Mar. 7th, 2020

Speranza

Mar. 7th, 2020 09:40 pm
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Fandom: Originale
Genere/tipo: Poesia, introspettivo
Prompt: Pensiero laterale
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speranza

Solo un giorno,

supera un giorno alla volta.

Alzati e respira, 

osserva il mondo e vivilo

osserva te stessa e amati, 

non sei sola, ma sei l'unica che può aiutarti

adesso

vivi

come se ogni cosa fosse in armonia con la tua vita

come se ogni giorno fosse il primo

non l'ultimo

c'è speranza.

non pensare al resto

non appena sveglia.

Possono ferirti?

Possono fermarti?

Ci proveranno, ma non curarti di loro appena sveglia.

Quello è il tuo momento per accettare

il momento delle possibilità.

La pioggia schiaccia la polvere, 

la fa soccombere, lava la terra.

Lascia che sciolga anche le paure

Che ti renda pura, nuova

Che ti aiuti a perdonare

ad accettare i tuoi limiti e quelli di chi ti è attorno

A capire te stessa

Perché la perfezione è sempre stata nell'umanità dei tuoi errori

l'unicità è sempre stata un dono

ciascuno sbaglio è prova di un tentativo.

Tieni con te i tuoi difetti, lo dovremmo fare tutti,

Porta con te i tuoi pregi, sono lì, pronti a farsi raccogliere.

Rispetta

tutti

è l'unico modo per portare davvero rispetto anche al tuo cuore

e per permettere all'amore di essere la luce

 

la guida che ti porta da ciò che hai di più caro

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Fandom: Originale
Genere/tipo: flashfic, comico
Prompt: colpo di scena
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Quando la sfortuna arriva, ci vede benissimo

 

La coda alla cassa del supermercato era infinita. Paride aveva alzato gli occhi al cielo chiedendosi come gli fosse venuta l'idea balorda di andare a fare la spesa di sabato pomeriggio, tutti sapevano che era come decidere di andare al mare di domenica in agosto. Le urla dei bambini erano continue, padri spaesati cercavano aiuto tra loro per trovare gli oggetti misteriosi che componevano le liste consegnate dalle loro mogli, anziani in vena di attività sociali si fermavano in mezzo alle corsie per raccontare le loro vite a persone che non vedevano da anni. In tutto quel caos i continui bip bip delle casse gli stavano facendo venire il mal di testa. 

Quando finalmente aveva iniziato a posare la sua spesa dal carrello colmo al nastro si era sentito rasserenato al pensiero della sua silenziosa automobile e del meritato viaggio verso casa. 

Aveva un metodo ben preciso per la divisione della spesa in sacchetti: frigo, freezer, dolce, salato, vetro, inorganico. Con particolare attenzione aveva riposto tutto nei sacchetti che aveva portato da casa, perché lui era un uomo attento all'ambiente.

"Sono centoventidue euro e cinquantasei centesimi."

Paride aveva infilato la mano nella tasca posteriore dei pantaloni e aveva sentito il vuoto: il portafoglio non c'era. I suoi occhi vitrei erano quelli di un uomo distrutto, la sua mano era rimasta a frugare il vuoto nella tasca. La bocca aperta non emetteva suono, il suo pensiero concentrato ai surgelati che si stavano sciogliendo nella borsa.

"Signore?"

Paride aveva guardato la cassiera, gli occhi velati di tristezza. 


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Fandom: Originale
Genere/tipo: nonsense, chiamata telefonica
Prompt: pensiero laterale
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Risparmio, ma dopo una settimana

 

 

Arturo: Pronto?

Operatore: Buonasera, la chiamo perché stavo notando che lei paga troppo per l'energia elettrica a casa, è contento delle sue bollette?

Arturo: Non sono mai contento di pagare in generale, non posso dire di essere contento...

Operatore: Allora siamo perfetti per lei! Noi possiamo farla risparmiare, passi a più luce per tutti e con la nostra tariffa a basso consumo ogni giorno potrà avere grandi vantaggi.

Arturo: Mi spiace, ma non l'ho seguita, stavo guardando una videocassetta. Una cosa strana, me l'ha passata un amico e mi ha detto di farne una copia, ma ho pensato di guardarla prima e non mi pare interessante.

Operatore: ehm... Dicevo, con la nostra offerta la tariffa di base è di soli pochissimi centesimi, meno di quanto paga adesso, e-

Arturo: Un attimo, la fermo perché devo vedere bene questa cosa. Può richiamarmi magari tra una settimana che devo pensarci un po', mi trovo bene con Energia bella…

Operatore: Va bene, ci sentiamo tra una settimana, l'ho tenuta in priorità per la tariff-

Click


Squillo del telefono.

Arturo: Pronto... chi è?

Sconosciuto: Sette giorni.

 

Arturo: Non è divertente. Ho detto una settimana, ma se mi stressate così io non accetterò mai il contratto. Pronto? Non dice più niente?

Click.


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Fandom: Originale
Genere/tipo: intervista
Prompt: pensiero laterale
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Il fantasma gentile


Giornalista: Da un mese a questa parte si è sparsa la voce dell'esistenza di un fantasma che si occupa della pulizia degli appartamenti che visita. Oggi sono a Milano, dove tutto è iniziato, a parlare con alcuni dei testimoni. 

Buongiorno signora Irma, ci può raccontare cosa le è successo?

Irma: Sì, io... mi sono svegliata e ho trovato il pavimento lustro, ma anche le antine dei mobili tutte pulite. Spolverato, profumato, anche la finestra della cucina dentro e fuori.

Giornalista: Capisco... è possibile che qualcun altro abbia pulito?

Irma: Ma chi? Mio marito? Mio figlio? È tanto se quelli sanno dov'è la scopa, non è possibile...

Giornalista: Mi diceva però che è sparito qualcosa da casa sua, cosa di preciso?

Irma: un anello che non valeva proprio niente, sarà imbucato da qualche parte. Poi coi contanti non so, mio figlio dice che non li ha presi ma prima di dire spariti mi sa che è meglio fargli fare giuramento.

Giornalista: Ma quindi secondo lei chi è stato?

Irma: Un angelo, un fantasma... non lo so, ma se torna gli lascio la cena da scaldare.

Luisella: Anche io, anche io! La stessa cosa!

Giornalista: Lei invece è Luisa, la seconda testimone. Signora, conferma quello che ha detto la signora Irma, anche per lei è successa la stessa cosa?

Luisella: Mi chiamo Luisella. Confermo, certo. Pavimento, spolvero... ha pulito anche da me i vetri e pure la porta d'ingresso.

Patrizia: Da me ha lavato anche il bagno!

Luisella: Se torni e pulisci il bagno ti lascio pure venti euro.

Patrizia: Grazie Angelo, se sei in ascolto.

Giornalista: Ecco quindi le testimonianze delle signore che sono state visitate dal misterioso- 

Scusate un attimo, abbiamo un collegamento telefonico. Pronto?

Pino: Ho rubato, ho pulito solo per non lasciare prove, sono un ladro, ma quale angelo ma dove e perché? 

Giornalista: Mi scusi, intende dire di essere lei il misterioso pulitore notturno?

Pino: Sono un ladro. Ho rubato, non voglio aiutare nessuno!

Giornalista: Nessuna di queste signore ha posto denuncia, desidera un'intervista? Signor Angelo? Mi sente?

