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Fandom: Persona 5
Parole: 866
Partecipa al COWT9
Prompt: La Papessa

Note: In Persona 5 ogni personaggio è associato a uno degli arcani maggiori, che ne determina le caratteristiche.
 

 Vivere o morire

Stai tranquilla: funzionerà. 

la voce di Ren continuava a rimbombarle nella testa. Doveva fidarsi, doveva credere che il piano sarebbe andato bene e smetterla di avere tutti quei dubbi, ma Makoto non riusciva a togliersi di dosso il brivido freddo dato dal lento scivolare alle sue spalle della parola morte. 

Makoto continuava a pensare a un piano b, a qualcosa che l’avrebbe salvato di sicuro, ma non riusciva a trovare una soluzione. Vivere o morire, è l’unico modo.

Mancavano solo due giorni. In due giorni avrebbe dovuto guardarlo negli occhi e lasciarlo al suo destino, sperando che lui fosse abbastanza forte, abbastanza in sé da convincere Sae.

Sae, sua sorella. Avrebbe potuto provare lei a convincerla, lasciarle qualche indizio in giro per casa. E se invece avesse peggiorato la situazione? Makoto sapeva bene che non avrebbe dovuto parlare troppo, perché un suo errore sarebbe stato fatale alla missione. Sua sorella era stata accecata dal desiderio di dimostrare il suo valore, aspirava a essere perfetta e questo senza che lei se ne fosse resa conto l’aveva messa fuori strada, rendendola una specie di burattino nelle mani dei suoi superiori che oltre ad averla usata per darla in pasto ai fan dei Phantom Thieves, ora stavano usando persino il suo palazzo, il suo cuore, e come fine ultimo avevano l’uccisione di un gruppo di ragazzi, tra i quali forse presto avrebbe scoperto esserci anche sua sorella.

 

Makoto era sempre stata una persona razionale, ma nell’ultimo periodo aveva capito che molto spesso le scelte razionali sono dipendenti da quella parte nascosta di noi che crea il mondo cognitivo. Cambiare la sua percezione di se stessa, mettere Sae nella condizione di capire che stava sbagliando avrebbe potuto far crollare il palazzo e rendere il loro articolato piano un fallimento completo. In quel caso cosa avrebbero fatto? 

 

La sua visione del mondo era cambiata in modo più che drastico da quando era diventata una dei Phantom Thieves. L’esistenza del mondo cognitivo dava una profondità alla forza della mente umana che lei aveva immaginato, ma della quale non avrebbe mai pensato di poter avere le prove.

 

Era certa di una cosa, però: comunque fosse andata, Akechi avrebbe pagato. Un brivido le passò lungo la schiena nel momento in cui si immaginò a ucciderlo, perché l’avrebbe fatto, senza alcun dubbio, se lui avesse davvero ucciso Ren.

 

Non era mai stata favorevole alla pena di morte, ma il pensiero si era insinuato nella sua mente nel dormiveglia, quando il suo cuore era più debole. Nell’ultimo periodo, da quando avevano avuto la certezza del tradimento di Akechi, Makoto aveva pianto ogni giorno anche se non si era mai fatta vedere. Succedeva sotto la doccia quando la carezza tiepida delle gocce d’acqua le toglieva di dosso la tensione che la faceva andare avanti in quel periodo e in questo modo la privava della sua maschera, della sua sicurezza e della sua razionalità.

 

È così che i desideri si distorcono? Pensava.

Era probabile che questo suo desiderio di vendetta avrebbe cambiato anche il suo cuore se lei non avesse trovato un modo per fermarlo. Se avesse davvero ucciso Akechi non avrebbe mai potuto perdonarsi, questa era la verità, ma c’era quella parte di lei, quella che si risvegliava quando il cervello di Makoto abbassava la guardia, che appariva sempre più spesso e che lei razionalmente non riusciva a scacciare.

 

La giustizia non l’avrebbe mai punito, questa era una certezza. Akechi sarebbe stato un eroe per il resto della sua miserabile esistenza e lei non avrebbe potuto fare niente per impedirlo. Sarebbe stata una pazza ad andare a spiegare che le cose erano diverse da come erano state mostrate a tutti.

 

Aveva parlato agli altri del suo proposito, sempre come se fosse stata un’idea da delineare, quasi uno scherzo o un’eventualità vicina all’impossibile, ma dentro di sé Makoto cercava conferme. 

 

Non ne aveva avute. Sperava che almeno Haru capisse. Lei, che avrebbe in quel modo vendicato suo padre. Haru, però, aveva un animo mite, era la gentilezza fatta persona e aveva risposto a Makoto che non avrebbe mai potuto farlo, che era debole e incapace di azioni così forti.
Non farlo, Makoto. Aveva ragione, anche se le costava molto ammetterlo.

 

Morgana era fuori di sé in quel periodo, il suo essere solo un gatto nel mondo reale gli impediva di essere veramente d’aiuto a Ren e la cosa lo stava rendendo troppo nervoso.

Io se potessi lo farei, ma tu non farlo, Makoto. Ti distruggerebbe.

Tutti avevano la stessa risposta pronta per lei: Salva te stessa. Solo che lei non riusciva a stare lì con le mani in mano: aveva bisogno di mantenere il controllo della situazione e in quel momento non era possibile, avrebbe fatto bene a rassegnarsi e a fidarsi di Ren, del resto se c’era una persona alla quale Makoto avrebbe affidato la sua vita, sarebbe stato lui, l’aveva già fatto e non se n’era pentita.

Quindi si sarebbe fidata di lui, così come avrebbe cercato di credere in Sae e nella sua capacità di riconoscere la giustizia e la sincerità, dote che aveva dimostrato di avere in passato e che non era del tutto persa, Makoto ne era convinta.

 

Il piano avrebbe funzionato.


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