Destino segnato - Murder, she wrote
Apr. 18th, 2025 10:49 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Partecipa al COWT 14,
prompt: racconto in prima persona, chiaroveggente.
Quando la fiera arrivò in città, mi sentii subito felice. Avevo sempre amato le ruote panoramiche dalle quali vedere dall’alto l’Oceano a Cabot Cove e per la prima volta contavo di andarci con un ragazzo.
Io: Jessica Fletcher, il topo da biblioteca, avevo un appuntamento.
Mi ero vestita in modo sobrio, ma elegante. Mia madre mi aveva costretta a comprare un abito a fiori che consideravo un po’ troppo appariscente, ma quando l’avevo indossato al negozio avevo da subito dovuto darle ragione: mi stava bene e mi piaceva, così come il cappello abbinato che avevo dovuto indossare nonostante le mie rimostranze, dal momento che sarei andata alla fiera nel corso della sera: che senso aveva il cappello la sera d’estate? Preferivo sentire il vento tra i capelli, che la costrizione di un cappello.
Avevo comunque approfittato della gioia di mia madre per la mia uscita serale. Will era passato a prendermi e insieme avevamo raggiunto il luogo della fiera. La musica mi aveva messa subito di buon umore. C’erano bancarelle che vendevano cibo e oggettistica di ogni tipo, c’erano lampade elettriche coperte di conchiglie e ogni genere di attrazione per chi voleva passare una serata allegra.
Ero subito stata attratta da un tendone rotondo dai drappeggi viola e rossi, sull’insegna all’ingresso era scritto “La divina Marina: scopri il tuo futuro.”
Mi ero avvicinata per osservare meglio la palla di cristallo che era stampata sul cartellone: “Che assurdità!” Avevo detto con convinzione a Will, ricominciando a camminare verso i banchi seguenti.
“Ma come, non vuoi farti predire il futuro? Può essere divertente, non credi?”
Non avevo mai considerato quel ragazzo una cima, ma non pensavo fosse tanto sciocco da credere a tali sciocchezze. “La divinazione non esiste, non c’è nessuno che può prevedere il futuro.” Avevo risposto, sperando che il mio discorso lo convincesse.
“Non è vero, Dio prevede il futuro.”
Di fronte a un’affermazione del genere annuii. Non valeva la pena tentare di rispondere. Tanto valeva entrare, avevo pensato, poteva essere divertente.
“Vuoi provare?” Gli avevo chiesto.
Lui aveva battuto le mani e si era avviato saltellando verso la tenda. Un ragazzo immaturo, un credulone, così l’avevo definito. “E sia, va bene.” La serata sarebbe stata lunga, tanto valeva provare a passare il tempo in modo creativo.
Una volta nella tenda, ci accolse un profumo di incenso e di qualcos’altro che non identificai, forse un particolare legno profumato come il sandalo.
Una donna con un copricapo velato e ricco di gemme ci fece strada verso il banchetto coperto da una tovaglia di organza blu. Il viso rugoso e i capelli argentati dimostravano la sua età matura, ma gli occhi apparivano ricchi di vitalità.
La mistica chiuse la tenda con uno scatto, lasciandoci alla luce flebile delle candele accese tutto intorno.
“Benvenuti dalla divina Marina. Chi desidera conoscere il proprio futuro?”
Will alzò subito la mano, felice come un bambino. Si sedette su uno dei due scomodi sgabelli di legno e mi fece cenno di fare lo stesso.
Sospirando, accettai il suo invito. “Eh, va bene.” Intorno a noi la stanza era scura e i lumi traballanti formavano ombre sinistre, sembrava tutto estremamente polveroso. La mancanza di luce forse avrebbe dovuto simulare qualcosa di mistico e ignoto, in realtà il risultato dava un senso di mal tenuto e polveroso.
La donna si sedette di fronte a noi. “Tarocchi o sfera di cristallo?”
“Quale è più affidabile? Chiese Will, con tono allegro.
“L’affidabilità dipende da chi li legge. Sono strumenti diversi: la sfera può dare informazioni precise, ma sceglie lei cosa dire, ai tarocchi possiamo fare una domanda, invece.” La donna aveva un’aria misteriosa, probabilmente parte del personaggio. Mentre parlava, faceva ondeggiare lentamente le mani come a volerci ipnotizzare. Mi schiarii la voce, sperando che Will si sbrigasse a decidere e ci permettesse di abbandonare questo circo in miniatura.
“Hai un’idea, Jessica?”
Io alzi le spalle. “Sfera?” Proposi, immaginando che fosse la scelta più veloce.
“Sfera, allora!” Esclamò quindi il mio accompagnatore battendo di nuovo le mani.