... Ha riattaccato. Con questo mi sa che passiamo la linea allo studio, ma prima la signora Irma vuole dire qualcosa.

Irma: Torna pure quando vuoi, caro.

Luisella e Patrizia: Anche da me

Luisella: insegna un po' di educazione.

Giornalista (sconsolata): a voi, studio.

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Fandom: Originale
Genere/tipo: intervista
Prompt: pensiero laterale
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Il fantasma gentile


Giornalista: Da un mese a questa parte si è sparsa la voce dell'esistenza di un fantasma che si occupa della pulizia degli appartamenti che visita. Oggi sono a Milano, dove tutto è iniziato, a parlare con alcuni dei testimoni. 

Buongiorno signora Irma, ci può raccontare cosa le è successo?

Irma: Sì, io... mi sono svegliata e ho trovato il pavimento lustro, ma anche le antine dei mobili tutte pulite. Spolverato, profumato, anche la finestra della cucina dentro e fuori.

Giornalista: Capisco... è possibile che qualcun altro abbia pulito?

Irma: Ma chi? Mio marito? Mio figlio? È tanto se quelli sanno dov'è la scopa, non è possibile...

Giornalista: Mi diceva però che è sparito qualcosa da casa sua, cosa di preciso?

Irma: un anello che non valeva proprio niente, sarà imbucato da qualche parte. Poi coi contanti non so, mio figlio dice che non li ha presi ma prima di dire spariti mi sa che è meglio fargli fare giuramento.

Giornalista: Ma quindi secondo lei chi è stato?

Irma: Un angelo, un fantasma... non lo so, ma se torna gli lascio la cena da scaldare.

Luisella: Anche io, anche io! La stessa cosa!

Giornalista: Lei invece è Luisa, la seconda testimone. Signora, conferma quello che ha detto la signora Irma, anche per lei è successa la stessa cosa?

Luisella: Mi chiamo Luisella. Confermo, certo. Pavimento, spolvero... ha pulito anche da me i vetri e pure la porta d'ingresso.

Patrizia: Da me ha lavato anche il bagno!

Luisella: Se torni e pulisci il bagno ti lascio pure venti euro.

Patrizia: Grazie Angelo, se sei in ascolto.

Giornalista: Ecco quindi le testimonianze delle signore che sono state visitate dal misterioso- 

Scusate un attimo, abbiamo un collegamento telefonico. Pronto?

Pino: Ho rubato, ho pulito solo per non lasciare prove, sono un ladro, ma quale angelo ma dove e perché? 

Giornalista: Mi scusi, intende dire di essere lei il misterioso pulitore notturno?

Pino: Sono un ladro. Ho rubato, non voglio aiutare nessuno!

Giornalista: Nessuna di queste signore ha posto denuncia, desidera un'intervista? Signor Angelo? Mi sente?

... Ha riattaccato. Con questo mi sa che passiamo la linea allo studio, ma prima la signora Irma vuole dire qualcosa.

Irma: Torna pure quando vuoi, caro.

Luisella e Patrizia: Anche da me

Luisella: insegna un po' di educazione.

Giornalista (sconsolata): a voi, studio.

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Fandom: Harry Potter
Genere/tipo: Teatro/Chiamata, slice of life
Prompt: pensiero laterale
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Diavolerie da Babbani


Arthur Weasley, preme bottoni casuali sullo strano apparecchio luminoso babbano che tiene in mano.

Arthur: Buongiorno! Mi sentite. Sento solo un rumore.

L'uomo raggiunge Harry, sulla poltrona a leggere il Cavillo.

Arthur: Harry, come hai detto che funziona questo telefocoso?

Harry, preoccupato: Telefono. Serve a parlare con chi è lontano, ma devi comporre il numero, ti serve un numero di telefono della persona che vuoi contattare per chiamarla.

Arthur, gli passa il telefono: mi puoi fare vedere? Puoi chiamare qualcuno?

Harry, prende il telefono e scorre la rubrica: Ecco, ho chiamato Hermione.

Arthur, schiarendosi la voce: Che emozione. Tuuu, tuuu! Ahah! Che emozione!

Hermione: ...Pronto? 

Arthur, urlando: Hermione? Sei davvero tu!

Hermione: Signor Weasley, buongiorno. Non serve che gridi così, la sento anche se parla normalmente.

Arthur, sempre urlando e ridendo: Va bene. Farò come dici.

Hermione: ...Deve dirmi qualcosa?

Arthur: Questo telefono è più veloce della posta, i Babbani ne sanno una più di Merlino.

Hermione: Già, è ... interessante. Ne ho anche uno di scorta se lo vuole per casa.

Arthur, commosso: Me lo presteresti davvero?

Hermione: Glielo posso anche regalare… È vecchio in realtà

Arthur: Un pezzo storico, è meraviglioso. Vieni a cena, Hermione? Molly voleva mandarti un gufo, ma adesso abbiamo un telef- tele cosa?

Harry: Un telefono.

Arthur: Un telefono! 

Hermione, sempre più preoccupata: Va bene, le porterò anche l’altro.

Arthur, soddisfatto, se ne va col suo telefono.

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Fandom: Harry Potter
Genere/tipo:, Intervista
Prompt: Pensiero laterale
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Tom Riddle e la televisione

 

Giornalista: Buonasera a tutti, oggi siamo qui per intervistare il signor Tom Riddle, che sostiene di essere stato in passato un mago.

Buonasera, signor Riddle, benvenuto.

Tom, fa un accenno di saluto: Il mio nome è Lord Voldemort e per te è una fortuna che io non abbia i miei poteri, ti ridurrei in cenere in un istante.

Giornalista, sorridente: Signor Riddle, vediamo che usa vestirsi in modo piuttosto particolare, è perché i maghi usano questi tuniconi e mantelli?

Tom, irritato: mi sono sempre vestito così. Non metterò mai addosso abiti babbani.

Giornalista: Mi avevano detto che usa questa parola: Babbani, cosa vuol dire?

Tom estrae la bacchetta da sotto il mantello: Privi di poteri magici.

Giornalista, si avvicina a Tom e cerca di prendere la bacchetta, alla fine la lascia a Tom, che lascia la presa: Ecco una vera bacchetta magica, signori. Ci faccia vedere come si usa.

Tom, sperando che funzioni: Avada Kedavra! 

Giornalista: Cosa dovrebbe succedere? Dovrei volare o diventare invisibile. Tom: No, dovresti morire.

Giornalista, ridendo a crepapelle: Signor Riddle, lei non esce mai dal personaggio, devo davvero farle i complimenti, soprattutto per il trucco al viso, è molto realistico.

Tom, toccandosi il viso: Ma questa è la mia faccia...

Giornalista, in imbarazzo: ... Ma veniamo alla sua richiesta di oggi! Lei è qui per una cosa in particolare e noi come sempre chiediamo al nostro pubblico di aiutare a trovare una soluzione per il suo problema. Ha un minuto per dirci cosa desidera. 

Pronto... Via!

Tom, triste e arrabbiato: Da quando ho perso i miei poteri sono stato bandito dal mio mondo, persino i miei seguaci mi hanno abbandonato. I miei beni sono stati confiscati dal ministero e mi hanno lasciato da solo nel mondo babbano. 

Non ho più la mia casa e non ho Galeoni. Cerco... lavoro. Sono sempre stato bravo a fare pozioni, mi hanno consigliato di provare a fare il... cuoco...

