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300 parole
Fandom: FFVII
Personaggi: Cloud, Tifa

Crollo

Era stata una sciocca, lo aveva capito.
Le lacrime di suo padre che la stringeva a sé nel letto dell’ospedale le fecero capire quanto egoista era stata a mettersi in pericolo. Le sue mani ruvide le accarezzavano i capelli e le spalle con delicatezza, come se lei fosse una bambola di porcellana e lui un elefante che avrebbe potuto spezzarla con un movimento azzardato.
“Dov’è Cloud?” Chiese.
Gli occhi del padre si fecero seri mentre si allontanava da lei. “Quello sciocco… è tutta colpa sua.”
Tifa ricordava ancora il tentativo disperato dell’amico di salvarla, impedendole di cadere giù dal dirupo del monte Nibel. In quel momento la ragazza stava pensando proprio alle sue parole: “Non farlo, è pericoloso. E comunque non contare su di me, perché io non ci vado lassù.”
Invece l’aveva seguita. Non si era fatto vedere, ma era stato al suo fianco nascosto, senza impedirle di proseguire, cercando di proteggerla anche se non era compito suo.
“Non è colpa sua…” Tentò di difenderlo, ma sapeva che il padre non avrebbe ascoltato. “Lui non voleva che andassi, ha provato a dirmi che era pericoloso…”
“L’importante adesso è che tu stia bene. Al resto penseremo, ora riposati.”
Tifa annuì. Era stata in coma una settimana, non poteva immaginare cosa suo padre avesse detto a Cloud. Si chiese se lui avrebbe accettato di restare suo amico, o magari… magari non solo un amico, perché per lei, nel momento in cui l’aveva salvata dalla morte lui era diventato molto di più: era stato l’immagine che l’aveva tenuta aggrappata alla vita. Stretta al suo corpo in memoria del ricordo della sua mano che la afferrava e cercava di salvarla dalla sua stupidità e dalla ricerca di qualcosa che non esisteva più.
Gli avrebbe parlato, sperava tanto che potesse perdonarla.
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Fandom: Harry Potter

Personaggi: Ninfadora Tonks, Ted Tonks, Andromeda Black

Prompt: Se non ci piace dove stiamo possiamo spostarci, non siamo alberi.” (Snoopy)

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Gli altri nonni




Ninfadora aveva sei anni quando i suoi nonni paterni le avevano disegnato l’albero genealogico della famiglia, in quel momento si era resa conto per la prima volta di non avere mai conosciuto gli altri nonni. Aveva tentato invano di avere spiegazioni dai Tonks, ma loro erano diventati nervosi e avevano cercato di catturare la sua attenzione su dei biscotti al cioccolato che la nonna aveva preparato per lei.

La bambina non aveva fatto altre domande ai nonni, ma i suoi capelli erano diventati scuri e opachi, riflettendo i pensieri cupi che sentiva dentro: perché non conosceva i genitori della mamma? Erano forse morti? Non le volevano bene? Era colpa sua?

 

Dora sapeva di essere strana, il papà le aveva spiegato che quella sua peculiare capacità di cambiare non era facile da comprendere per tutti e che per questo avrebbe dovuto aspettare un po’ per conoscere le sue zie, ancora sotto shock per aver visto una neonata coi capelli tinti di rosa.

Quando il padre era andato a prenderla quella sera l’aveva trovata pensierosa e a casa le aveva chiesto subito cosa fosse successo.

“C’è qualcosa che non va?” La bambina aveva annuito e Ted si era seduto di fronte a lei. “Dimmi.”

“Perché non conosciamo gli altri nonni?”

 

Ted aveva accennato un debole sorriso: sua figlia doveva conoscere la verità, anche se la spiegazione non era facile da affrontare. “Non li conosciamo perché loro sono arrabbiati con me.”

“E perché non fanno pace?” Dora non capiva: sapeva che a volte gli adulti litigavano, anche lei a volte si arrabbiava con la mamma, ma poi le chiedeva scusa e la mamma la abbracciava.

 

“Non è facile da capire, sei ancora piccola.” Ted sperava che la figlia si rassegnasse a non chiedere di più, ma Dora lo stava osservando con occhi curiosi e attenti e non sembrava aver intenzione di accontentarsi, quindi aveva continuato. “Tu sai che io e la mamma ci vogliamo molto bene, vero?

 

Sai anche che i nonni non possono usare la magia, vero?”

 

Dora annuiva. “I genitori della tua mamma volevano che lei si costruisse una famiglia con un mago diverso da me: uno con la famiglia intera in grado di usare la magia. Un Purosangue.

Ma Andromeda ha deciso di scegliere noi, di essere la tua mamma, di accettare anche i miei genitori e le tue zie, anche se nessuno di loro è un mago.”

La bambina non riusciva a immaginare una ragione per non voler bene ai suoi nonni: erano sempre premurosi e si divertivano tanto quando lei cambiava sotto i loro occhi, ma non poteva neanche pensare di stare senza la sua mamma. “E non le manca la mamma?”

“Io… credo di sì…”

 

Andromeda in quel momento aveva varcato la porta della cucina, dopo aver ascoltato in silenzio le risposte di suo marito aveva deciso di aiutarlo a chiudere quel discorso difficile. “Io sto bene con voi, sono felice di essere andata via. Volevo bene alla mia famiglia, ma non stavo bene con loro e spero che un giorno capiscano che abbiamo ragione noi: che anche i Babbani sono buone persone e che il tuo papà è il migliore del mondo.

Ricorda, Dora: se non ci piace dove stiamo possiamo spostarci. Non siamo alberi. L’unica cosa importante è stare con le persone a cui vogliamo bene.”

Andromeda aveva riso quando Dora aveva trasformato i suoi capelli in rami d’albero. Qualsiasi cosa fosse successa, non si sarebbe mai pentita di aver scelto Ted e Dora.


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