La donna prese la sfera e la spostò al centro del tavolo. Iniziò poi a mugugnare e a fare strani versi. “Spirito che tutto conosce, dammi un segno che mi ascolti.”
Le sue mani ondeggiavano insieme alle braccia e al suo intero corpo in una sorta di danza ritmica priva di musica. “Oh, spirito, raccontami il futuro di questa coppia di giovani.” Continuando a ondeggiare, la donna alzò lo sguardo su di noi. “Avete una domanda, potrebbe rispondere.”
Incantata, continuavo a osservare la sfera, avrei potuto giurare di aver visto una luce brillare al suo interno, ma era sciocco. “Cosa mi riserva il futuro?” Chiesi, incerta.
“Morte.” Una sola parola. La donna si fermò per un istante, gli occhi sconvolti, la danza meno naturale. Un brivido mi percorse la schiena. Mi voltai d’istinto, poi mi soffermai su Will, che osservava la sfera a bocca aperta, l’espressione a metà tra la paura e la sorpresa.
“La sfera mi dice che sarai sempre seguita dalla morte.” Continuò la Divina Marina con una voce priva di teatralità. “Mi dispiace… Non mi aspettavo una previsione del genere.”
Io tentai di ridere, ma non mi sentivo tranquilla. “Si vede che la sfera sa che vorrei lavorare in polizia.” Dissi, cercando di sdrammatizzare.
La mistica sospirò. “Presto avrai il primo incontro con la morte, ma non ti devi spaventare. Non credo che sarai tu a morire. Ti capiterà spesso, però… di continuo. La vedo ovunque…”
Mi alzai dalla sedia. “Per me è sufficiente.” Dissi, tirando fuori dalla borsa due dollari. “La ringrazio, divina. Non si preoccupi, me ne farò una ragione.” Presi Will per il braccio e lo trascinai fuori. Era difficile ammettere con me stessa che quei discorsi insensati mi avevano turbata. Il mio accompagnatore appariva ancora più preoccupato.
“Potrei essere io, sappiamo di certo che non sei tu.” Disse in cima alla ruota panoramica. Io sospirai, pensando che il tramonto sul mare fosse quanto di più romantico era possibile, il fatto che lui non avesse provato neppure a tenermi la mano significava che l’appuntamento stava andando davvero male.
Pazienza, mi dissi, fosse morto la serata almeno si sarebbe un po’ ravvivata.
Scendemmo dalla ruota panoramica e mi chiesi se non fosse il caso di chiudere la serata. “Dove andiamo ora?” Domandò. “Scusa se sono stato un po’ nervoso, i discorsi della Divina Marina mi hanno un po’ turbato. Ora mi sento uno sciocco.” Confessò.
Io tirai un sospiro di sollievo, meno male che aveva ricominciato a ragionare.
“Allora continuiamo il giro, abbiamo altro da vedere,” gli presi il gomito cercando un contatto. Era l’ultima possibilità.
Mi vinse un piccolo peluche dimostrando di non avere una gran mira con la pistola. “Però, hai visto, non ho ucciso nessuno,” rise. L’atmosfera era rilassata, finalmente. Di buon umore, ci recammo insieme verso il parcheggio per andare a recuperare l’auto, con la promessa che l’indomani ci saremmo rivisti, senza previsioni del futuro questa volta.
Fu allora che vedemmo il fumo: corremmo in direzione della zona da cui proveniva, sussultai quando vidi la tenda rotonda della Divina Marina avvolta dalle fiamme. In molti la circondavano, i pompieri presto furono lì per spegnere il fuoco.
“Purtroppo la Divina non ce l’ha fatta.” Sentii dire a un uomo dall’aria affranta.
Mi sentivo distrutta. Era forse colpa mia? Era questo il mio destino?
“Quindi ha letto il suo stesso futuro…” Osservò Will, stringendomi con dolcezza. “Hai visto? Non era di te che parlava.” Pensai a tutte quelle candele accese senza alcuna protezione e mi chiesi se il suo non fosse stato un atto deliberato, oppure un dispetto da parte della morte, chiamata in causa dalla donna.
Io e Will Tornammo a casa in silenzio.
Da quel giorno pensai spesso alla Divina Marina e alla sua previsione. Io e Will non uscimmo più insieme, ma lui si sposò pochi anni dopo con una donna molto più adatta di me a una vita fatta di casa e figli.
Io viaggiai e diventai una scrittrice.
In seguito capii che era rivolta proprio a me. Ebbi a che fare con la morte molto più spesso rispetto a una persona comune, ma fui in grado di sfruttare la mia maledizione per scrivere, per raccontare la morte e renderla meno terrificante.
Mi segue ancora e io la scrivo.