Equilibrio

Mar. 14th, 2023 10:55 pm
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Fandom: Persona 5

Personaggi: Makoto Nijima, Phantom Thieves, Sae Nijima

One Shot

Prompt: Trovare Equilibrio 

Parole: 1022 

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Equilibrio


Makoto aveva sempre pensato di avere uno stile di vita equilibrato: non mangiava sregolato, frequentava la scuola con regolarità e studiava di volta in volta sempre un po’ più di quanto necessario. Le stava bene così.

A casa, preparava la cena a Sae e teneva pulito. Le pareva il minimo visto che sua sorella si prendeva cura di lei in modo a dir poco eccellente da quando erano rimaste orfane. Non si lamentava, perché non credeva di averne il diritto. Le poche volte in cui aveva provato a riferire la sua opinione l’aveva fatto con voce flebile e con poca convinzione, perché in fondo sapeva di essere una ragazzina agli occhi di Sae e del mondo.

Fino poche settimane prima, Makoto aveva seguito le regole che si era imposta senza troppe difficoltà, ma da quando il preside Kobayakawa le aveva dato il compito confidenziale di seguire i Phantom Thieves, la sua vita era cambiata. Non in meglio, anzi.

Aveva i suoi sospetti, erano parecchi nomi all’inizio, ma nel giro di pochi giorni la maggior parte dei presunti colpevoli erano stati depennati dalla sua lista. La sua vita aveva iniziato a cambiare quando Makoto aveva deciso di seguire Sakamoto, che quel giorno per puro caso era in compagnia di Ann Takamaki, anche lei nella sua lista. Erano due ragazzi del secondo anno che avevano avuto tensioni con Kamoshida. Il primo aveva litigato col professore e l’aveva criticato apertamente più di una volta, causando anche lo scioglimento della squadra di atletica e attirandosi addosso le ire di mezza scuola. La seconda invece era in rapporti più intimi con Kamoshida, ma il giorno della confessione del professore si era rivolta a lui con critiche che dimostravano quanto invece lo disprezzasse.

Makoto pensava che i due ragazzi fossero immaturi e incapaci di vivere con equilibrio la loro vita studentesca. Quel pomeriggio erano usciti per bighellonare in giro. Erano rumorosi e non avevano interesse per l’ambiente che li circondava. Più di una volta la ragazza li aveva sentiti scherzare su come avrebbero di certo fallito gli esami dimostrando di non avere alcun interesse o pensiero nei confronti del loro futuro.

Makoto all’inizio si era sentita triste per loro e aveva pensato che avrebbe potuto aiutarli, avrebbe potuto insegnare loro l’equilibrio e la scelta del giusto cammino per vivere con successo, ma era chiaro che loro non avrebbero mai accettato il suo aiuto. Almeno così si giustificava, perché non aveva intenzione di aggiungere ai suoi numerosi e stancanti impegni anche la redenzione di quei due ragazzini, non era il suo compito farlo.

Continuava a seguirli per cercare un motivo per scartarli, ma non ci era ancora riuscita e più li seguiva, più si interessava alle loro vite, ai loro discorsi leggeri e al modo serio che avevano di affrontare sciocchezze come lo "scegliere il dolce perfetto”.

I problemi veri, però erano iniziati con Amamiya. La prima volta che l’aveva seguito, era insieme a Sakamoto. Makoto aveva osservato come il comportamento di quel mezzo teppista cambiava in presenza di Amamiya, al punto da farlo sembrare una persona migliore. Al punto che Makoto si era convinta che Sakamoto non fosse una causa persa.

Da quel giorno aveva iniziato a seguire Amamiya e l’esperienza si era rivelata interessante, perché quel ragazzo aveva amici particolarmente variegati: l’aveva seguito quando era andato a fare compere al centro commerciale con Takamaki, l’aveva osservato lavorare con impegno e dedizione, l’aveva ammirato mentre studiava senza perdere la concentrazione in biblioteca. Una sera l’aveva persino notato mentre aiutava un anziano politico durante un comizio.

Makoto non riusciva a inquadrarlo e la cosa non le piaceva, ma non le permetteva di allontanarsi da lui, che più di una volta con atteggiamento serafico le si era avvicinato per salutarla e per farle capire che sapeva della sua presenza. Amamiya si impegnava con lo studio e col lavoro, ma non disdegnava un po’ di divertimento; riusciva a non preoccuparsi troppo di ciò che tutti a scuola pensavano di lui, scherzando sul suo passato criminale. Ren sembrava vivere in modo molto più equilibrato di lei e per questo lo odiava.

Una sera Makoto era tornata a casa e aveva iniziato a cucinare come faceva ogni sera e la sua vita le era sembrata vuota, meccanica. Mentre ripassava gli argomenti di studio, in cucina, si era chiesta se davvero quelle conoscenze l’avrebbero portata dove desiderava e per un attimo aveva pensato di uscire con un’amica, magari di andare a passare due ore al cinema o semplicemente di fare un giro per la città, ma si era resa conto di non avere compagne che l’avrebbero accompagnata.

