One shot
Lui era il suo migliore amico, lo era sempre stato. Ma in quel momento la vedeva diversamente: lei era la sua Hermione, la donna al cui confronto ogni altra svaniva.
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Lavanda Brown
Genere: introspettivo
Prompt: Omnis homo mendax
Flashfic
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tutti gli uomini sono bugiardi
Lavanda Brown non riusciva a trattenere le lacrime. Aveva passato tutta la mattina distesa sul suo letto, con la coperta sugli occhi a disperarsi per il suo amore perso, forse mai rorrisposto e a cercare di ragionare sulla sua storia con Ron e su come avesse fatto a crollare in modo così improvviso.
Aveva persino chiesto a Hermione cosa ci fosse che non andava nel suo amore. Era gelosa di lei, perché sembrava che avesse un legame troppo forte con Ron, ma Lavanda era certa che Hermione si sarebbe dimostrata leale con un'altra ragazza. L'aveva consolata infatti, affermando con voce piatta quanto gli uomini fossero bugiardi e codardi. Quasi tutti gli uomini, aveva detto.
E pensare che gli aveva anche comprato una scatola di cioccolatini in regalo, che su consiglio della Granger aveva deciso di mangiarsi lei, senza neppure dirgli dell'acquisto.
A Ginny era successo che Dean, che caso voleva fosse un compagno di stanza proprio di Ron, avesse evitato di rompere con lei proprio per avere il regalo di compleanno. Impensabile, imperdonabile secondo ogni ragazza. Poi quando lei l'aveva lasciato lui si era quasi messo a piangere, nonostante avesse già chiesto di uscire a Cali, che però non era una sciocca e sapeva di Ginny, quindi l'aveva rifiutato.
Che ci fosse un uomo sincero? Uno solo? Si chiedeva Lavanda durante la lezione. Forse Neville, lui non le avrebbe mai mentito, forse... ma pensandoci forse avrebbe continuato a rischiare, magari si sarebbe fatta più furba e avrebbe imparato a capire quando gli uomini le mentivano.
No, Neville proprio no.
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Tom Riddle, Lord Voldemort
Genere: introspettivo
Prompt: Oderint dum metuant
Flashfic
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mi odino pure, purché mi temano
Vivere all'orfanotrofio non era mai stato facile per lui, ma nell'ultimo periodo Tom Riddle aveva trovato il modo giusto di sopravvivere e di farlo in completa comodità.
Era bastato dare fuoco a una balla di fieno sulla quale stavano giocando dei bambini per avere l'attenzione di tutti, poi si era limitato a osservare le fiamme sorridente, orgoglioso del suo potere magico. Tom aveva sempre saputo di essere speciale e finalmente ne aveva la dimostrazione.
Adesso che avevano visto tutti ne avevano la prova e avrebbero fatto bene a rispettarlo, a venerarlo.
Il suo dono speciale lo aveva reso intoccabile agli occhi degli altri bambini: mangiava ciò che desiderava, sedeva dove preferiva e non aveva più bisogno di giustificarsi con anima viva, neppure con le monache, quando si prendeva la libertà di non pulire la sua stanza e chiedeva a qualcuno di farlo al suo posto.
Aveva una camera sua, privata. Al contrario degli altri bambini che vivevano nel dormitorio tutti insieme, con qualche rara eccezione tra i più grandi.
Facevano di tutto per farlo stare tranquillo e per assecondarlo e lui finalmente stava vivendo come sentiva di meritare.
Lo odiavano e lo sapeva. Ma non gli importava: gli bastava che lo temessero e che esaudissero i suoi desideri.
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Hermione Granger, Signora Granger
Genere: introspettivo
Prompt: Dictum, factum
Flashfic
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detto, fatto
A Hermione non piaceva rimandare i suoi impegni, soprattutto quando avevano a che fare con la scuola pensava che non ci fosse ragione per aspettare l'ultimo minuto per studiare o per svolgere i propri compiti.
Quel pomeriggio non aveva impegni, visto che a due settimane dall'inizio della scuola aveva già fatto tutto quello che poteva, compresi esercizi e studi extra che l'avevano impegnata nell'ultimo mese.
Quando sua madre però l'aveva invitata a fare una torta, però, Hermione si era sentita improvvisamente stanca. Quella era una cosa che avrebbe rinviato molto volentieri.
