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Partecipa al COWT 14
Prompt: Rinascita
Fandom: Metaphor: ReFantazio
Personaggi: Will, Principe, Gallica, Russell
One shot



Il potere della speranza

Quella mattina il principe si era svegliato tardi. Gruidae, che comandava il villaggio degli Elda, l’aveva accolto con la solita riverenza, accompagnandolo al tavolo dove lo aspettava una ricca colazione con tutto ciò che avrebbe mai potuto desiderare. Non aveva fame, ma come sempre si era sforzato di mangiare in modo da non deludere la governatrice Gruidae, poiché si rendeva conto che il solo fatto che lui continuasse a vivere dava speranza a tutti nel villaggio.

A volte pensava che quella vita al villaggio degli Elda fosse una prigionia dorata. Non gli era concesso di uscire, anche se sognava di viaggiare e avrebbe desiderato vedere il mondo. Purtroppo era ormai rassegnato al fatto che debole com’era passava le sue giornate seduto all’aperto, all’ombra degli alberi intorno alle fate a guardare i fiori ondeggiare sul manto erboso. Leggere il suo libro, eredità donata dai suoi genitori, e sognare erano le sue uniche occupazioni, e la sua salute stava peggiorando.

Lo notava negli occhi preoccupati dei suoi custodi, in particolare nella sempre più assidua presenza di Russel. Ne aveva conferma nei momenti in cui il dolore lo rendeva stanco e incapace di muoversi. “Posso andare a trovare mio padre?” Aveva chiesto subito dopo colazione, ma Gruidae aveva distolto lo sguardo con aria quasi colpevole. “Attendete, manca poco ormai, presto sarete libero.”

Si era chiesto in che senso la saggia Gruidae avesse usato la parola libertà: sarebbe morto? Si sarebbe liberato della maledizione? Oppure forse chi aveva già tentato di distruggere il villaggio sarebbe tornato a completare il lavoro?

Più cercava di scacciare la domanda, più la risposta gli appariva chiara: non aveva più tempo.

I suoi sogni sarebbero rimasti solo nella sua mente, avrebbe concluso la sua vita nel villaggio degli Elda e non avrebbe più rivisto suo padre.

Lesse qualche pagina del suo libro, la sua più importante possessione, ma fu costretto a smettere per il dolore agli occhi. Si addormentò a fatica, sforzandosi di scacciare le spine che si continuavano a fare strada sulle sue braccia, fino al collo e alle mani. Provò a concentrarsi su altro e si immaginò di fuggire da lì, pensò a Grand Trad e alle sue strade brulicanti di negozi, cittadini, attività e palazzi da vedere. Non per lui, non li avrebbe mai potuti vivere.

Chi avrebbe potuto prendere in giro? Forse anche solo pochi mesi prima avrebbe potuto tentare di fuggire, ma con le sue forze non aveva speranze neppure di uscire dal villaggio.

Quella notte sognò la libertà.

Fu un sonno sereno. Si vide diverso, più alto, la carnagione più rosea, i capelli corti più scuri. Magari fosse stato così: il portamento elegante e sicuro, gli occhi di colori differenti, gentili e ricchi di vitalità, il completo da viaggio comodo. Si sentì più forte, i rovi e le spine finalmente avevano lasciato il suo corpo e lui poteva correre per minuti interi, prendere fiato senza sentire dolore, persino maneggiare una spada.

Quando si svegliò pensò a quanto il sogno gli avesse mostrato una prospettiva più attraente rispetto alla realtà che stava vivendo.

Mangiò senza appetito, concentrandosi sulla lettura del suo inseparabile libro, l'utopia che lo spingeva a resistere nonostante il dolore sempre più pungente. Provava fatica anche solo a tenere gli occhi aperti e a respirare. Russel era al suo fianco, un'ombra che lo avrebbe protetto da chiunque avesse tentato di attaccarlo dall'esterno.

Il principe provava un'immensa gratitudine per lui e per tutti gli abitanti del villaggio, che gli erano sempre stati vicini con devozione.

"Grazie di tutto, Russel." Gli disse.

Il vecchio Eugief alzò la testa e sorrise con un'iniziale debolezza. "E di cosa, signore? È un onore per me essere al suo servizio."