Persa nei pensieri, aveva guardato l’uovo cuocersi, sfrigolare e bruciarsi.

All’arrivo di Sae, le due avevano ripetuto una sera di più la conversazione che ormai era sempre la stessa:

“Come è andata al lavoro?”

“Stanca, e tu, a scuola? Hai studiato?”

“Sì.”

Makoto avrebbe voluto fare tante domande alla sorella: Come hai fatto a scegliere la tua strada? Sei felice? Cosa devo fare?

Ma taceva di fronte all’espressione severa e stanca di Sae.

Poi la sua vita era cambiata davvero, quando si era infine unita ai Phantom Thieves. La sensazione che aveva sentito quando la sua Persona si era risvegliata era stata la più bella che avesse mai provato: libertà. Si era sentita viva e finalmente utile a qualcosa.

Aveva messo da parte lo studio, mettendo in dubbio tutto ciò che fino a quel momento l’aveva resa Makoto, non si riconosceva quasi più, ma non poteva dire che la cosa le dispiacesse così tanto, perché non era felice e non stava agendo per se stessa, ma per soddisfare le aspettative che il mondo adulto e Sae avevano nei suoi confronti.

Era stato Ren a farle trovare una prospettiva differente, mettendola di fronte alla possibilità di cambiare il suo futuro per realizzare ciò che desiderava davvero, e Makoto si era sentita improvvisamente motivata.

Il futuro non sarebbe stato semplice, perché il suo sogno era grande, ma finalmente sentiva di avere la forza e l’equilibrio necessari per riuscire a realizzarlo.


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Fandom: Persona 5
Personaggi: Makoto Niijima, Sae Niijima 
Parole: 530
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Take your heart!


 
 

Makoto si sentiva estremamente colpevole per come si stava comportando con sua sorella. Da quando era diventata una dei Phantom Thieves le aveva tenuto nascoste molte cose: aveva mentito, l'aveva usata. Raccogliere i dati dal suo computer e darli a Futaba era stata la scelta giusta, ma a che prezzo per Makoto? Faceva fatica a guardare la sorella negli occhi, la sentiva distante, sempre più frustrata per come quel caso, che le riguardava entrambe, stava procedendo. 

Le giornate di Sae al lavoro erano sempre più lunghe. Quando tornava la sera, Makoto la vedeva sempre più stanca, sempre meno motivata dalla passione, semmai sembrava essere la rabbia a muoverla, pareva che ciò che la faceva alzare dal letto la mattina non fosse più l'amore per la giustizia, ma il desiderio di far vedere ai suoi capi quanto valesse. Makoto l'aveva capito anche dai discorsi che le faceva ogni volta che si vedevano: era diventata una specie di automa.

 

Quando Makoto aveva aperto l'app di navigazione nel suo cellulare, non era sicura di ciò che stava facendo. L'idea le era venuta quando in un lampo aveva pensato che a Sae avrebbe fatto bene un cambio di cuore. L'aveva cercata nei Memento, ma non l'aveva vista ed era sempre più convinta che potesse avere un Palazzo. Desiderava sbagliarsi, voleva che l’app non le desse ragione. Invece

aveva detto il suo nome e aveva avuto la conferma.

Quando era successo? Quando Sae aveva perso la strada?  Quando il suo desiderio si era distorto?

 

Makoto era sempre stata razionale, sapeva che piangere non avrebbe aiutato a risolvere il problema, ma sapeva anche che non c'era altro che potesse fare in quel momento. Non riusciva a fermare le lacrime, sembravano trovare la loro strada senza fatica, senza permettere alla parte razionale della ragazza di comandarle. Per una volta, Makoto non aveva una risposta. 

Piangeva senza sosta, senza sapere cosa dire agli altri, perché non c'era niente che loro potessero fare. Avrebbe voluto chiedere ai ragazzi di andare a rubare il suo tesoro, ma si sentiva egoista, non poteva chiedere una cosa del genere, soprattutto non dopo quello che era successo al signor Okumura. Haru non parlava molto, ma Makoto immaginava quanto stesse male dopo aver perso suo padre, soprattutto sapendo che forse avrebbe potuto evitare che succedesse.


E se a Sae fosse capitata la stessa cosa? No, Makoto non poteva neanche immaginarlo. Sua sorella era l'unica famiglia che aveva e lei non era disposta a perderla per nessuna ragione al mondo. L'avrebbe salvata con il suo affetto, le avrebbe parlato e l'avrebbe aiutata. Non era troppo tardi per Sae.

Makoto piangeva e cercava risposte, soluzioni. Il suo era un pianto controllato, ma continuo. Non riusciva a smettere, non trovava pace. 

Aveva bisogno di pensare, ma la sua testa era annebbiata dalla tristezza e tutto ciò che riusciva a fare era dare sfogo ai suoi sentimenti. Dare una forma alle sue paure con quelle lacrime che le bruciavano sulle guance e che le arrossavano gli occhi.

Tra le lacrime l’unico pensiero che riusciva a formulare era la risposta: Per Sae lei avrebbe fatto di tutto. L’avrebbe salvata, anche a costo di prendere il suo cuore da sola.

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