Originale Capitolo 2
Partecipa al COWT 14
Prompt: bad ending
Disclaimer: tutti i riferimenti a persone e cose realmente esistiti sono puramente casuali.
Tutti i personaggi presenti nella storia sono frutto della mia fantasia.
Il viaggio verso l'Isola di Hermann - capitolo 2 Originale
Il mare era calmo, il relitto ondeggiava leggero seguendo la corrente.
Lucilla si svegliò di colpo. Era ancora notte. Era probabile che avesse dormito poco più di un’ora, forse solo alcuni minuti. Aveva passato tutta la giornata sotto il calore del sole, senza cibo né qualcosa da bere e la voglia di rifocillarsi con l’acqua del mare aperto aveva continuato a tentarla per tutto il tempo. Nonostante l’estate non fosse ancora arrivata, aveva sofferto il caldo sotto i raggi del sole. Le aveva scottato la pelle, l’aveva fatta sudare. Per cercare di risolvere il problema la donna aveva messo in acqua i suoi stracci e si era coperta, ma il sale sulla pelle arrossata bruciava persino di più.
Continuò a osservare intorno a lei in cerca di un qualunque segnale di presenza umana. Non ve n’era traccia. Nessuna isola all’orizzonte, nessuna nave. Resistette fino alla sera passando di frequente dal sonno alla veglia.
Preferì la notte al giorno. Si sentiva ancora più sola, ma nel buio stava riuscendo a riposare un po’ di più, le si erano anche schiariti i pensieri.
Le sue speranze erano delicate come un bicchiere di cristallo sull’orlo di un precipizio, ma Lucilla pensava che la sua sopravvivenza al naufragio fosse un segno del destino. Perché il fato avrebbe dovuto salvarla da morte certa per lasciarla lì in mezzo al mare. Non aveva senso.
Quando sorse il sole, seppe che non avrebbe superato la giornata. Tentò di alzarsi per guardare meglio all’orizzonte, ma barcollò e cadde sulle tavole della sua scialuppa di fortuna. Doveva bere, la gola le ardeva e le sue labbra erano secche e rotte dal calore, dal sale e dalla disidratazione. Solo un po’ di acqua, un bicchiere, un sorso. Ormai era un pensiero continuo che non era più in grado di scacciare. Era quasi ironico morire di sete in mezzo a tutta quell’acqua. Si trascinò fino al bordo del suo relitto lasciò che una mano toccasse il mare. Con tutta la sua forza si spinse ancora più vicina al bordo della zattera e lasciò che la sua mano galleggiasse. Passò qualche minuto ad ascoltare il rumore del mare intorno a lei, a guardare la sua mano scavare nella superficie cristallina del mare e tornare fuori senza fatica. Bevve un sorso, uno solo non le avrebbe fatto male.
Si addormentò numerose volte nel corso della giornata. Fu svegliata dal suono di una tromba. Si alzò di scatto e salutò la nave, rinvigorita dalla certezza che l’avrebbero salvata. Un giovane marinaio vestito di bianco scese lungo una scala di corda con una borraccia e la invitò a bere, poi la legò a una corda, che l’equipaggio issò a bordo in pochi minuti. Le diedero cibo e acqua in abbondanza e la accompagnarono in una cabina, nella quale dopo giorni poté dormire un sonno lungo e riposante. Era stata a pochi passi dalla morte, ma aveva ragione: il destino non l’aveva abbandonata.
Il relitto apparve sulla sponda a est dell’Isola di Hermann solo quattro giorni dopo il naufragio della Dama Enrica. Sull’ammasso di assi che un tempo erano state parte della nave giaceva una ragazza che fu in seguito riconosciuta come la contessina Lucilla De Cornieri. Fu trovata dal giardiniere della residenza estiva della famiglia, che subito avvisò la famiglia. La giovane aveva in volto un’espressione serena. Probabilmente se n’era andata nel sonno.