La scacchiera
Mar. 24th, 2023 09:32 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Fandom: Originale
Prompt: Dama
Parole: 883
Partecipa al COWT 13
La scacchiera
A casa dei nonni, nella piccola taverna dove Claudia andava spesso a giocare, c’era una scacchiera. Da piccola non sapeva cosa fosse, né a cosa servissero tutte quelle pedine bianche e nere e quindi le tirava fuori tutte e le metteva sulla scacchiera per giocare a modo suo: gli scacchi erano i suoi personaggi: la mamma, i bambini, il papà e i nonni, mentre le pedine piatte erano i mobili della casa, le macchine o le alte torri che costruiva per poi farle buttare giù durante i giochi dei bambini o combattimenti tra regine e alfieri.
Un giorno la nonna era entrata in taverna e si era schiarita la voce per attirare la sua attenzione. Claudia aveva posizionato come sempre tutte le pedine sulla scacchiera e stava facendo un gioco di equilibrio, cercando di incastrare e impilare tra loro scacchi e dame, insieme alle carte da scopa del nonno.
“Che gioco stai facendo?” le aveva chiesto la nonna mentre si avvicinava alla scacchiera.
“Gioco a scacchi, carte e dama insieme.” Aveva risposto la nipote.
“Non ti piacerebbe imparare davvero a usare queste pedine?” Aveva domandato la nonna, prendendo una dama bianca.
Claudia si era rivolta a lei con occhi luccicanti di gioia. “Posso davvero?”
La nonna aveva annuito e si era seduta di fronte alla scacchiera dal lato opposto rispetto alla nipote, che nel mentre aveva iniziato a dividere le pedine e a mettere in ordine le carte. “Cominciamo con la dama, che è un pochino più semplice degli scacchi.”
Insieme avevano riposto gli scacchi nei contenitori della scacchiera, poi la nonna aveva iniziato a mettere le dame nere sui quadrati neri della scacchiera. “Vanno posizionate tutte in questi quadrati dello stesso colore, vedi? Ce ne stanno quattro per fila.” Nell’imitarla la nipote aveva iniziato a imitare la nonna, ponendo le dame bianche negli spazi bianchi.
La nonna aveva sorriso “No, giochiamo tutte e due con questi spazi della scacchiera.” con pazienza, aveva spostato le pedine della nipote. Poi l’aveva guardata con un sorriso e aveva iniziato a spiegarle le regole del gioco. Claudia aveva fatto una moltitudine di domande, spesso non inerenti al gioco. Ma la donna aveva risposto, ammirata di fronte all’interesse sincero della bambina, che aveva solo sei anni, ma che desiderava imparare a giocare e vincere.
“Quindi io devo portare le pedine dal tuo lato per avere quella doppia e muovermi dove voglio.”
“In pratica sì, ma iniziamo a giocare, così capiamo meglio. Inizi tu che hai il bianco.”
La bambina aveva pensato che per imparare ogni mossa sarebbe stata buona, quindi senza pensarci troppo aveva mosso una delle pedine al centro della scacchiera. La nonna invece subito aveva spostato una della sue sullo scacco laterale. “Se la metto così, non me la puoi mangiare.” le aveva spiegato.
Con la seconda mossa, Claudia aveva perso la prima delle sue pedine, ma nel mangiarla, la pedina della nonna era finita in una posizione scomoda. “Ma se fai così perdi quella lì! Posso rubartela, vero?”
La nonna aveva annuito. “ Questo è proprio il gioco: vedi, ora tu puoi recuperare, anzi: devi mangiare la mia pedina, come io ero obbligata a fare lo stesso con la tua anche se sapevo che poi l’avrei persa. Molto spesso nel gioco si porta l’avversario a scoprire parti della scacchiera per provare a vincere.”
La nipote aveva ogni consiglio della nonna e, anche se la partita si era conclusa con la sua sconfitta, esattamente come si aspettava, si era divertita molto a imparare le regole.
Quel giorno avevano fatto ben cinque partite e la nonna ne aveva vinte quattro. Nel corso della seconda, Claudia era riuscita a fare la sua prima dama e aveva iniziato a utilizzarla per muoversi in giro per la scacchiera. Il senso di potere che aveva provato era stato quasi inebriante. Il gioco le piaceva.
Quando aveva vinto la partita, l’ultima, le era venuto il dubbio che sua nonna avesse fatto qualche errore di troppo e l’avesse lasciata vincere. “No, non lo farei mai, è più bello giocare insieme mettendoci tutto l’impegno possibile, non sei d’accordo?” Le aveva detto. “Ti stai divertendo, vero?”
Era così: Claudia si era divertita, si era sentita più grande a vedere finalmente quel gioco per quello che era, a giocarlo da adulta seguendone le regole corrette.