Se c'è un mago in ascolto, io vi prego, vorrei andare ad Azkaban... non posso vivere così...

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Fandom: Originale
Genere/tipo: Copione
Prompt: Pensiero laterale
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A che ora è la fine del mondo?


Ali, si siede su una panchina occupata da una giovane ragazza bionda che sta leggendo un libro: Buongiorno.

Laura, guarda l'estraneo di sottecchi e ricomincia a leggere: Buongiorno.

Ali: Oggi è davvero una giornata speciale, non trova? 

Laura, sospirando: Sì, è bellissima.

Ali: Non bellissima, solo speciale. Tra circa un'ora saremo di fronte a qualcosa di unico, sono venuto qui per lo spettacolo e non vedo l'ora, anche se forse per voi non sarà così piacevole.

Laura: Va bene, io sto cercando di finire il libro.

Ali: Mmm... no, non finirai il libro.

Laura, sopracciglia aggrottate: Devo cambiare panchina?

Ali, avvicinandosi alla ragazza: Ti svelo un segreto. Tra meno di un'ora un asteroide cadrà laggiù, causando un bel po’ di problemi per l'umanità.

Laura, incredula: La fine del mondo? Oggi? Ma io devo ancora andare in ferie! No, dai, aspettiamo l'anno prossimo. 

Ali: Eh, dipendesse da me volentieri, ma non decido io.

Laura, mettendo via il libro: quindi un asteroide?

Ali: Sì, in tanti pezzi.

Laura: ma di solito cadono in Giappone o negli Stati Uniti, non qui. Ancora ancora avrei capito Milano, ma qui in campagna? Non passano neanche gli aerei...

Ali: Ma non morirete mica subito, tranquilla.

Laura: Oh, grazie. Che bella consolazione.

Ali: Siamo un po' in giro per il mondo, vi portiamo via noi. Non tutti, abbiamo fatto delle scelte purtroppo… Sai com’è, siete tanti. Ma tu sei fortunata.

Laura: Oh, sei il primo che me lo dice. Non ho mai vinto neanche la pasta alla pesca, sempre i biglietti cumulativi.

Ali: Sei stata estratta! Verrai con noi, sul nostro pianeta finché la terra non si sistema. 

Laura, circospetta: e la tua astronave scommetto che è in un viottolo buio, magari nel giardino di un palazzo distrutto. Irriconoscibile all’occhio umano e io ti dovrei seguire fin lì senza fiatare.

Ali: L'ho messa sul tetto di un palazzo. Ho già avvisato un po' di umani, ma non mi sembravano convinti. I miei capi mi hanno consigliato di aspettare che cadesse, soprattutto  visto che ho a che fare con gli Italiani.

Laura, ridendo: Siamo famosi nell'universo?

Ali: un po'... siete gli unici ad aver fregato un abitante di Astro Vega. Loro sono furbi, ma uno gli ha venduto una batteria convincendolo che fosse omologata per la sua navicella, e invece non funzionava. Ha quasi scatenato una guerra galattica…

Laura: Eh, che volete, forse non conosceva gli standard di Astro Vega. Mi spiace, non siamo tutti così.

Ali, molto serio: Lo so, infatti non vi abbiamo esclusi anche se qualcuno aveva fatto richiesta, io ero già stato in vacanza qui e mi sono offerto volontario.

Laura, osservando il cielo: in effetti che cos’è quella cosa?

Ali: Eh, io te l’avevo detto. Ma non preoccuparti. Aspettiamo qui, vediamo che succede, poi ce ne andiamo sul mio pianeta.

Laura, incapace di parlare, inizia a piangere.

Ali: Su, non moriranno in tanti, vi portiamo via perché ci saranno meno risorse qui e questo pianeta ormai non è preso molto bene. 

Laura: Grazie, offendi anche la Terra, allora. 

Ali: No, a me piace. Diventerà difficile abitare qui, ma vedrai che si riprenderà.

Laura, sospirando: Voglio ancora credere che tu sia un terrestre bugiardo, ma sto cominciando ad avere qualche dubbio adesso.

I due dalla panchina osservano impotenti il meteorite, che lento si avvicina.

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Fandom: Persona 5
Genere/tipo: slice of life
Prompt: Luoghi di Nocturnia
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A dieta, mai.


- Ma che idea è chiamare una cioccolateria Dieta. Come gli è venuto in mente?

Ren aveva alzato le spalle - Non ci avevo neanche pensato in realtà.

- Che facciano solo dolci dietetici? Oh, sarebbe meraviglioso, Potrei finalmente mangiare tutto il cioccolato che voglio e non preoccuparmi di ingrassare. Magari ne regalerei un po' anche a Mika, magari si calma un po' e la smette di essere così competitiva. - Ann si era fermata e aveva fatto a Ren cenno di entrare.

- Va bene, mangiamo qualcosa.

All'interno c'erano un'enorme vetrina piena di praline diversi e un'altra ricca di tavolette di cioccolata, di biscotti e di altri dolcetti di ogni tipo.

Una signora dalle guance paffute, con una cuffia e un grembiule rosso con il nome della cioccolateria, li aveva accolti con un aperto sorriso.

- Perché dieta? - Aveva chiesto Ann.

- Perché per chi è a dieta abbiamo dei dolcetti proteici, e sono buonissimi, anche se in realtà ne abbiamo solo di due tipi, laggiù. Abbiamo comunque anche i classici dolci che possono andare bene per tutti, ovviamente. Nessuno dovrebbe davvero stare a dieta, soprattutto non voi che siete così belli. La dieta va fatta col cuore felice. -

Ann era rimasta a osservare i vassoi già pronti, pensando alle parole della donna. Lei la pensava un po' così, non poteva neanche pensare di mettersi a Dieta. Aveva iniziato a contare con le dita guardando un punto indistinto del vuoto.

- Desiderate un vassoietto di praline? - aveva chiesto la proprietaria, perché a guardarla bene doveva esserlo.

- No. - Aveva risposto Ann, continuando a contare. - Ne vorrei dodici.


Prima che i due pagassero, la donna aveva dato ai due una pralina a testa in assaggio. Era senza dubbio cioccolato eccellente.

- Arrivederci, - li aveva salutati la signora con allegria.


Ren stava portando i due sacchetti colmi di pacchetti regalo - Ma per chi è tutta questa cioccolata? 

- Per cominciare uno è per te, ne ho presa per tutti, la signora era simpatica.

Ren era felice del regalo. Li avrebbe conservati con cura e gli avrebbero aiutato a pensare a lei. - Grazie. Ora torniamo a casa.

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Fandom: Persona 5
Genere/tipo: One shot, generale
Prompt: Luoghi di Nocturnia
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In Cucina con Ale

 

Makoto in vacanza si sentiva libera. La parte di lei attenta a fare sempre la cosa giusta le lasciava la libertà di non preoccuparsi continuamente dei doveri e dello studio, in fin dei conti le vacanze erano fatte per rilassarsi e lei era umana come tutti.

 

Aveva deciso di viaggiare da sola e aveva scelto l'Italia, nonostante in molti le avessero detto che quasi nessun italiano parla inglese in modo comprensibile e lei odiava non riuscire a farsi capire. 

Aveva prenotato alcune esperienze, il sito del turismo le chiamava così. E quella sera era in attesa della più strana: Cucina con Ale al ristorante Cucina con Ale.

Stava rileggendo le regole con attenzione: vi sarà fornito un grembiule e un cappello, e in cucina troverete ogni tipo di utensile per dare sfogo alla vostra creatività culinaria.