"Suvvia, non sarà certo più difficile di una delle tue pozioni complicatissime. Giusto?"
Hermione era impallidita, memore del suo passato in cucina, tutt'altro che roseo, ma in fin dei conti era vero: non poteva essere più difficile delle sue precisissime pozioni.
Si era quindi rimboccata le maniche e si era messa il grembiule che sua madre le aveva lasciato a disposizione. Aveva proceduto con metodo: pesando tutti gli ingredienti, e posizionandoli sul tavolo nell'esatto ordine in cui avrebbe dovuto inserirli nell'impasto, poi aveva preso il frullatore e aveva cominciato a seguire la ricetta passo dopo passo.
Dopo un'ora e mezza aveva estratto dal forno la torta fumante, sotto lo sguardo soddisfatto della madre.
"Ma ha sporcato tutti gli utensili e tutte le ciotole che abbiamo?" Aveva chiesto il padre alla moglie, senza farsi sentire. "Sì, ma guarda come è orgogliosa adesso."
Hermione ci aveva in effetti messo di più a pulire la cucina che a preparare la torta, ma si sentiva soddisfatta di se stessa: detto, fatto! Come diceva sempre sua madre. Ora anche lei avrebbe potuto dire di essere riuscita a preparare un'ottima torta con le sue mani, come una Babbana.
Fandom: Harry Potter
Personaggi: Draco Malfoy
Genere: introspettivo
Prompt: Res Sacra consilium
Flashfic
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il consiglio è una cosa sacra
Non si poteva certo dire che Draco Malfoy avesse avuto una vita difficile, infatti aveva sempre ottenuto ciò che desiderava, senza eccezione alcuna.
Questo almeno fino a quando Potter non era entrato a far parte della sua vita. Draco gli aveva dato un consiglio: scegli bene gli amici.
E desiderava sopra ogni cosa che Potter scegliesse lui come amico, ma non era successo.
I consigli sono cosa sacra, gli aveva detto suo padre più volte, e Draco non poteva neppure pensare che qualcuno lo ignorasse così, preferendo a lui un Weasley.
Draco, lascialo perdere, non hai bisogno di lui, gli aveva detto il suo amico Goyle, ma lui non ce l'aveva fatta.
Più il tempo passava e più Potter si dimostrava migliore di lui: sapeva usare incantesimi che gli erano sconosciuti e tutti nel mondo magico stravedevano per quel tappo occhialuto, tutti compreso Silente. Persino suo padre continuava a parlargli di come Potter fosse insulso e feccia, ma intanto ne parlava. Draco non lo accettava e, forse dopo anni lo poteva ammettere, era sempre stato un po' geloso di lui.
Forse lui stesso avrebbe fatto bene ad ascoltare il consiglio del suo amico Goyle e lasciarlo perdere, si diceva mentre costruiva l'armadio Svanitore nella Stanza delle Necessità. Forse, se non si fosse impegnato così tanto a essergli nemico, avrebbe avuto più amici su cui contare per uscire da quella pessima situazione.
Fandom: Harry Potter
Genere/tipo: Teatro/Chiamata, slice of life
Prompt: pensiero laterale
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Diavolerie da Babbani
Arthur Weasley, preme bottoni casuali sullo strano apparecchio luminoso babbano che tiene in mano.
Arthur: Buongiorno! Mi sentite. Sento solo un rumore.
L'uomo raggiunge Harry, sulla poltrona a leggere il Cavillo.
Arthur: Harry, come hai detto che funziona questo telefocoso?
Harry, preoccupato: Telefono. Serve a parlare con chi è lontano, ma devi comporre il numero, ti serve un numero di telefono della persona che vuoi contattare per chiamarla.
Arthur, gli passa il telefono: mi puoi fare vedere? Puoi chiamare qualcuno?
Harry, prende il telefono e scorre la rubrica: Ecco, ho chiamato Hermione.
Arthur, schiarendosi la voce: Che emozione. Tuuu, tuuu! Ahah! Che emozione!
Hermione: ...Pronto?
Arthur, urlando: Hermione? Sei davvero tu!
Hermione: Signor Weasley, buongiorno. Non serve che gridi così, la sento anche se parla normalmente.
Arthur, sempre urlando e ridendo: Va bene. Farò come dici.
Hermione: ...Deve dirmi qualcosa?
