Mar. 29th, 2023

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Fandom: Persona 5
200 parole
Personaggi: Sojiro Sakura
Slice of life
Partecipa al COWT 13


Nostalgia


Ormai era passato un mese da quando Ren era tornato a casa. Era la cosa giusta per lui, Sojiro ne era convinto, ma doveva ammettere di sentire la mancanza del ragazzo che aveva cambiato la sua vita, permettendo a lui e a Futaba di iniziare a vivere nel presente, senza più rimorsi. A volte quando entrava al LeBlanc la mattina, cercava di non fare rumore per non svegliarlo, per poi ridere nel ricordare che non c’era nessuno.
Stava davvero invecchiando.
Rimase per un attimo ai piedi della scala, la mano posata sulla parete e la sensazione di non volere entrare in un luogo privato, che non gli apparteneva più del tutto.
Che sciocchezza, pensò, questo posto è mio.
Una volta nella stanza, aprì la finestra per lasciare entrare la luce e per cambiare l'aria. Avrebbe fatto bene a pulire ogni tanto, per non doverlo fare quando Ren avesse deciso di tornare a Tokyo per qualche giorno, perché lì sarebbe sempre stato il benvenuto.
Le sue tracce erano ancora presenti: i libri sugli scaffali, una vecchia console e delle cartucce vintage con un biglietto per Futaba, e la pianta. "A Sojiro, ora prenditi cura di lei. Grazie di tutto, Ren."
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300 parole
Fandom: FFVII
Personaggi: Cloud, Tifa

Crollo

Era stata una sciocca, lo aveva capito.
Le lacrime di suo padre che la stringeva a sé nel letto dell’ospedale le fecero capire quanto egoista era stata a mettersi in pericolo. Le sue mani ruvide le accarezzavano i capelli e le spalle con delicatezza, come se lei fosse una bambola di porcellana e lui un elefante che avrebbe potuto spezzarla con un movimento azzardato.
“Dov’è Cloud?” Chiese.
Gli occhi del padre si fecero seri mentre si allontanava da lei. “Quello sciocco… è tutta colpa sua.”
Tifa ricordava ancora il tentativo disperato dell’amico di salvarla, impedendole di cadere giù dal dirupo del monte Nibel. In quel momento la ragazza stava pensando proprio alle sue parole: “Non farlo, è pericoloso. E comunque non contare su di me, perché io non ci vado lassù.”
Invece l’aveva seguita. Non si era fatto vedere, ma era stato al suo fianco nascosto, senza impedirle di proseguire, cercando di proteggerla anche se non era compito suo.
“Non è colpa sua…” Tentò di difenderlo, ma sapeva che il padre non avrebbe ascoltato. “Lui non voleva che andassi, ha provato a dirmi che era pericoloso…”
“L’importante adesso è che tu stia bene. Al resto penseremo, ora riposati.”
Tifa annuì. Era stata in coma una settimana, non poteva immaginare cosa suo padre avesse detto a Cloud. Si chiese se lui avrebbe accettato di restare suo amico, o magari… magari non solo un amico, perché per lei, nel momento in cui l’aveva salvata dalla morte lui era diventato molto di più: era stato l’immagine che l’aveva tenuta aggrappata alla vita. Stretta al suo corpo in memoria del ricordo della sua mano che la afferrava e cercava di salvarla dalla sua stupidità e dalla ricerca di qualcosa che non esisteva più.
Gli avrebbe parlato, sperava tanto che potesse perdonarla.
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400 parole:
Fandom: Harry Potter
Slice of life
Partecipa al COWT 13


Forse la magia esiste davvero


Harry posò lo straccio e osservò la cucina splendente dei Dursley orgoglioso. Sognante, pensò a quanto la sua vita sarebbe stata diversa se solo fosse stato possibile usare la magia, magari anche solo per pulire le case.
Scosse la testa, ritornando alla cruda realtà, poi prese il suo libro dallo scaffale dove zia Petunia l’aveva lasciato con la minaccia di farlo sparire se non avesse finito di pulire prima di ricacciare il naso su quelle pagine ingiallite.
Storie di maghi che lo allontanavano dalla realtà e che gli zii per qualche motivano odiavano in modo esagerato. Harry sapeva che invece non erano niente di importante. Leggere La spada nella roccia o Il mago di Oz non gli avrebbe permesso di cambiare la sua vita, ma lo faceva sentire meglio. Sognava che la casa dei Dursley fosse rapita da un tornado e portata in un mondo magico nel quale lui sarebbe stato in grado di cambiare le sorti del mondo. Erano solo sogni e non avevano niente a che fare con la realtà.
Mentre si dirigeva verso la sua camera, se così poteva chiamare il suo letto nel sottoscala, Harry ebbe la sensazione che qualcuno lo stesse guardando. Si avvicinò alla finestra del soggiorno nel buio della sera. Sapeva che non erano i Dursley, erano usciti per un gelato e non c’era ancora traccia dell’automobile. Scostò la tenda e vide solo un gatto grigio tigrato che sembrava osservare proprio lui. D’istinto, Harry aprì la finestra e chiamò il gatto allungando la mano, porgendogli uno dei due biscotti che gli erano stati dati dalla zia. L’animale zampettò sicuro verso di lui.
“Ciao,” gli disse allungando la mano per accarezzarlo. “Sai, potremmo diventare amici se solo io potessi tenere un gatto. Purtroppo però non me lo permetterebbero mai.” Il felino miagolò e si strusciò sulla sua guancia destra. Poi gli mise una zampa sulla mano in un gesto che a Harry sembrò quasi consolatorio. Per un attimo incrociò lo sguardo col gatto, occhi severi e amorevoli. I fari dell’automobile apparvero in lontananza e l’animale corse via. Il bambino chiuse la finestra proprio quando l’auto dei Dursley imboccò il vialetto di casa.
Sospirò, pensando che preferiva non incontrarli. Mentre chiudeva la porta del sottoscala dietro di sé, pronto a sognare un futuro diverso da quello che gli si prospettava davanti, pensò “Forse la magia esiste davvero”.

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