 

Makoto non cucinava come una cuoca provetta, ma non era così incapace e desiderava affinare le sue doti nella cucina occidentale. Era stata accolta da un uomo affascinante: alto, coi capelli scuri e folti e gli occhi penetranti.

- Buonasera, io sono Ale - le aveva detto nel suo italiano sensuale e Makoto non aveva potuto far altro che sorridere come una sciocca e dire il suo nome.

Una volta in cucina, in un inglese fluido lui le aveva chiesto cosa lei desiderasse cucinare. Makoto gli aveva detto che aveva sempre voluto imparare a fare il risotto. 

- Molto bene, allora stasera faremo il risotto.

L'uomo le aveva spiegato tutto il procedimento in modo eccellente. Makoto aveva preso appunti e assaggiato i sapori sotto la sua guida di cuoco eccellente. Col piatto di risotto fumante, poi, lei era andata ad accomodarsi a uno dei tavoli, notando che in sala c'erano altri tre clienti che stavano chiacchierando tra loro, coi piatti vuoti di fronte. 

Dopo aver mangiato, la ragazza era andata a fare due chiacchiere con gli altri clienti, che le avevano confermato di aver comprato il suo stesso pacchetto. Le avevano spiegato che quella sera tutti insieme avrebbero cucinato i loro piatti per i clienti veri del ristorante, cosa che la ragazza aveva trovato un po' strana, quasi assurda: veramente aveva pagato per lavorare al ristorante di quell'Ale?

In effetti alla fine in cinque erano stati messi ciascuno nella propria postazione e sotto la guida costante di Ale avevano passato la serata a cucinare e ad assaggiare, a imparare e a ridere nella grande cucina professionale del ristorante. 

Makoto alla fine si era resa conto di aver passato una delle serate più divertenti della sua vita e, anche se un po' continuava a pensare che l'uomo li avesse sfruttati, non poteva non ammettere che l'avrebbe rifatto, pagando di nuovo. 

Finalmente sapeva come fare il risotto, e non solo quello.

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Fandom: Originale
Genere/tipo: Flashfic, telefonata
Prompt: Pensiero laterale
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Garanzia, garanzia canaglia


 

Giuseppe, sbattendo sul bancone un router wifi: Non funziona, dovete cambiarmelo oggi.

Commesso, cercando di sorridere: Buonasera, che problema c'è, signore?

Giuseppe, irritato: C'è che non funziona, come ho detto. 

Commesso: vuole che proviamo a vedere se riusciamo a farlo funzionare qui o preferisce un cambio o un rimborso.

Giuseppe: Un rimborso. Subito.

Commesso, aprendo la scatola: Come preferisce. Mi può dare lo scontrino per il rimborso? Intanto controllo che nella scatola ci sia tutto.

Giuseppe: Lo scontrino? Perché, non vi fidate?

Commesso, inserendo lentamente i dati nel computer: Noi ci fidiamo, signore, ma l'ultima volta che abbiamo venduto questo prodotto è stato otto mesi fa e non credo lei l'abbia comprato da noi, a meno che non ci sia stato un errore nel sistema e in quel caso mi serve il suo scontrino.

Giuseppe, rosso in viso: Ma certo che l'ho comprato qui.

Commesso, accondiscendente: Va bene, ma quando?

Giuseppe, imbarazzato, guardandosi intorno per prendere tempo: Ripensandoci, vogliamo provare a vedere se funziona?

Commesso, sorridendo: Ma certo, facciamo subito. 

Giuseppe, educatamente: Grazie.

Commesso, dopo aver acceso il router e averlo connesso alla rete: il suo acquisto funziona.

Giuseppe, confuso: ma non è senza fili?

Commesso, perplesso: Sì, nel senso che basta collegarla alla rete e che per i computer e i cellulari è sufficiente inserire la password. Non ha letto le istruzioni?

Giuseppe, ancora imbarazzato: La ringrazio, lo farò. Arrivederci, è stato gentilissimo.

Commesso: Arrivederci.


Commesso 2: Complimenti, tutti da te vengono questi furboni.

Commesso: Non lamentiamoci, ha anche ringraziato.

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Fandom: Originale
Genere/tipo: Flashfic, generale
Prompt: Luoghi di Nocturnia
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Un sogno inusuale

 

Quando Barbara aveva comunicato al padre di voler aprire una falegnameria, lui era rimasto di stucco. "Intendi forse una fioreria?"

Lei l'aveva guardato convinta: "No, proprio Falegnameria. È sempre stato il mio sogno, papà."

"Mah, se sei convinta tu..."

Suo padre non la appoggiava e lei un po' ne soffriva, ma non avrebbe abbandonato quel progetto che la faceva sentire finalmente realizzata. Anche se non era esattamente vero che fosse  sempre stato il suo sogno, in realtà lo era stato da quando l'anno precedente aveva deciso di restaurare la sua cassettiera. Sorpresa dal risultato eccellente aveva fatto alcune ricerche e realizzato alcuni progetti da sola, con enorme soddisfazione.

Aveva investito i suoi risparmi per aprire quell'attività arrivata ormai all'inaugurazione. Aveva comprato il legno, le vernici, gli oli per il legno, i pennelli e i macchinari. Era particolarmente orgogliosa della sua levigatrice, che aveva trovato a un prezzo eccellente.

La sua insegna: Da Barbara Falegnameria, in verde su sfondo bianco, troneggiava sopra i portoni del capannone.

Il padre era arrivato poco prima che lei aprisse, fino a quel momento era stato fuori dalla parte lavorativa della vita della figlia ed era rimasto sorpreso nel vedere i mobili che lei aveva creato e restaurato, in bella mostra nella parte commerciale del negozio. L'uomo non immaginava che sua figlia nutrisse un amore così grande per quel lavoro quasi dimenticato, e di certo mai troppo considerato dalle donne in generale.

Si era sentito subito un po' triste per non essersi mai interessato a parlare con lei del suo progetto: l'aveva lasciata sola quando avrebbe potuto consigliarla e aiutarla. Del resto lui non aveva mai seguito i suoi sogni, forse per mancanza di coraggio, e dubitava che lei ci avrebbe provato. In quel momento aveva provato un'ammirazione nuova per Barbara, la falegname. Sarebbe sempre stato il suo fan numero uno.

"Ho un lavoro per te, mi servirebbe un tavolo nuovo."

Barbara aveva sorriso, felice che suo padre l'avesse capita. "Da Barbara Falegnameria, al tuo servizio!"

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Fandom: Persona 5
Genere/tipo: Flashfic, slice of life
Prompt: Luoghi di Nocturnia
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Skull e la chitarra

 

Ryuji aveva desiderato una chitarra elettrica per molto tempo. 

Si era concentrato sulla corsa in quegli anni, ma ormai la scuola era finita, aveva iniziato a lavorare e lui finalmente si sentiva in diritto di comprarne una e di imparare a suonarla. 

Di fronte alla vetrina del negozio Brian e Matt strumenti musicali stava osservandole con bramosia, nell'attesa che il suo amico arrivasse per consigliarlo.

"Ma perché proprio una chitarra?" La voce dietro le sue spalle l'aveva terrorizzato sul momento. Yusuke pareva soddisfatto di essere riuscito a fargli quella bella sorpresa. 

"Una chitarra perché non posso comprare la batteria, non ci sta in casa."