Arthur: Questo telefono è più veloce della posta, i Babbani ne sanno una più di Merlino.
Hermione: Già, è ... interessante. Ne ho anche uno di scorta se lo vuole per casa.
Arthur, commosso: Me lo presteresti davvero?
Hermione: Glielo posso anche regalare… È vecchio in realtà
Arthur: Un pezzo storico, è meraviglioso. Vieni a cena, Hermione? Molly voleva mandarti un gufo, ma adesso abbiamo un telef- tele cosa?
Harry: Un telefono.
Arthur: Un telefono!
Hermione, sempre più preoccupata: Va bene, le porterò anche l’altro.
Arthur, soddisfatto, se ne va col suo telefono.
Lucius Malfoy sembrava cambiato, nei suoi occhi la fierezza era stata sostituita da un cupo senso di smarrimento. Harry immaginò che non dovesse essere stato facile per lui perdere tutto ciò che aveva e trovarsi, come si dice in questi casi, dalle stelle alle stalle.
Si sentiva stupido; ma provava pietà per un uomo che, ne era certo, non la meritava affatto. Lucius l’avrebbe ucciso, avrebbe portato in trionfo Voldemort e sarebbe diventato finalmente potente. Uno dei nuovi ministri del mondo magico corrotto, del mondo di terrore che i Mangiamorte stavano tentando di costruire.
Mentre pensava a queste piccole, poche cose, sentì Hermione che lo chiamava. Si rese conto che il processo era stato momentaneamente interrotto e insieme a lei uscì a prendere una boccata d’aria.
“Una giornata noiosa, eh…” Hermione avrebbe preferito essere in qualsiasi altro posto, le bastava non essere lì,, ma il suo senso della giustizia le aveva impedito di fingere impegni per evitare di vedere di nuovo i Mangiamorte. Avrebbe testimoniato volentieri per Narcissa, ma tutti gli altri meritavano di marcire ad Azkaban.
“Già,” disse Harry senza pensare, “Dici che almeno quel Mangiamorte avrà quello che si merita?”
“Malfoy? Quello ha sempre avuto la prontezza di saltare sul carro giusto all’ultimo minuto, e poi è ricco. Se la caverà, vedrai.”
Mentre i due parlavano tranquilli, videro Draco dall’altro lato della piazzetta; Harry non poté fare a meno di sfidarlo con gli occhi, puntandoli dritti su di lui.
La situazione era pesante per Draco. Era solo, aveva ceduto alla sua codardia e aveva pianto in quei giorni, in quel mese che aveva passato praticamente da solo a casa. Una casa non sua, perché la sua era stata subito confiscata dal Wizengamot, che cercava prove per inchiodare quanti più Mangiamorte possibile.
Sapeva che suo padre non era un grande uomo. Gli aveva insegnato a usare la sua posizione, a sfruttarla e a intimorire gli altri. E adesso? Che posizione aveva? Avrebbe dovuto ringraziare Potter e la So-tutto-io? Avrebbe dovuto trattarli come suo padre trattava il Signore Oscuro? Baciare i loro mantelli e chinare la testa? Offrire loro suo figlio, sempre che un giorno ne avesse avuto uno, chiaramente.
Una parte di lui non avrebbe mai lasciato andare le convenzioni che erano state valide fino a quel tempo, ma l’altra parte si stava impegnando a spiegargli che in realtà le cose non sarebbero più state come prima.
Per questo quando incrociò i due eroi, Draco si sentì in dovere di dimostrare qualcosa. Perché lo faceva? Era paura? Paura di non essere più in grado di essere in posizione di vantaggio? Paura di mostrarsi debole come si sentiva?
“Ci mancavate solo voi a rendere infernale questa giornata.”
Hermione ridacchiò tranquilla: “Siamo qui per farti un favore, Malfoy. Vedi di trattarci bene almeno.”
Draco strinse i pugni: “Non ho chiesto il vostro aiuto… Io vi odio.”
Per un attimo i due rimasero in silenzio, poi Harry rispose: “Congratulazioni, ora hai fatto un passo verso il fondo. Ma forse dovrei dire che hai fatto un altro passo verso il fondo. Ci sei quasi.”
Draco sapeva che non avrebbe dovuto farlo, ma i suoi nervi erano senza controllo: lasciò andare il pugno e lo scagliò contro Harry colpendolo al naso, Hermione lanciò un urlo e prese la bacchetta.
