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Fandom: Persona 5
Personaggi: Makoto Niijima, Sae Niijima 
Parole: 530
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Take your heart!


 
 

Makoto si sentiva estremamente colpevole per come si stava comportando con sua sorella. Da quando era diventata una dei Phantom Thieves le aveva tenuto nascoste molte cose: aveva mentito, l'aveva usata. Raccogliere i dati dal suo computer e darli a Futaba era stata la scelta giusta, ma a che prezzo per Makoto? Faceva fatica a guardare la sorella negli occhi, la sentiva distante, sempre più frustrata per come quel caso, che le riguardava entrambe, stava procedendo. 

Le giornate di Sae al lavoro erano sempre più lunghe. Quando tornava la sera, Makoto la vedeva sempre più stanca, sempre meno motivata dalla passione, semmai sembrava essere la rabbia a muoverla, pareva che ciò che la faceva alzare dal letto la mattina non fosse più l'amore per la giustizia, ma il desiderio di far vedere ai suoi capi quanto valesse. Makoto l'aveva capito anche dai discorsi che le faceva ogni volta che si vedevano: era diventata una specie di automa.

 

Quando Makoto aveva aperto l'app di navigazione nel suo cellulare, non era sicura di ciò che stava facendo. L'idea le era venuta quando in un lampo aveva pensato che a Sae avrebbe fatto bene un cambio di cuore. L'aveva cercata nei Memento, ma non l'aveva vista ed era sempre più convinta che potesse avere un Palazzo. Desiderava sbagliarsi, voleva che l’app non le desse ragione. Invece

aveva detto il suo nome e aveva avuto la conferma.

Quando era successo? Quando Sae aveva perso la strada?  Quando il suo desiderio si era distorto?

 

Makoto era sempre stata razionale, sapeva che piangere non avrebbe aiutato a risolvere il problema, ma sapeva anche che non c'era altro che potesse fare in quel momento. Non riusciva a fermare le lacrime, sembravano trovare la loro strada senza fatica, senza permettere alla parte razionale della ragazza di comandarle. Per una volta, Makoto non aveva una risposta. 

Piangeva senza sosta, senza sapere cosa dire agli altri, perché non c'era niente che loro potessero fare. Avrebbe voluto chiedere ai ragazzi di andare a rubare il suo tesoro, ma si sentiva egoista, non poteva chiedere una cosa del genere, soprattutto non dopo quello che era successo al signor Okumura. Haru non parlava molto, ma Makoto immaginava quanto stesse male dopo aver perso suo padre, soprattutto sapendo che forse avrebbe potuto evitare che succedesse.


E se a Sae fosse capitata la stessa cosa? No, Makoto non poteva neanche immaginarlo. Sua sorella era l'unica famiglia che aveva e lei non era disposta a perderla per nessuna ragione al mondo. L'avrebbe salvata con il suo affetto, le avrebbe parlato e l'avrebbe aiutata. Non era troppo tardi per Sae.

Makoto piangeva e cercava risposte, soluzioni. Il suo era un pianto controllato, ma continuo. Non riusciva a smettere, non trovava pace. 

Aveva bisogno di pensare, ma la sua testa era annebbiata dalla tristezza e tutto ciò che riusciva a fare era dare sfogo ai suoi sentimenti. Dare una forma alle sue paure con quelle lacrime che le bruciavano sulle guance e che le arrossavano gli occhi.

Tra le lacrime l’unico pensiero che riusciva a formulare era la risposta: Per Sae lei avrebbe fatto di tutto. L’avrebbe salvata, anche a costo di prendere il suo cuore da sola.

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