Crollo - FFVII
Mar. 29th, 2023 02:43 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
300 parole
Fandom: FFVII
Personaggi: Cloud, Tifa
Crollo
Era stata una sciocca, lo aveva capito.
Le lacrime di suo padre che la stringeva a sé nel letto dell’ospedale le fecero capire quanto egoista era stata a mettersi in pericolo. Le sue mani ruvide le accarezzavano i capelli e le spalle con delicatezza, come se lei fosse una bambola di porcellana e lui un elefante che avrebbe potuto spezzarla con un movimento azzardato.
“Dov’è Cloud?” Chiese.
Gli occhi del padre si fecero seri mentre si allontanava da lei. “Quello sciocco… è tutta colpa sua.”
Tifa ricordava ancora il tentativo disperato dell’amico di salvarla, impedendole di cadere giù dal dirupo del monte Nibel. In quel momento la ragazza stava pensando proprio alle sue parole: “Non farlo, è pericoloso. E comunque non contare su di me, perché io non ci vado lassù.”
Invece l’aveva seguita. Non si era fatto vedere, ma era stato al suo fianco nascosto, senza impedirle di proseguire, cercando di proteggerla anche se non era compito suo.
“Non è colpa sua…” Tentò di difenderlo, ma sapeva che il padre non avrebbe ascoltato. “Lui non voleva che andassi, ha provato a dirmi che era pericoloso…”
“L’importante adesso è che tu stia bene. Al resto penseremo, ora riposati.”
Tifa annuì. Era stata in coma una settimana, non poteva immaginare cosa suo padre avesse detto a Cloud. Si chiese se lui avrebbe accettato di restare suo amico, o magari… magari non solo un amico, perché per lei, nel momento in cui l’aveva salvata dalla morte lui era diventato molto di più: era stato l’immagine che l’aveva tenuta aggrappata alla vita. Stretta al suo corpo in memoria del ricordo della sua mano che la afferrava e cercava di salvarla dalla sua stupidità e dalla ricerca di qualcosa che non esisteva più.
Gli avrebbe parlato, sperava tanto che potesse perdonarla.
Fandom: FFVII
Personaggi: Cloud, Tifa
Crollo
Era stata una sciocca, lo aveva capito.
Le lacrime di suo padre che la stringeva a sé nel letto dell’ospedale le fecero capire quanto egoista era stata a mettersi in pericolo. Le sue mani ruvide le accarezzavano i capelli e le spalle con delicatezza, come se lei fosse una bambola di porcellana e lui un elefante che avrebbe potuto spezzarla con un movimento azzardato.
“Dov’è Cloud?” Chiese.
Gli occhi del padre si fecero seri mentre si allontanava da lei. “Quello sciocco… è tutta colpa sua.”
Tifa ricordava ancora il tentativo disperato dell’amico di salvarla, impedendole di cadere giù dal dirupo del monte Nibel. In quel momento la ragazza stava pensando proprio alle sue parole: “Non farlo, è pericoloso. E comunque non contare su di me, perché io non ci vado lassù.”
Invece l’aveva seguita. Non si era fatto vedere, ma era stato al suo fianco nascosto, senza impedirle di proseguire, cercando di proteggerla anche se non era compito suo.
“Non è colpa sua…” Tentò di difenderlo, ma sapeva che il padre non avrebbe ascoltato. “Lui non voleva che andassi, ha provato a dirmi che era pericoloso…”
“L’importante adesso è che tu stia bene. Al resto penseremo, ora riposati.”
Tifa annuì. Era stata in coma una settimana, non poteva immaginare cosa suo padre avesse detto a Cloud. Si chiese se lui avrebbe accettato di restare suo amico, o magari… magari non solo un amico, perché per lei, nel momento in cui l’aveva salvata dalla morte lui era diventato molto di più: era stato l’immagine che l’aveva tenuta aggrappata alla vita. Stretta al suo corpo in memoria del ricordo della sua mano che la afferrava e cercava di salvarla dalla sua stupidità e dalla ricerca di qualcosa che non esisteva più.
Gli avrebbe parlato, sperava tanto che potesse perdonarla.