“È così, eh, Malfoy? Vuoi fare il Babbano?” Harry colpì a vuoto con il primo pugno, ma centrò la guancia di Draco con il secondo. A quel punto Malfoy si lanciò contro Harry. Caddero a terra, continuando a colpire.
Hermione non sopportava la vista della lotta, decise di intervenire proprio quando la loro rabbia stava scemando.
Erano distesi a terra, entrambi sanguinavano.
Draco smise di colpire per primo. Si alzò e si lasciò cadere a terra, stremato e scosso.
Harry si sollevò e si asciugò il sangue che gli era colato dal naso. Si guardarono negli occhi per un istante, subito dopo Harry fece per tornare all’attacco. Fu Hermione a fermarlo.
“Harry! Lascialo perdere! Torniamo dentro!” Lo prese per mano e lanciò un’occhiataccia a Malfoy.
“Non preoccuparti Hermione, tutto bene. Solo qualche graffio, Dudley colpiva molto più forte. Il signor Malfoy non è molto energico!” Urlò addosso a Draco, che se ne stava seduto a terra con uno sguardo nervoso e fiero, e abbattuto.
Appena i due furono fuori dal suo campo visivo, si alzò e si avviò nel bagno: non poteva farsi vedere in quello stato.
Non si sentiva a suo agio per quello che aveva fatto, ma non poteva evitare di sentirsi rilassato. Si sentiva leggero, il peso che aveva sulle spalle era quasi assente in quel momento.
Era fuori dalla porta, quando sentì la voce fastidiosa dell’amichetta di Potter: “Hai fatto proprio un bel lavoro, Malfoy! Ci ho messo un po’ di tempo a sistemare il naso a Harry.” Hermione era appena arrivata dal bagno e stava per raggiungere Harry nella sala del processo.
Probabilmente la strega voleva approfittare del fatto che erano in un luogo così affollato per trattarlo come meritava. Lo riconosceva, anche se non l’avrebbe mai ammesso: loro erano andati all’udienza per difendere sua madre: non avrebbe dovuto prendere Potter a pugni. Sogghignò: “Granger, non dirò che mi dispiace, ma dirò che non vorrei averlo fatto oggi.”
“Oh, certo, qualunque altro giorno saresti stato scusato, non è così?”
“Diciamo che non mi sarete mai simpatici, eroi. Ma quali eroi?”
“Ti dà fastidio solo perché tu adesso non sei nella posizione di prima.”
Aveva colto nel segno. Era evidente che l’invidia strisciasse in lui come una di quelle serpi che lo rappresentavano così bene. Draco tentò di sorridere: “Non ho certo paura di finire in mezzo alla feccia.”
Hermione era visibilmente irritata a causa delle affermazioni poco gradevoli di quel Purosangue viziato al quale era stato portato via il giocattolo, ma riconosceva che nemmeno per lui era facile: “Le cose sono cambiate, Malfoy. Abituati al cambiamento e non fare il tragico. La reputazione non è tutto. E neppure la ricchezza.”
“Io non ho perso proprio niente,” la sua espressione si era fatta incerta: “Non vi ho chiesto io di venire qui a fare i protagonisti. Lo so che lo avete fatto per permettere a tutti di leggere quanto il famoso Harry Potter e i suoi amici eroici abbiano fatto per i Malfoy, schifosi Mangiamorte defraudati di tutto ciò che avevano.”
“Defraudati? Tranquillo, tutte le tue cose torneranno presto in mano vostra. Dovresti come minimo chiedere scusa a Harry dopo tutte le cose che hai detto. E noi non siamo qui per te, ma per tua madre. Senza di lei a quest’ora avresti un ruolo diverso nel mondo magico. Quindi arrabbiati pure.”
Draco rimase in silenzio per qualche istante: “Io preferisco così, però è difficile.”
“Per ora è difficile, pensa a tutta la gente che è morta, sia da una parte che dall’altra.”
“Non mi fa sentire meglio.”
“Non dovrebbe farti stare meglio, dovrebbe farti capire che sei fortunato a non avere ucciso nessuno e a non essere tu uno dei morti.”
Non sapeva cosa dire.
Sorrise incerto: “Certo, tu sai tutto, fingerò di crederti. Dì pure a Potter che la scazzottata è stata… distensiva. Immagino fosse da un po’ che voleva farlo. Spero che mi ringrazierà per avergliene data la possibilità.”
