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Autrice: Quistis (Fabi_)
Fandom: Persona5
One Shot
Introspettivo, Missing Moment
 
 Il destino è come la pioggia


Akechi aveva chiuso l'ombrello di fronte a LeBlanc dopo essere passato lì di fronte almeno quattro volte. Cosa avrebbe potuto pensare la gente a vederlo girare in quel modo? Doveva decidersi, era stupido restare lì fuori.

 

Immaginava che il gatto avesse capito, quindi sperava di non incontrarlo perché sapeva che avrebbe cercato di azzannarlo appena l'avesse visto. Sempre che il gatto fosse lì, perché ora che Amamiya non c'era più non aveva senso che restasse in quel buco. Sarebbe andato a casa di uno degli altri, forse, o più probabilmente avrebbe lasciato per sempre la città. Il gatto lo incuriosiva, oltre a infastidirlo parecchio, Akechi avrebbe voluto conoscere le sue origini e capire perché sembrava sapere così tanti dettagli sul metaverso, parecchi più di lui a dirla tutta.

 

Aveva abbassato la maniglia e si era trovato di fronte il locale come sempre quasi deserto. 

Quell'uomo: Sakura, lo guardava con un'espressione vuota.

"Non ti ho più visto, ero preoccupato per te." Gli sorrideva, Akechi si era quasi sorpreso nel sentirlo parlare, pensava che al massimo gli avrebbe chiesto cosa desiderasse consumare.

"Ho sentito le brutte notizie... Speravo fosse un errore," Akechi si lasciò andare a un sospiro triste, stava mostrando la sua miglior faccia contrita, eppure sentiva dentro un mare in tempesta, perché una parte di lui avrebbe tanto voluto ridere. “È morto davvero?”

"Purtroppo è così." L'uomo aveva abbassato lo sguardo, stretto i pugni, si vedeva quanto fosse distrutto.

"Mi dispiace." Un po' era vero, si sentiva in lutto per aver perso un degno avversario, una persona che forse avrebbe potuto capirlo.

"Eravate amici."

 

"Già, lo rispettavo." Era vero. Per una volta non aveva mentito.

Akechi era lì per il caffè, almeno questo era quanto aveva comunicato a Sakura. Era felice di non aver incrociato il gatto o gli altri, quei ragazzini, quegli stupidi che si credevano furbi e che erano stati marionette nelle sue mani.

 

Aveva salutato con la mano ed era uscito.

 

Una volta fuori si era trovato di nuovo di fronte a quella pioggia torrenziale. 

 

Sotto la pioggia potrei fare un buon allenamento, ma non oggi, pensava. 

Quando aveva aperto l’ombrello, aveva iniziato a pensare a tutto quello che aveva fatto e al suo punto d'arrivo. Era così vicino, era andato tutto secondo i piani fino a quel momento e non c’era ragione di preoccuparsi troppo, in fin dei conti aveva tutto sotto controllo.

 

Poi, in un lampo nella pioggia, gli era sembrato di vederlo. Lui, l’unico con cui avrebbe forse potuto avere un confronto. L’unico che doveva morire immediatamente, purtroppo. Uno spreco.

Non riusciva a togliersi di lì, avrebbe voluto domandare di salire nella sua camera per prendere almeno un pezzetto di lui: un quaderno, una spilla, un libro. Akechi sentiva il bisogno di raccogliere un trofeo, o forse un ricordo, non aveva voglia di esaminare i suoi pensieri, perché già alcune volte si era fermato ad ascoltarsi e la cosa non lo aiutava a stare meglio.

 

La pioggia continuava a battere sull’ombrello. Ritmica, inevitabile, come il destino di chi si era scontrato con lui fino a quel momento. 

Le persone normali lasciano che il loro destino scorra, accettandolo. Akechi era diverso, lui lo plasmava a suo piacimento.

Era davvero a suo piacimento come aveva pensato fino a quel momento?

Per un attimo, si era sentito come se una parte molto importante del suo piano fosse stata sbagliata, come se qualcosa mancasse, come se il suo destino lo stesse inseguendo.

Aveva scostato l’ombrello e alzato la testa, perché lui non era il tipo di persona che si nascondeva di fronte al suo destino. Lo stava guardando in faccia, come quella pioggia. Aveva sentito il mormorio dei passanti, che si chiedevano perché quel folle avesse deciso di inzupparsi a quel modo, visto quanto forte era quella pioggia.

Sì, era la metafora perfetta per la sua vita in quel momento: il suo destino era pioggia torrenziale e lui non aveva un riparo, era destinato a sopravvivere, cercando riparo negli angoli o chiedendo aiuto ad altra gente; ma lui, Akechi, si era costruito tutto ciò che gli serviva per stare in mezzo alla pioggia, senza paura.

Era completamente zuppo, ma si sentiva bene, di nuovo vivo come quando gli era vicino. Con Ren era stato così fino all'ultimo, fino a quando non gli aveva sparato il colpo in testa.

Akechi aveva fatto un inchino verso la finestra della camera di Amamiya e aveva ricominciato a camminare, senza preoccuparsi troppo della pioggia.

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