La vita è come un castello di carte
Mar. 9th, 2019 07:34 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Fandom: Kakegurui
Personaggi: Meari Saotome
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Parole: 587
La vita è come un castello di carte
Era senza fiato, aveva corso fino a chiudersi dove sapeva che non avrebbe trovato nessuno. Lontano, perché nessuno doveva vederla in quel momento. Tutti sapevano, certo. E i pochi che ancora non sapevano avrebbero presto avuto la certezza che era vero: Meari era un animaletto.
No. Non era semplicemente un animaletto, aveva un debito così alto che non sarebbe stata in grado di ripagarlo entro breve.
Nel buio della sua stanza non si era nemmeno resa conto di stare piangendo. Si era accasciata a terra e aveva strisciato verso i cuscini. Ne aveva preso uno e aveva attutito il suo pianto, aveva gridato, sperando che nessuno riuscisse a sentirla. Come era potuto succedere?
Lo sapeva: era tutta colpa di quella. Di Yumeko Yabami.
Le aveva fatto saltare i nervi.
Meari stava bene prima che quella arrivasse. Aveva tutto sotto controllo: la sua classe era sotto la sua guida e lei avrebbe potuto conquistare la scuola intera se l'avesse desiderato. E adesso? Adesso stava piangendo da sola al buio della sua stanza, urlando disperatamente e vergognandosi di se stessa. Aveva ceduto alla smania di recuperare in fretta e si era ficcata in una situazione dalla quale forse non sarebbe mai uscita, era una debole, una sciocca.
Quando era successo? Meari aveva iniziato a respirare in modo più lento e regolare, finalmente.
Non sapeva quanto tempo fosse passato, sapeva soltanto che le lacrime continuavano a scendere, si sentiva la gola arsa, gli occhi le bruciavano e le mani erano ancora strette al cuscino che teneva sul viso. Le sue grida erano diventate lamenti, non sentiva più la forza di urlare.
Cosa aveva fatto? Pensando a cosa ne sarebbe stato di lei ora che era una gattina aveva ripensato alle sue azioni. Era stata crudele, molto spesso in modo ingiusto. Aveva abusato del suo stato privilegiato e ora ne avrebbe pagato le conseguenze, perché era certa che in molti non vedessero l'ora di vendicarsi, soprattutto tra quelli che aveva sfidato solo per sfida, per umiliarli.
Anche Yabami avrebbe fatto quella fine, lo sapeva. Nessuno vinceva contro Yuriko Nishinotouin. Era stata una vera sciocca a credere che lei sarebbe stata diversa. Non era furba come credeva, non era intelligente come credeva, né così fortunata.
Sarebbe bastato un colpo di fortuna, come quelli che aveva avuto all'inizio, appena la scuola era iniziata.
Invece la vita di Meari era crollata come un castello di quelle carte che erano state in passato la sua fortuna, e lei avrebbe passato i mesi seguenti a fare la carina con qualche bavoso schifoso, come quel bulletto da quattro soldi di Kiwatari. Al pensiero il suo respiro si era fatto affannoso e aveva iniziato a singhiozzare. Non c'era una vita d'uscita. Non avrebbe mai recuperato.
La sua vita era finita.
E allora Meari aveva pianto. Per ore, forse, non aveva chiaro quanto tempo fosse passato. Quando si era svegliata aveva la gola secca. Si era guardata allo specchio e si era vista orribile: gli occhi gonfi, il naso arrossato. Le facevano male le mani e la gola, persino respirare le sembrava faticoso.
Aveva fame e sete, sentiva di avere bisogno di concentrarsi sui suoi bisogni primordiali per uscire da quella crisi che aveva preso possesso di lei. Così l'aveva fatto e la mattina dopo si era rialzata con un desiderio prepotente di non andare a scuola, di restare a piangere tutta la giornata, di nuovo. Ma si era vestita, era uscita e aveva tenuto alta la testa. Non avrebbe mollato, non si sarebbe fatta sorprendere da un'altra crisi.