Entrò nell’aula del processo pensando che in fondo un po’ se l’era meritata. In fondo era stato un bene per entrambi.
Harry non era più abituato a girare per la Londra Babbana. Quella mattina, però aveva lasciato a casa la bacchetta per andare a incontrare il cugino in un ristorante nel quale avrebbero festeggiato insieme agli zii il compleanno di Dudley.
Se c'era una cosa che Harry non avrebbe mai immaginato, era proprio essere invitato da suo cugino a una festa. Niente stranezze, però, altrimenti puoi anche startene per conto tuo. Gli aveva intimato suo zio.
Harry non aveva certo paura di loro, ma un po' sperava di poter passare una settimana tranquilla in famiglia, visto che alla fine per quanto non si sopportassero (e soprattutto per quanto loro non sopportassero Harry e il suo dono) erano gli unici parenti che aveva e non aveva intenzione di perderli, soprattutto non dopo che Dudley si era dimostrato un po’ meno chiuso nei suoi confronti.
Quella mattina, Harry era uscito presto per andare a prendere la metropolitana. Era partito sotto il sole sentendo di aver lasciato a casa una parte importante di sé con la bacchetta, dalla quale non si separava praticamente mai.
Per cominciare, doveva andare a prendere il regalo per Dudley. Harry si era spremuto le meningi da quando era stato invitato, anche se Hermione gli aveva detto che qualsiasi cosa gli avesse regalato, anche fosse stata perfetta, non sarebbe stata apprezzata visto che veniva dal suo strambo cugino. Forse Hermione aveva, come sempre, ragione, ma Harry ci teneva a fare bella figura e quindi quella mattina aveva cercato in parecchi negozi. Cosa poteva comprare? Un paio di scarpe? Dudley sembrava interessato alla moda, ma i Dursley gli prendevano tutto quello che gli serviva. Un libro? No, decisamente il regalo peggiore che avrebbe potuto fargli, non l'avrebbe mai aperto.
Alla fine aveva optato per una scatola di dolcetti da pasticceria, se c’era una cosa di cui era sicuro era che il cugino mangiasse praticamente di tutto e apprezzasse i dolci.
Harry si era quindi avviato verso il ristorante, che si era reso conto essere in una zona un po’ distante dal centro.
Era uscito dalla metropolitana e si era improvvisamente reso conto di avere dimenticato una cosa fondamentale: l'ombrello. Già dalla mattina avrebbe dovuto immaginare un imprevisto del genere, conoscendo il clima pazzo della sua città, ma ormai era così abituato alla bacchetta da non averci pensato. In quella zona non aveva altra scelta che cercare riparo nei pochi luoghi coperti, perché non c’era un negozio a pagarlo.
Rischiava anche di arrivare in ritardo, perché per evitare di lavarsi completamente aveva pensato di attendere che spiovesse, ma non sembrava che il cielo avesse voglia di fargli questo regalo.
Così Harry aveva deciso di partire di corsa, cercando di ripararsi come meglio poteva da quella pioggia insistente nella strada in quel momento deserta. Era arrivato di fronte alla porta completamente zuppo e aveva intravisto lo zio, che lo stava guardando rosso in volto e con un’espressione tutt’altro che amichevole.
“Fortuna che ti conosco bene.”
Harry si era accorto della figura al suo fianco solo in quel momento. “Hermione?” non si capacitava di come la sua amica fosse arrivata lì.
“Ieri mi avevi detto di questo posto e sapevo che eri partito senza bacchetta, siccome non ci sei più abituato avevo immaginato che avresti dimenticato anche questo.” Hermione aveva tirato fuori il suo ombrello e glielo aveva passato con espressione severa. “Pensi che qualcuno dei tuoi parenti avrà da ridire se io ti asciugassi un po’ adesso?”
“Penso che saresti la mia salvezza.” Si erano spostati un po’ di lato per non essere totalmente visibili e Hermione aveva agitato la bacchetta sotto la giacca.
“Grazie.” Di nuovo, gli aveva salvato la vita.
“Ne avanzo un altro, prima o poi mi tornerai utile. Buon divertimento.”
Hermione se n’era andata ridendo, lasciando un Harry più asciutto alle prese con una giornata che si sarebbe rivelata tutto sommato non troppo terribile.