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One Shot
Fandom: Persona 5
Missing moment
Prompt: Lanterna
Partecipa al COWT 13


Amnesia
 

Morgana aveva aperto gli occhi per ritrovarsi in un luogo sconosciuto. Niente di ciò che vedeva gli era in alcun modo familiare. Conosceva solo il suo nome, che non gli si addiceva per niente, ma che gli piaceva nonostante fosse sempre stato associato a una donna.

Lui era un ragazzo, questo lo ricordava. 

Si sollevò dalla branda nella quale stava dormendo per cercare di capire dove fosse: la stanza era illuminata da due lanterne fioche ed era quasi del tutto vuota. Oltre alla branda e alle lanterne c’erano delle catene, una coperta logora e un catino con dell’acqua. Al posto di una delle pareti c’erano sbarre. Morgana era in una prigione.

Si alzò e cercò di guardare fuori dalle sbarre, ma c’era qualcosa che non andava sia perché ci vedeva un po’ troppo bene considerata la luce davvero scarsa, che perché era troppo basso. Quando si osservò le mani, però, lanciò un urlo di paura: erano zampe, come quelle di un animale.

Morgana prese una delle lanterne e si avvicinò al catino. Quello non poteva essere lui: un essere dal pelo bianco e nero con orecchie a punta, artigli sulle zampe e una lunga coda nera con la punta bianca.  Il suo aspetto era molto simile a quello di un gatto, ma a cercare una definizione forse sarebbe stato più corretto dire che era un mostro. Un gatto mostruoso.

Forse era vittima di una maledizione che l’aveva trasformato? 

“Tu non sei un gatto, sei speciale.” Una voce dentro la sua testa, qualcuno che conosceva, ma che non riusciva a inquadrare.

“Dovrai combattere, io posso aiutarti.” Sempre quella voce. 

Lenta, una lanterna si stava avvicinando. Morgana d’istinto si nascose nella cella.

Una delle guardie, un’Ombra con una lanterna in mano, si avvicinò alle sbarre.

Lo sentì armeggiare con le chiavi. “Gatto! Dove sei?” Una voce metallica, innaturale. Morgana sapeva che avrebbe dovuto aspettare che l’Ombra aprisse la porta per combatterlo e uscire di lì. 

Appena sentì i passi trascinati della guardia nella cella, il gatto saltò contro di lui. Fu allora che una parte delle sue memorie si materializzò al suo fianco: Zorro, la sua Persona, che mise a tappeto l’Ombra con un solo attacco magico per poi sparire veloce come era apparso. 

Morgana uscì di corsa dalla cella, ma la sua fuga terminò alle porte del castello, perché non c’era via d’uscita. Rimase di fronte al cancello aperto a osservare l’esterno per un tempo indefinito, conscio che quello che vedeva non era il mondo reale, ma il metaverso.

Cercava di ricordare, ma i suoi sforzi sembravano inutili. 

Non oppose resistenza quando le guardie, con le loro lanterne ondeggianti, lo catturarono per riportarlo alla sua cella. Decise che sarebbe rimasto lì fino a quando la memoria non fosse tornata o fino a quando qualcuno non fosse arrivato ad aiutarlo a capire chi fosse.

Solo con se stesso, a osservare la sua ombra mostruosa proiettata dalla luce della lanterna. Lui era umano, ne era sicuro. Doveva solo capire come fare a ritornare tale.



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