"Sono grato di questo. Mi dispiace solo non riuscire a essere utile." Se solo avesse avuto la capacità di salvarsi con le sue forze, le cose sarebbero potute andare diversamente. "Ci tengo a ringraziare tutti. Lo faccia lei da parte mia, se non dovessi riuscirci."

Russel aprì la bocca, ma non parlò. Annuì, gli occhi fieri e consapevoli.

Il principe si alzò dal tavolo, prese il suolibro e fece pochi passi verso l’uscita, si sentì cadere. Crollare.

Mentre il corpo lo abbandonava, pensò che la sua mente invece era forte, che avrebbe ancora potuto salvarsi, come nel sogno. Concentrò tutte le sue energie nel pensiero che sarebbe stato egli stesso l'artefice del sue destino. Gli venne in mente sua madre, di cui non ricordava neppure il volto. Che l'avesse mai vista veramente prima di allora? In quel momento gli appariva nitida di fronte, come una guida nella nebbia del dolore, pronta a indicargli la via di uscita.





Gallica sentì il grido di dolore di Russel dal santuario nel quale stava parlando con Gruidae. Agitò le sue ali il più veloce possibile per correre a vedere cosa fosse accaduto e vide il principe a terra, esanime. Al suo fianco, dalla luce brillante dell'essenza del principe, un essere vivente stava prendendo forma. Il suo aspetto era così simile a quello del principe, che la Fairy si chiese se non stesse impazzendo. Poteva sentire il Magla convergere verso quella creatura, lo vedeva crescere e apparire sempre più tangibile. I capelli erano scuri, un occhio dorato, uno azzurro. La stessa età del principe. Due gocce d'acqua. Gallica lo osservò mentre prendeva forma, incapace di concentrarsi sul resto.

"Gallica, aiuto! Il principe non si sveglia!" Le parole di Russel echeggiavano nella sua testa senza apparente significato. Una missione, pensava: abbiamo una missione.

 

Sbatté le palpebre di nuovo e vide una moltitudine di persone che si affannavano intorno al corpo addormentato del principe. Il suo corpo fu posato nel santuario dai membri della guardia che ancora erano leali al gruppo di Russel, Gruidae appariva stremata dall'impossibilità di poterlo salvare.

Lo strano ragazzo osservava il principe in un pianto silenzioso, teneva in mano il suo libro e appariva ancora lucente di Magla. Gallica si diresse verso di lui, ma più si avvicinava, meno pensava che lui fosse un pericolo. Un amico, il suo amico. Abbiamo una missione.


La sera stessa Will e la Fairy partirono per la missione: l'infiltrazione nell'esercito per raggiungere Grius, l'assassinio di Louis Guiabern per salvare il principe.

Sei l'unica rimasta, gli aveva detto Russell. Invece erano in due. Per un attimo il dubbio la fece dubitare, ma poi guardò Will e le sue paure si dissiparono. Dovevano fare attenzione, l'unico obiettivo della missione era salvare il principe.




Il principe dormiva, in preda alla maledizione che l'aveva ridotto in fin di vita, eppure stava anche vivendo la sua avventura come Will: il corpo creato dalla sua speranza e dal suo desiderio di far parte di una società diversa.

Nel suo sonno incantato, il principe aveva incontrato persone di ogni tipo, aveva combattuto con Strohl, Hulkemberg, Heismay, Junah, Eupha e Basilio. Aveva parlato di uguaglianza e di rispetto e si era impegnato a vendicare la morte del Re, di suo padre, di loro padre.

La morte di Rella Cygnus l'aveva infine riportato alla veglia.

Il risveglio non fu semplice quanto aveva sperato. Il contatto con l'altro se stesso si interruppe di colpo quando la maledizione si spezzò, al punto che il principe si chiese se Will non fosse svanito nel nulla. Rimase fermo, disteso, incapace di muoversi.

"Le spine, sono svanite!" Un urlo di gioia echeggiò nel santuario e lui aprì gli occhi. Desiderò di toccare con le sue mani il muro della grande Cattedrale di Grand Trad, di solcare l'oceano sul Gauntlet Runner, di chiedere a Eupha cosa vedesse nel suo Magla. Seppure disteso, inerme, il principe sorrideva. Non sentiva dolore.

La rinascita era avvenuta.

Presto si sarebbe riunito con Will e, di nuovo uno, avrebbero guidato il regno di Euchronia. 

 

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