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Personaggi: Calico



Hidden desires


Ogni notte, da quel maledetto giorno della sagra del Kulutrek, Calico faceva lo stesso sogno.

Più che un sogno forse avrebbe potuto considerarlo un incubo.

E pensare che fino a quel momento si era sempre considerato un uomo molto equilibrato… era cambiato. Forse la colpa era dei suoi nipoti, così innocenti nelle espressioni dei loro ideali. Ingenui, eppure difficili da tenere a bada.

Nel sogno erano proprio i due gemelli a mostrarsi a lui e a tentarlo: Meridian, coperta dai suoi veli leggeri, lo prendeva per mano e la invitava a seguirlo. 

Calico cercava di sottrarre la mano alla sua presa invadente e allora arrivava Fabian, dietro di lui, ad accarezzargli le spalle. “Non farti pregare, zio Calico, cedi anche tu ai tuoi desideri per una volta.” Fabian lo guidava verso la perdizione, le mani leggere all’improvviso pesanti e convincenti sulle sue spalle. Meridian, di fronte a lui, camminava leggiadra tenendogli le mani, sorridente.

Poco più avanti, Calico poteva iniziare a mettere a fuoco la sua condanna. Regis dell’Aliante sorrideva e lo chiamava. “Vieni qui Calico, non cercare di negarti il piacere che proveresti nel soddisfare i tuoi desideri.”

Nel sogno, Calico tentava di fermarsi. Forse nell’inconscio non desiderava parlare per convincerli a lasciarlo andare. Forse era ora che la smettesse di resistere così strenuamente a ciò che il suo corpo gli domandava.

“Al diavolo!” Esclamò alzandosi dal letto ancora assonnato, incapace di togliersi dalla testa quel pensiero fisso.

A quell’ora era possibile che riuscisse ancora a trovarli, da qualche parte. In molti a Tanit erano ancora svegli all’una e mezza di notte, soprattutto nei giorni prefestivi come quello.

Si infilò gli abiti puliti che aveva preparato per il giorno seguente, maledicendo il suo equilibrio mentale che da qualche settimana ormai sembrava essere perso. Indossò un mantello e si avviò all’uscita. 

Le strade erano ancora dense di cittadini allegri. Molti di essi apparivano alticci, quasi tutti erano allegri. Qualcuno lo riconobbe e lo salutò chiamandolo per nome. 

Non era così amato da sentirsi al sicuro, ma le guardie che lo stavano seguendo a pochi passi di distanza gli davano la forza per proseguire.

Una luce di gioia illuminò gli occhi di Calico quando lo vide: il baracchino coi panini al salame di Kulutrek era di fronte a lui, ancora aperto. Come un bambino, trotterellò verso il bancone. 

“Buonasera, quanti panini avete ancora?”

L’uomo al bancone si mise a contare, imbarazzato. “Stavamo per chiudere, ma direi una dozzina.” 

“Li prendo, incartateli per favore, tutti.” Poi Calico si rivolse alle guardie: “Vi prego di non farne parola con nessuno, soprattutto coi miei nipoti che ne approfitterebbero per derubarmi di nuovo. Ma voi prendetene, sono buoni ora che sono così caldi.” Asserì, porgendo due panini alle guardie. Poi inspirò il profumo dei panini con evidente trasporto e ne addentò uno, che divorò a grossi morsi sotto gli occhi confusi delle due guardie, intente a osservarlo con i panini ancora integri tra le mani.

“Non li volete?” Chiese allora Calico, bofonchiando a causa della bocca piena.

I due addentarono il gentile dono del sommo Priore di Tanit, confusi e un po' divertiti, e lo seguirono nel ritorno al palazzo.
Il sacchetto carico di panini era pesante, ma per lui non era un problema. Era un peso tutt’altro che fastidioso da portare, visto il calore e il profumo che i panini emanavano.

Tornò in camera in silenzio. Per un po’ forse avrebbe dormito sonni privi di incubi.


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