"Ma perché non un clarinetto o un violino allora?"

Ryuji aveva guardato il suo amico di sottecchi, un po' pentito per aver chiesto a lui: all'artista, e non a Makoto o ad Ann che forse l'avrebbero aiutato di più.

"Entriamo..."

Una volta dentro erano subito stati colpiti dalla grande quantità di strumenti musicali appesi alle pareti, alcuni dei quali erano loro sconosciuti. 

"Buongiorno, sono Matt, come posso aiutarvi?"

"Buongiorno, vorrei una chitarra elettrica."

Il commesso aveva iniziato a camminare facendo loro cenno di seguirli: "Ha già tutto quello che serve oltre alla chitarra? Amplificatore, accordatore se è alle prime armi, poi magari una custodia di qualche tipo?"

Ryuji non aveva in effetti pensato a cosa gli sarebbe servito, ma era lì anche per farsi consigliare: "Non ho nulla." 

Matt si era diretto verso un palchetto al centro del negozio dal quale si notava una gigantografia dei proprietari con il motto usa gli strumenti giusti con Brian e Matt!

 

"Un bundle perfetto per voi, ecco qui: chitarra, corde di ricambio, plettri, supporto da pavimento o da parete per lo strumento, cavi e amplificatore. Offriamo anche un ottimo sconto sul totale e un accesso al nostro corso base di tecnica online e agli spartiti base per imparare."

Ryuji non aveva guardato altro: "Lo prendo!" Yusuke aveva tentato di convincerlo a guardarsi un po' attorno prima, ma aveva capito cosa l'avesse colpito a quel modo: L'amplificatore e la chitarra erano decorati con un'immagine che sembrava proprio Skull, sembravano fatte su misura per lui.

Erano stati nel negozio praticamente solo cinque minuti: Ryuji aveva dato il suo indirizzo e pagato immediatamente.

Una volta fuori dal negozio Ryuji aveva saltellato ridendo: "Hai visto, la chitarra con Skull, il più figo dei Phantom Thieves!" 

"Già, che fortuna... Neanche l'avessero fatto di proposito. Che bravi commercianti, davvero."

Già, non potevano davvero sapere chi fossero.

Il sogno

Mar. 7th, 2020 11:13 pm
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Fandom: Originale
Genere/tipo: one Shot,
Prompt: Luoghi di Nocturnia (Enzo e Carla Boutique)
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Il sogno 

 

Enzo e Carla erano stati amici fin da quando erano nati: avevano sempre frequentato le stesse scuola a partire dall’asilo erano sempre stati nella stessa classe, persino alle superiori quando all’indirizzo moda il primo anno si erano trovati separati. Carla quell’anno aveva richiesto un cambio di sezione in corsa per riuscire a ricongiungersi al suo migliore amico e aveva ottenuto ciò che desiderava.

Si erano brevemente separati con il lavoro, che all’inizio aveva portato Enzo fino a Milano, lontano dalla sua luce, come la chiamava. 

Carla si era ingegnata e alla fine era riuscita a raggiungerlo a Milano, dove erano andati a vivere come coinquilini in un piccolissimo appartamento in periferia. Non era molto, ma erano soddisfatti sia dal punto di vista professionale che da quello umano. Insieme riuscivano a farsi forza e non si facevano troppi problemi a sfogarsi l’uno con l’altra.

Tutti nel loro piccolo paese d’origine erano convinti che il loro destino fosse quello di sposarsi e vivere insieme per tutta la vita, magari di avere dei bambini belli come loro e di certo sempre vestiti alla moda. Quasi nessuno aveva intuito la forza della loro amicizia, che li aveva tenuti uniti, ma mai in senso sentimentale.

Enzo era da tempo innamorato di Pietro, un ragazzo che faceva il modello nella sartoria per la quale lavorava, mentre Carla era troppo impegnata col lavoro per pensare all’amore e passava da una storia all’altra senza mai riuscire a trovare la persona giusta. Era da sempre innamorata di Federico, un ragazzo che aveva frequentato le medie con loro e col quale non si vedeva da anni, ma che seguiva in modo approfondito su Facebook: grazie ai social sapeva tutto di lui: che era single, che sciava e che aveva un lavoro che gli permetteva di andare in ferie continuamente.

Era in effetti probabile che anche la famiglia avesse a che fare con le sue apparenti possibilità economiche, infatti anche da piccoli, quando Enzo e Carla passavano i pomeriggi a giocare a Gira la Moda, lui faceva sport, aveva una bicicletta bellissima ed era sempre vestito in modo impeccabile.

Enzo quella sera era arrivato a casa con un po’ di tristezza addosso: al lavoro non si sentiva apprezzato abbastanza e da tempo sentiva nostalgia di casa: “Carla, ma se aprissimo una boutique?”

Carla aveva alzato gli occhi da facebook con un sorriso: “Torniamo a casa e facciamolo! Una bella boutique con botteghina di sartoria, faremo faville. Ho letto adesso che la vecchia Boutique della vecchia megera ha chiuso, quella è in pensione. Andiamo!”

Ne avevano parlato tutta la sera: pensando alle pareti color pesca del negozio e ai grandi camerini; alle loro linee esclusive che tutti sarebbero arrivati a cercare di accaparrarsi anche dalla città e al fatto che sarebbero tornati a casa, a vivere in un appartamento sufficientemente grande da non essere costretti a stare sempre nella stessa stanza. Il giorno seguente avevano iniziato a muoversi e nel giro di poche settimane erano già pronti all’apertura.

Il successo della loro boutique era stato più grande di quanto entrambi avrebbero mai potuto immaginare. Alla fine erano riusciti a mantenere una linea di abiti da tutti i giorni, ma erano specializzati in abiti da cerimonia, che Enzo amava creare nel piccolo laboratorio sul retro della boutique, un atelier tutto suo nel quale confezionava abiti su misura assieme a Carla, che invece preferiva scegliere le linee di vendita, anche se manteneva viva la sua creatività e le sue doti realizzando accessori alla moda, come le borse che vendeva anche via internet a volte.

Enzo era andato a vivere con Pietro, che si era rassegnato alla vita fuori da Milano. Per amore era arrivato fin lì, anche se il suo lavoro lo portava ancora in giro a fare qualche sfilata e quando poteva Enzo lo accompagnava. In paese all’inizio avevano parlato un po’, ma alla fine si erano rassegnati alla realtà che non era un gossip così interessante. In compenso avevano infine realizzato che Carla non era mai stata la compagna di Enzo, cosa che a lei faceva piacere.

Un giorno un uomo era entrato nel negozio: era Federico, subito accolto dalla donna che da settimane cercava di catturare la sua attenzione con promozioni su misura per lui, che però sembrava non abboccare. 

Aveva acquistato un paio di pantaloni e l’aveva invitata a cena. Finalmente tutto girava per il verso giusto.

 

Tradimenti

Mar. 7th, 2020 11:16 pm
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Fandom: Originale
Genere/tipo: Flashfic, sms
Prompt: Pensiero laterale
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Tradimenti:

Ignoto: Buongiorno, signora Martini, lei non sa chi sono, ma io la conosco bene e le devo dare una pessima notizia… Suo marito la tradisce. L’ho visto prima.

Elisa: Chi è? Cosa dice? 

Ignoto: Dico che purtroppo ne ho la certezza, perché lo fa con mia moglie.

Elisa: Io… io lo sapevo già.

