Apr. 17th, 2025
L'isola della Tempesta - Originale
Apr. 17th, 2025 05:22 pmFandom: originale
Partecipa al COWT 14
Prompt: The Islander - Nightwish
An old man by a sea shore at the end of day
gazes the horizon with sea winds in his face
Tempest-tossed island, seasons all the same
anchorage unpainted and a ship without a name
Era ormai l’imbrunire. Il vecchio stregone Genfir osservava il mare che solo pochi minuti prima appariva calmo, iniziava ormai a vedersi la tempesta, ancora lontana. L’aveva sentita arrivare ore prima nell’odore del vento, anche se per lui non era una sorpresa poiché l’aveva predetta pochi giorni prima. Mettetevi al sicuro, ormeggiate le barche e raccogliete quanto maturo, ci aspettano giorni difficili.
Nessuno gli aveva creduto, a quel tempo. “Non è stagione per la tempesta, vattene a casa a riposare, vecchio!”
Era vero, le tempeste erano rare in quel periodo dell’anno, ma non era sempre stato così. Anni e anni prima, quando lui e il suo equipaggio erano arrivati all’isola all’epoca disabitata, le stagioni erano tutte uguali, tutte avvolgevano l’isola in tempeste violente e invalicabili. Del resto lui era vivo da quasi duecento anni e aveva visto cose che loro non erano neppure in grado di immaginare, loro erano solo umani, semplici e comuni umani. Era certo che la maggior parte di essi fosse stata sulla terraferma solo per andare ad acquistare prodotti a Markensfeld, dove attraccavano le imbarcazioni che navigavano tra il la terraferma e l’isola.
Era probabile che nessuno di loro avesse davvero viaggiato nel continente o sulle coste fuori dall'isola, al contrario di lui che da giovane aveva conosciuto e visto tutto il mondo.
Sì, le stagioni erano tutte uguali lì. Le tempeste potevano arrivare quando lo desideravano.
Il vento sui capelli lunghi di Genfir era ancora piacevole. Sapeva di sale, di pioggia e di sabbia. Il vecchio si chiese quanto tempo avrebbe avuto a disposizione per ammirare le nubi lontane e il cielo che si colorava di nero prima di dover tornare all’interno della sua abitazione. Tra le mura non si sarebbe potuto dire al sicuro, ma di certo sarebbe stato più protetto che all’esterno.
Lo stregone sapeva che le origini del villaggio erano state dimenticate alla morte della prima generazione di abitanti, così come le sue origini. La magia era diventata qualcosa di remoto, confinato alle regioni ricche del sud e alla città di Magana dove quasi tutti gli stregoni e le streghe vivevano. Al di fuori restavano solo pochi sciamani o guaritori erranti, ancora fedeli ai principi che un tempo avevano governato il loro popolo. Lui era rimasto al villaggio, celato al ricordo del mondo dalla sua apparenza di vecchio. Dimenticato dai suoi simili e da chi abitava l’isola.
All’orizzonte vide delle vele, ma non riconobbe la nave.
“Stiamo aspettando dei carichi?” Chiese Lania, la governatrice del villaggio, arrivata alle sue spalle.
“No, ma potrebbe essere qualche commerciante.” Il vecchio si alzò e si voltò verso la donna, sembrava preoccupata, conscia di ciò che stava per accadere.
“Non ha scelto un buon momento, la tempesta sembra essere forte, speriamo che la nave riesca ad arrivare illesa.”
Genfir le andò di fronte. “Questo è l’inizio, lo sai, vero?”
Lania scosse la testa. “Sono leggende, non credi?”
Lei non sapeva la verità, che la leggenda dell’isola della tempesta si riferiva proprio alla loro casa: un luogo impossibile da lasciare o da raggiungere, costantemente tenuto in scacco dalle correnti circolari che non permettono alle navi di attraccare. Un luogo protetto e isolato da una maledizione.
“Voi siete ancora giovani. Lania, pensi che io sia un anziano consigliere, ma da quanto tempo mi conosci?”
La donna aggrottò la fronte. “Da sempre. Cosa vuoi dire?”
Genfir rise. “E da sempre ti appaio come un vecchio, vero? Perché sono qui dal giorno in cui il villaggio fu fondato. È incredibile come sia facile dimenticare chi si ha di fronte, quando si ha una vita davanti e molte responsabilità. Sono sempre stato un vecchio. Lo sono da almeno un centinaio di anni.”
