarsi al gioco, non perché non le piacesse, ma perché il nonno prendeva la cosa molto sul serio e lei non era mai stata una persona competitiva.
I due bambini avevano sentimenti ambivalenti sul gioco: se da una parte si sentivano felici di passare del tempo con i due uomini adulti della famiglia, dall’altra sapevano che la possibilità di sbagliare a capire quale carta dovessero buttare sul tavolo li avrebbe messi nella condizione di essere rimproverati, anche se in modo giocoso. Il nonno in particolare aveva tutta una serie di segnali che prima della partita ripassava con il suo compagno di squadra, che rendevano le partite peggio di un’interrogazione a scuola.
“Se mi tocco la guancia col pollice, devi buttare carichi.” Disse il nonno a Giulia, dopo averla presa da parte in modo che gli altri non li sentissero.
Lei annuì in modo diligente. “Carichi pesanti?” Chiese.
“Sì: carichi, i più pesanti che hai. Se invece mi tocco la fronte, butta scartine, spazzatura.”
“E se non ho scartine, cosa faccio?”
Il nonno allargò le braccia. “Pensaci bene, come si risponde?”
“Devo fare l’occhiolino?”
“No, quello è per dire che hai briscole in mano!”
“Ah, giusto, devo grattarmi il naso!”
Il nonno sorrise soddisfatto. “Vedi che ti ricordi? Adesso ripetiamo tutto e poi andiamo a giocare. Non importa se perdiamo, ma dobbiamo capirci bene.”
Giulia sapeva che al nonno importava eccome di vincere, così come sapeva che sbagliare un gesto l’avrebbe messa nella lista nera dei compagni di squadra (lista che comprendeva ormai tutta la famiglia), ma le importava poco perché vedere la passione che lui metteva nelle loro partite insieme e avere la possibilità di condividere questi momenti con lui la faceva sentire felice. Era mentre giocavano che sentiva il loro legame farsi più forte.
Si sedettero al tavolo e il nonno, come sempre, fece le carte per primo, “Briscole di bastoni,” dichiarò girando la carta e mettendola bene in vista in fondo al mazzo. L’atmosfera era tesa e silenziosa. I partecipanti guardavano le carte con attenzione e si osservavano a vicenda, nel tentativo di cogliere gesti o espressioni che aiutassero a prevedere in qualche modo il gioco dell’avversario. Giulia nella prima mano aveva pescato due assi e una briscola. Una mano carica e difficile: non poteva scartare il quattro di bastoni, perché il nonno avrebbe emesso uno dei suoi lamenti di disappunto. Lo guardò fisso negli occhi e gli fece un occhiolino. Lui annuì.
“Avanti tranquilla.” Disse.
La bambina buttò il suo asso vicino al quattro di spade del padre, Edo sbuffò e scelse un sei di danari. Il nonno allora aggiunse all’asso un fante e le passò le carte: la prima mano era andata.
La prima partita proseguì tranquilla e alla fine fu vinta da Giulia e dal nonno. La ragazzina sentiva di aver fatto un buon lavoro ed era orgogliosa di se stessa. Vedeva lo stesso orgoglio in suo nonno, che appariva rilassato e sembrava aver fiducia in lei.
Al termine della quarta mano, però, si ritrovarono con due punti a squadra. La quinta, come sempre, era la mano decisiva, e a dare le carte sarebbe stato come sempre il nonno.
“Questa è la bella, l’unica che conta.” Esclamò divertito, sbattendo il mazzo di carte sul tavolo.
Era difficile per Giulia spiegare l’espressione di suo nonno mentre giocava. I suoi occhi si illuminavano e il suo aspetto sembrava ringiovanire, fino ad avere venti anni in meno. Sorrideva con gioia e pareva dimenticarsi dei suoi dolori, delle malattie che lo avevano colpito nel corso degli ultimi anni e della stanchezza, della quale si sarebbe tornato a ricordare appena la partita fosse finita. Avrebbe giocato ogni giorno, se avesse potuto. I nipoti sapevano che se il nonno fosse vissuto nella loro epoca sarebbe stato un grande appassionato di videogiochi o di giochi in scatola di ogni tipo, invece era cresciuto con le carte e, per fortuna, aveva scelto di restare fedele alla sua passione. Era stato lui a insegnare ai nipoti a giocare a dama e a scacchi, sempre in modo severo, ma con l’orgoglio di chi crede che impegnarsi nella vita, in ogni suo aspetto, sia importante per vivere bene.
Per questo i nipoti amavano giocare con lui. Alla fine non importava che vincessero o perdessero, perché nonostante il nonno si arrabbiasse, alla fine ciò che per tutti rimaneva era il ricordo di un bel momento condiviso tra tutti. Avrebbero giocato insieme fino a quando fosse stato possibile farlo. Fino a quando il nonno non fosse stato più in grado di tenere le carte in mano e di fare i suoi segnali.
“Briscola di spade,” disse, grattandosi il mento, negli occhi un’espressione divertita. Giulia sorrise, pensando che avrebbero vinto.