Ignoto: e non vuole fare niente? Non intende fermarli?

Elisa: Non ne vale la pena… Non posso costringerlo a stare con me se non mi ama. Posso però togliergli anche le mutande, visto che lavora per mio padre, vive nella mia casa e che ho già chiesto a un investigatore privato di portarmi le prove. Sa, lui non è molto brillante, non so neanche perché l’ho sposato.

Ignoto: Io amo mia moglie. Non vorrei perderla.

Elisa: Sua moglie io credo sia Sara, la centralinista, vero?

Ignoto, esitante: sì, è lei…

Elisa: Le do un consiglio da amica: la lasci, non ne vale davvero la pena. Purtroppo sembra che lei non ricambi. Le devo dare io una pessima notizia, vede lei ha avuto una storia con mio padre l’anno scorso…

Ignoto, singhiozzando: Sara…

Elisa: Lei merita di meglio.

Ignoto: Anche lei, ne sono certo.

Elisa: Allora vediamoci, dopodomani porterò le carte del divorzio a mio marito, chissà, magari questa situazione potrebbe risultare piacevole alla fine.

Ignoto: … 

Elisa: Mi faccia sapere, il numero lo conosce.

Click.

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Fandom: Originale
Genere/tipo: Flashfic, sms
Prompt: Pensiero laterale
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Il mio vicino

+39xxxxxxxx89

Ciao, mi chiamo Sara, sono di Roma e sono la tua vicina di numero! ๐Ÿ˜„ Mi farebbe piacere conoscere i miei vicini, o almeno salutarli, quindi ti ho scritto, spero di non aver disturbato!  ๐Ÿคฃ

+39xxxxxxxx88

Ciao Sara, sono Eugenio, sono di Roma e sono il tuo vicino di numero. Non capisco come mai questa idea, ne deduco che tu sia giovane. (แต”แดฅแต”)

+39xxxxxxxx89

๐Ÿ˜ฌ ho 18 anni, giovane ma non troppo, posso scrivere a chi voglio

+39xxxxxxxx88

Anche io, potremmo conoscerci e diventare amici IRL! ๏ฝกโ—•โ€ฟโ—•๏ฝก

+39xxxxxxxx89

Sì! ๐Ÿ˜ A che scuola vai? ๐Ÿ˜Š Io sto al Giorgione a Roma, sono in VI C  

+39xxxxxxxx88

Conosco Elisa in quella scuola! โ˜œ(หšโ–ฝหš)โ˜ž non mi ricordo se è la tua sezione

+39xxxxxxxx89

๐Ÿ˜๐Ÿ˜๐Ÿ˜ Elisa, la conosco sono sua amica!

+39xxxxxxxx88

Cara, piccola, innocente Sara, io di anni ne ho 42 e sei fortunata ad aver trovato me. Elisa è mia figlia e tu non dovresti dare i tuoi dati e il tuo nome in giro per il Web. Il tuo comportamento irresponsabile ti potrebbe mettere nelle grinfie di persone senza scrupoli che si approfitterebbero della tua ingenuità, in futuro ti consiglio di stare attenta sui social.

+39xxxxxxxx89

Caro, innocente, Eugenio. Io non sono Sara e non ho 18 anni ๐Ÿคฃ Volevo solo divertirmi un po’ alla fine pare che ci siamo divertiti entrambi. A risentirci, ti manderò i saluti a Natale. ๐Ÿ˜˜

Pisoloweb

Mar. 7th, 2020 11:21 pm
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Fandom: Originale
Genere/tipo: Flashfic, telefonata
Prompt: Pensiero laterale
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Pisoloweb

Operatore: Buongiorno, sono Manuela di Pisoloweb, chiamo perché abbiamo ricevuto la sua lamentela sul nostro servizio e abbiamo visto che in seguito ha richiesto di interrompere il contratto.

Saverio: Ho esposto la lamentela venti giorni fa, adesso vi fate sentire? Venti giorni senza internet, non riesco neanche a vedere un telefilm su netflix che cadeva la linea co-

Operatore: Certo, ci scusi. Abbiamo avuto dei guasti sulla linea. Mi-

Saverio: Anche sulla linea telefonica? Che vi avrò telefonato cinquanta volte e nessuno mi ha mai risposto, però adesso che cambio gestore sì che vi fate sentire, eh. Ora capisco anche il motivo del nome Pisoloweb. Adesso sì… 

Operatore, sconfitto: che cosa le devo dire? Mi pagano poco, sono qui da sola e non so cosa rispondere perché nessuno mi dice un cazzo sui guasti. Mi chiamano continuamente clienti arrabbiati e disperati e mi insultano tutti. 

Saverio: … Mi dispiace…

Operatore, in lacrime: Io non ne posso più. Neanche mi calcolano. Mi danno una lista e mi dicono di chiamare i clienti insoddisfatti e io da subito so che sarà una giornata di merda. Quindi glielo dico di cuore, signor Monti: io non voglio Pisoloweb. Ed è l’azienda di mio padre, Santo cielo! Se resta le rimborso i giorni che ha perso, altrimenti arrivederci.

Saverio: Ok… resto.

Operatore, improvvisamente tranquilla: La ringrazio. Allora procediamo con l’annullamento della richiesta di recessione. Ha fatto bene, signor Monti.

Saverio: Speriamo…

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Fandom: Originale
Genere/tipo: Flashfic,
Prompt: Colpo di scena
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Giro acquisti

I giri al centro commerciale le facevano sempre venire il mal di testa. Quel pomeriggio Sofia era uscita controvoglia dopo che sua figlia Adriana si era lamentata per un’ora del fatto che tutti i suoi vestiti erano vecchi e orribili.

Ovviamente non era così, ma i giovani, i ragazzi anche ai suoi tempi erano particolarmente infami nel giudicare e Sofia non voleva che sua figlia si sentisse a disagio. Le aveva concesso un budget limitato, che comunque le avrebbe permesso di acquistare almeno un completo e aveva passato due ore e mezza tra un negozio e l’altro. Una volta uscite, però, l’auto non c’era.

Adriana, impegnata a chattare col cellulare, aveva seguito la madre per due volte avanti e indietro per tutto il parcheggio. 

“Mamma, ma dov’è la macchina?”

“Non… è qui da qualche parte.” 

La ragazza aveva continuato a scrivere, impegnata com’era in un discorso che non poteva aspettare. Sofia era tornata in fondo al parcheggio e aveva ricominciato a percorrerlo tutto, guardando ogni singola macchina parcheggiata.

“Ci hanno derubate?” Aveva chiesto Adriana, senza alzare la testa.

“Dobbiamo chiamare i carabinieri. Mi avevano detto che c’erano stati dei furti, ma la nostra auto è vecchia, non pensavo che sarebbe potuto succedere a noi.” Sofia stava perdendo la sua lucidità immaginando le conseguenze del furto.

Adriana allora aveva alzato la testa e aveva cominciato a ridere. Sofia si era rabbuiata di fronte alla superficialità della figlia in quella situazione.

“Mamma, abbiamo parcheggiato sul retro, non qui.”

Sofia aveva sospirato: stava davvero diventando vecchia.

 

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Fandom: Originale
Genere/tipo: Flashfic, manuale/istruzioni
Prompt: Pensiero laterale
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Istruzioni per la tua sopravvivenza

 

Buongiorno a te, sconosciuto.

Se hai trovato queste istruzioni significa che sei un uomo fortunato e se seguirai le mie istruzioni il tuo futuro migliorerà. 