“Sei davvero uno stregone?” Chiese, un sorriso abbozzato, quasi a deriderlo.
“Arrivai qui centoquarantasei anni fa.” Ammise. “All’epoca l’isola era deserta, ma quando la esplorai fu chiaro che qualcuno prima di me l’avesse visitata, ma anche abitata. C’erano vecchie abitazioni semidistrutte, strutture che in tempi più antichi di me funsero da porto, da mercato. La banchina era grezza, sembrava essere stata costruita in fretta. Non era dipinta. Fu in una sera come questa che arrivammo su una nave senza nome per cercare il tesoro dell’Isola della Tempesta. Giurammo tutti di proteggere questo luogo, senza sradicare inutilmente gli alberi o rovinarne le sinuose coste, senza avvelenare il fiume o varcare le soglie della grotta proibita. Il mare ci lasciò arrivare e ci permise di restare. Protessi la nave con la magia, usando formule e cospargendo materiali incantati che avevo raccolto e conosciuto nel corso dei miei viaggi. Si dice che viaggiare su una nave senza nome porti sfortuna, io e i miei quattro accompagnatori scegliemmo di scommettere il contrario, dal momento che nessuna imbarcazione era attraccata sull’isola in decenni. Pensai che il nome della nave potesse essere visto dal vento e dal mare come una dichiarazione, una prevaricazione sul luogo sacro in cui viviamo.
Sembrò che il nostro arrivo avesse mitigato i forti venti e le correnti. Restammo sull’isola, iniziammo a cercare il tesoro, ma col tempo fummo catturati dalla bellezza del paesaggio, dalla ricchezza della natura e dai frutti della terra.
Il clima sembrava essersi mitigato, quindi fondammo il villaggio.”
Lania si sedette di fianco a Genfir. “Ricordo che raccontavi ai bambini del villaggio queste leggende. Forse sei solo un cantastorie.” Si voltò a guardarlo. “In molti ti considerano strano, ma mio padre, e mio nonno prima di lui, mi avevano avvisata: se tu mai avessi dato consigli, io avrei dovuto ascoltarti. Parlavano di te come un vecchio amico.”
“Lo era. Tuo nonno era con me quando fondammo il villaggio. Tuo nonno era un giovane marinaio con il desiderio di trovare una casa, io all’epoca ero già maturo. Sono passati almeno un centinaio di anni da allora. Decidemmo di tenere la nave senza nome attraccata tra le insenature, nelle profondità del fiume per proteggerci. Il villaggio è ancora giovane, la terza generazione ha iniziato ad abitare le sue rive e il rispetto per l’isola si sta dimenticando. È compito tuo rafforzare la memoria della storia. Solo così le tempeste si placheranno.”
Lania annuì. “Cosa pensi che accadrà ora? Credi che torneremo a essere isolati?”
“Nessuno può dirlo. Io posso solo darti consigli e cercare di proteggere l’isola coi miei incantesimi. Ho giurato che nel momento in cui gli uomini avessero iniziato a non mantenere la promessa fatta il giorno della fondazione me ne sarei andato. Forse le cose hanno già iniziato a cambiare, ma possiamo ancora recuperare.”
“Non sarà facile…”
“Con lo sviluppo della tecnologia in molti cominciano a dimenticare il rapporto che in passato gli uomini avevano con la natura. Qualche giovane imprudente si può essere introdotto nella grotta, se così fosse è necessario che io rimetta i sigilli al loro posto.”
“In molti pensano che queste siano leggende, la curiosità è umana e giovane come i ragazzi che non credono nelle mistiche divinità della natura.” Li difese la donna.
“Mi piace pensare che ci sia ancora qualcosa da fare per dimostrare che qui gli uomini siano diversi. Ti aiuterò.”
Genfir e Lania si diressero insieme verso la piazza cittadina e suonarono la campana per radunare gli abitanti. Avevano un allarme da dare e un’importante storia da raccontare.
Il villaggio sull’Isola della Tempesta prosperò finché lo stregone Genfir percorse le sue strade, indolcendo la natura e piegando il volere degli uomini che la abitavano.
Alla sua morte la nave senza nome fu abbattuta, la grotta fu saccheggiata e delle case del villaggio non rimasero che rovine. La banchina che un tempo era grezza, ora dipinta con vernice bianca fu lasciata a scrostarsi e a distruggersi in balia del vento e delle onde del mare in tempesta, che non permisero più a umani ingrati di vivere nella casa degli dei.