Credimi, puoi anche ignorarmi, ma sarebbe peggio per te.

Non farti domande, ti dico solo che alle 15.35 e 22 secondi accadrà l’irreparabile e non puoi restare fermo su quella panchina, anzi, dovrai evitare che chiunque ci stia seduto sopra e attorno.

Ecco le poche cose che dovrai fare per superare indenne il pomeriggio:

  1. Cerca sotto questa panca, dovrebbe esserci un ombrello. Se non c’è spero tu ne abbia uno perché vuol dire che l’hanno rubato. Se ce l’hai aprilo.
  2. cerca le persone attorno alla panca e consiglia loro di spostarsi. Credimi: ti ringrazieranno.
  3. tenta di impedire a chi hai intorno di sedersi sulla panchina e di stare nella zona limitrofa.
  4. se sei arrivato qui, complimenti. 

 

Ora, lo so che la cacca di piccione non è la cosa più pericolosa al mondo, ma non ne avevo mai vista tanta tutta insieme. Ho viaggiato nel tempo e ho pensato al giorno in cui il me del passato, seduto tranquillo su quella panchina,  di colpo si è ritrovato coperto fino all’osso di melma bianca. È uno dei ricordi che mi sono rimasti impressi nella mente per tutta la vita.

Se mi hai ascoltato, bravo. Altrimenti mi spiace, ma è proprio vero, come dicono tutti, che sono un diffidente col carattere di merda e me lo sono meritato.

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Fandom: Originale
Genere/tipo: Flashfic, slice of life
Prompt: colpo di scena
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Il buongiorno si vede dal mattino

Quella mattina Anna si era svegliata di buon umore, era uscita con la speranza che tutto sarebbe andato bene e la giornata infatti era iniziata nel migliore dei modi: per colazione aveva bevuto un caffè e mangiato una mela che si era rivelata buonissima, cosa che visto che era a dieta era un primo buon segno. Il secondo buon segno era stato il messaggio di Filippo, il ragazzo col quale sperava di avere un altro appuntamento che le chiedeva se avesse da fare quella sera per vedersi per un aperitivo, nel caso ne avesse voglia. Aveva risposto con una certa nonchalance, sorridendo come la sciocca romantica che era per tutto il tempo.

Poi quando era scesa e le cose avevano preso una piega triste e inaspettata: la sua auto nel parcheggio era stata colpita da qualcuno che a quanto sembrava aver deciso che la fiancata della sua auto fosse troppo nuova e che andasse rifinita. 

Si era avvicinata e aveva notato un foglio piegato sotto il tergicristallo. La sua fiducia nell’umanità era tornata a livelli più o meno accettabili, ma quando aveva iniziato a leggere era rimasta a bocca aperta…

Mi stanno guardando tutti, quindi sto scrivendo questo foglio

mi dispiace, ma non ti scrivo il numero di telefono

cercami al 345 e mettici un po’ i numeri che vuoi.

Ciao, eh

Anna aveva preso fiato e si era messa a ridere. Scemo tu, aveva pensato, che non hai visto che qui di fronte c’è una bella, preziosa e onesta telecamera.

Telecinesi

Mar. 7th, 2020 11:45 pm
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Fandom: Good Omens
Genere/tipo: One shot, commedia
Prompt: colpo di scena
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Telecinesi

 

Chi nella vita non ha mai sognato di avere un potere magico? 

A tutti è capitato di pensarci e al pensiero in genere seguivano altre domande: che potere? Magari la telecinesi? Leggere nel pensiero? Oppure il grande classico: volare.

Essere un po' come Superman poteva essere la risposta generale, visto che lui faceva un po' di tutto.

Così spesso da bambini capita che ci si metta alla prova per capire se per caso un qualche potere non si fosse magicamente presentato come era capitato a Harry Potter o ad altri personaggi che purtroppo non esistevano.


Quel sabato pomeriggio il giovane Sebastiano stava, appunto immaginando cosa avrebbe potuto fare coi suoi inesistenti poteri magici, quando si era ritrovato un una situazione impossibile: La sua bicicletta stava scendendo giù per la strada che da casa sua portava al centro del paese ed era priva di controllo, quando aveva frenato, pochi metri più su, si era reso conto che non avevano reagito come avrebbero dovuto e si era detto che avrebbe frenato puntando i piedi, come quando era piccolo e non capiva l'utilità della leva sul manubrio.

Per sua sfortuna però da dietro un albero era spuntata una bambina più piccola di lui che gli stava correndo incontro. Lui colto dall'istinto si era piegato di lato per evitarla, già immaginando le conseguenze nelle sbucciature e nelle botte e sperando di non colpire in pieno l'albero, come era probabile che sarebbe successo. Misteriosamente invece era riuscito a restare in sella.

Pochi metri dopo si era fermato, chiedendosi se per caso avesse sognato tutto: come aveva fatto a non cadere? Lui si era letteralmente lanciato sul suo fianco sinistro, sperando di non farsi troppo male, era vero, ma di certo la bici non si sarebbe dovuta fermare come aveva fatto, avrebbe quanto meno dovuto cadere di lato. 

Sebastiano si era guardato le mani e aveva cercato di raccogliere le idee. In quel momento non ricordava nemmeno più dove stesse andando, l'unico pensiero che aveva in testa era il suo potere, perché era stato lui, ne era certo.


Aveva ripreso la bicicletta e testato di nuovo i freni, che sembravano funzionare contrariamente a pochi minuti prima. Forse il mio potere mi aiuta ad aggiustare le cose, si era detto, sperando che magari invece fosse qualcosa di più interessante.

Forse mi sto sognando tutto e non è mai successo, forse il freno era solo bloccato e per questo sono riuscito a fermarmi.

 

Sebastiano aveva pedalato fino a raggiungere un piccolo parco che stava giusto dietro il luogo del non-incidente e si era seduto in un piccolo spiazzo comodo e leggermente meno centrale della parte centrale del parco, contornata di panchine bianche appena verniciate.

Lì Sebastiano aveva iniziato a guardarsi le mani, per vedere che non ci fosse magari qualcosa di diverso in lui. Per esempio, la piccola piega quando muoveva il pollice c'era sempre stata? Era da quella che era scaturita tutta la sua magia? O forse era stato il suo desiderio di salvare dal dolore e dalle ferite quella bambina innocente. Non se stesso, lui a se stesso non aveva neanche pensato, si era solo riproposto di non permettere che succedesse qualcosa a lei, che non aveva colpe. Anche se a pensarci bene neppure lui ne aveva.

Le sue mani erano sempre state calde, pensava mentre si osservava con attenzione, pronto a controllare ogni tipo di variazione. Quello poteva essere un primo segnale che il suo potere derivava dalle sue mani, doveva solo capire come imparare a richiamarlo e per farlo doveva essere certo di cosa l'avesse risvegliato: forse la sua paura più del suo desiderio di proteggere la bambina, a dirla tutta.


Sebastiano aveva deciso di tentare di concentrarsi su una foglia, gli sembrava la cosa più semplice e intendeva guidarla col pensiero verso di lui.

Non era mai stato molto bravo a concentrarsi, glielo dicevano sempre a scuola, ma si stava impegnando più che poteva ed era certo che se il potere, come lui pensava, faceva parte di lui, avrebbe avuto modo di risvegliarlo così, semplicemente agendo nel modo giusto per richiamarlo, facendolo scattare attraverso il meccanismo che lui aveva in mente, ma che doveva comprendere e allenare.

Dopo avere passato una mezz'ora abbondante a convincere la sua energia a passare dalle sue mani alla foglia per farla muovere, Sebastiano aveva deciso di tentare di guidarla solo attraverso il pensiero, che in quel modo sarebbe in teoria stato più diretto.

Si rivedeva alla scuola del dottor Xavier a vivere da escluso nella società dei normai esseri umani, ma da felicissimo supereroe: sarebbe stato uno di quelli che aiutava i bisognosi e si comportava sempre in modo corretto, senza mai neppure pensare di fare del male a qualcuno gratuitamente.

No, lui non poteva essere uno dei cattivi, non un Glass o un Venom. Lui era Ciclope. Di più, il suo era uno dei poteri più nobili: era il dottor Xavier in persona. 

La foglia all'improvviso gli era finita in mano e lui si era sentito costretto a trattenere un urlo di vittoria che avrebbe attirato sguardi curiosi che lui non desiderava avere addosso, non in quel momento così importante e definitivo per la sua vita. Aveva ancora tanto da capire e se ci fossero voluti anche giorni, lui li avrebbe impiegati a provare, a capire, a spostare la foglia.


Aveva aperto la mano e stava fissando la foglia cercando di non interrompere il contatto visivo, sentiva i muscoli del collo contrarsi e il braccio tendersi stanco di restare in quella posizione, ma non stava mollando, non avrebbe mai mollato perché sentiva che era il momento di compiere il suo destino.

Quando la foglia si era sollevata a fluttuare sulla sua mano lui aveva spalancato la bocca in preda alla più completa incredulità, subito mescolata a una gioia senza confini: non se l’era immaginato, era vero.

 

Aveva volato fino a raggiungere un corvo, che era appollaiato sull’albero a un paio di metri di altezza. L’uccello aveva quindi preso la foglia con una zampa e gliela aveva riportata.

A lui. Il corvo gli aveva portato la foglia, quasi quel corvo volesse dirgli qualcosa.

Sebastiano aveva teso il braccio al corvo, che dopo averla guardata aveva zampettato fino a raggiungerla e a salirci. 

“Capisci quello che ti dico?” pensava di essere impazzito del tutto e si chiedeva se in effetti fosse davvero sveglio, visto che la situazione stava diventando sempre più surreale, al punto che quando il corvo aveva fatto un cenno affermativo con la testa si era scoperto ancora più sorpreso di quanto mai avrebbe potuto.

“Puoi fare qualcosa per me?” L’uccello aveva di nuovo risposto e Sebastiano allora aveva solo pensato la sua richiesta.

Il corvo era volato via, per tornare dopo poco con una caramella in bocca, che aveva poi lasciato cadere sulla sua mano tesa.

Si era convinto. Sebastiano si era alzato in piedi e aveva fatto cenno al corvo di seguirlo, comunicando con lui con la mente. In quel momento si sentiva onnipotente, pronto a salvare il mondo e a essere ricordato come un eroe, un super-bambino che avrebbe contribuito alla giustizia.

Arrivato a casa aveva continuato a farsi aiutare dal suo corvo, l’animale domestico che tutti gli avrebbero invidiato, poi si era esercitato a muovere oggetti con la forza della sua mente, sempre sotto la supervisione dell’uccello che pareva ammaliato e divertito, per quanto fosse possibile comprendere il suo comportamento.

 

Sebastiano aveva passato almeno mezz’ora a cercare di spostare una sedia, m forse ormai era stanco e, nonostante i suoi sforzi, non ce l’aveva fatta. Quando la madre era arrivata nella sua camera per avvisarlo che era pronta la cena si era messa a urlare nel notare il corvaccio nero appollaiato sull’armadio, e aveva costretto il bambino a buttarlo fuori. Non aveva sentito ragioni.

Sebastiano aveva cercato di comunicargli di aspettarlo fuori sull’albero che c’era in giardino, ma quando l’aveva chiamato una volta tornato in camera non l’aveva più trovato.

 

Dopo quella giornata i suoi poteri non erano più apparsi. Sebastiano aveva provato e riprovato a muovere foglie, sassi e pezzi di carta, ma sempre senza successo. Non aveva più rivisto il corvo e dopo settimane di tentativi si era convinto di essersi immaginato tutto. Oppure, forse che il potere non era davvero il suo.

 

 

 

 

In realtà, alla fine era il corvo…

 

Quel pomeriggio Crowley era seduto sulla panchina di un parco, annoiato. Aspettava che Aziraphael si decidesse ad abboccare alle sue continue lettere anonime che purtroppo lui continuava a ignorare, quasi sapesse che c’era lui dietro a quelle richieste che avrebbe di certo definito particolari. 

Aveva notato un bambino terrorizzato su una bicicletta senza freni e gli era balenata in testa l’idea di divertirsi un po’. In fin dei conti che male c’era? Quel moccioso oltretutto gli ricordava anche l’angelo, con i suoi vestiti elegantini e ordinati e quel faccione rotondo e pulito.

Aveva quindi fermato la bicicletta, impedendo all’imbranato di cadere di lato e di rovinare la sua bella pelle liscia di marmocchio. 

Poi si era messo ad osservarlo: quel bambino si era guardato le mani per un bel po’, forse domandandosi cosa fosse successo. Crowley si era messo a ridere sulla panca del parco, pregustando il divertimento imminente.

Si era chiesto cosa avrebbe fatto, perché per un umano scoprire di avere poteri di telecinesi era tutt’altro che normale e si era proposto di studiare una casistica, o magari semplicemente di rifarlo in futuro e di annotare le cose più divertenti che sarebbero accadute, perché no, non era tipo da faldoni e studi precisi e complicati, ma era certo che ci sarebbe stato da ridere con quel piccoletto che credeva di aver risvegliato un potere tanto magnifico inesistente.


Temendo che il bambino perdesse interesse, gli aveva fatto arrivare tra le mani quella foglia, ritrovandosi estremamente soddisfatto quando l’aveva visto festeggiare in silenzio. Poi aveva continuato a guardarlo in forma di corvo, in effetti si sarebbe potuto divertire ancora di più a fare il corvo obbediente. Così aveva fatto in modo che la foglia arrivasse a lui, appollaiato sull’albero in posizione strategica.

Il moccioso l’aveva guardato e il corvo aveva preso la foglia con la zampa e aveva svolazzato fino a portargliela.

 

Crowley si stava divertendo così tanto che aveva deciso di passare la serata col ragazzino per vedere cosa avrebbe cercato di fare. 

Fosse stato lui avrebbe di certo pensato a qualcosa di divertente, ma pareva che il piccoletto l’avesse presa molto più seriamente del previsto, diventava quasi completamente rosso in volto quando si concentrava per passare i suoi pensieri telepaticamente.
In realtà Crowley non aveva idea di cosa il moccioso pensasse, ma si divertiva a indovinare.

Era già piuttosto annoiato quando la madre era entrata come una furia nella camera di quel piccoletto per buttare fuori l’animale indesiderato. Portano malattie! Gli aveva detto per scacciarlo.

Crowley aveva aspettato per qualche minuto sull’albero prima di rendersi conto che la noia stava di nuovo prendendo il sopravvento e di volare via, pensando alla sua prossima preda. 

A volte era davvero felice di aver scelto di stare tra gli umani.

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