Ci erano volute molte partite perché lei imparasse a giocare davvero. Tante visite dai nonni durante le quali lei aspettava con fervore l’arrivo in taverna di sua nonna, la scacchiera pronta a quel momento intimo tra loro due che ormai era diventato una consuetudine.
Erano passati ormai trent’anni da quel giorno. Ormai Claudia aveva due figli suoi ai quali aveva già insegnato a giocare a dama. L’aveva fatto ricordando quelle sue prime partite e soprattutto la nonna, che ormai da qualche anno aveva dovuto smettere di giocare. La scacchiera era ancora lì, nella taverna che presto sarebbe rimasta vuota. Claudia aveva chiesto ai parenti di lasciarla a lei perché la voleva a casa. Aveva già scelto il posto che avrebbe occupato: a vista ogni giorno sul tavolino tra le due poltrone del salotto, in modo da permetterle di ricordare ogni giorno quelle giornate, che rappresentavano il suo legame profondo con la signora Lina, la sua maestra di dama e di scacchi.
Prompt: Dama
Parole: 883
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La scacchiera
A casa dei nonni, nella piccola taverna dove Claudia andava spesso a giocare, c’era una scacchiera. Da piccola non sapeva cosa fosse, né a cosa servissero tutte quelle pedine bianche e nere e quindi le tirava fuori tutte e le metteva sulla scacchiera per giocare a modo suo: gli scacchi erano i suoi personaggi: la mamma, i bambini, il papà e i nonni, mentre le pedine piatte erano i mobili della casa, le macchine o le alte torri che costruiva per poi farle buttare giù durante i giochi dei bambini o combattimenti tra regine e alfieri.
Un giorno la nonna era entrata in taverna e si era schiarita la voce per attirare la sua attenzione. Claudia aveva posizionato come sempre tutte le pedine sulla scacchiera e stava facendo un gioco di equilibrio, cercando di incastrare e impilare tra loro scacchi e dame, insieme alle carte da scopa del nonno.
“Che gioco stai facendo?” le aveva chiesto la nonna mentre si avvicinava alla scacchiera.
“Gioco a scacchi, carte e dama insieme.” Aveva risposto la nipote.
“Non ti piacerebbe imparare davvero a usare queste pedine?” Aveva domandato la nonna, prendendo una dama bianca.
Claudia si era rivolta a lei con occhi luccicanti di gioia. “Posso davvero?”
La nonna aveva annuito e si era seduta di fronte alla scacchiera dal lato opposto rispetto alla nipote, che nel mentre aveva iniziato a dividere le pedine e a mettere in ordine le carte. “Cominciamo con la dama, che è un pochino più semplice degli scacchi.”
Insieme avevano riposto gli scacchi nei contenitori della scacchiera, poi la nonna aveva iniziato a mettere le dame nere sui quadrati neri della scacchiera. “Vanno posizionate tutte in questi quadrati dello stesso colore, vedi? Ce ne stanno quattro per fila.” Nell’imitarla la nipote aveva iniziato a imitare la nonna, ponendo le dame bianche negli spazi bianchi.
La nonna aveva sorriso “No, giochiamo tutte e due con questi spazi della scacchiera.” con pazienza, aveva spostato le pedine della nipote. Poi l’aveva guardata con un sorriso e aveva iniziato a spiegarle le regole del gioco. Claudia aveva fatto una moltitudine di domande, spesso non inerenti al gioco. Ma la donna aveva risposto, ammirata di fronte all’interesse sincero della bambina, che aveva solo sei anni, ma che desiderava imparare a giocare e vincere.
“Quindi io devo portare le pedine dal tuo lato per avere quella doppia e muovermi dove voglio.”
“In pratica sì, ma iniziamo a giocare, così capiamo meglio. Inizi tu che hai il bianco.”
La bambina aveva pensato che per imparare ogni mossa sarebbe stata buona, quindi senza pensarci troppo aveva mosso una delle pedine al centro della scacchiera. La nonna invece subito aveva spostato una della sue sullo scacco laterale. “Se la metto così, non me la puoi mangiare.” le aveva spiegato.
Con la seconda mossa, Claudia aveva perso la prima delle sue pedine, ma nel mangiarla, la pedina della nonna era finita in una posizione scomoda. “Ma se fai così perdi quella lì! Posso rubartela, vero?”
La nonna aveva annuito. “ Questo è proprio il gioco: vedi, ora tu puoi recuperare, anzi: devi mangiare la mia pedina, come io ero obbligata a fare lo stesso con la tua anche se sapevo che poi l’avrei persa. Molto spesso nel gioco si porta l’avversario a scoprire parti della scacchiera per provare a vincere.”
La nipote aveva ogni consiglio della nonna e, anche se la partita si era conclusa con la sua sconfitta, esattamente come si aspettava, si era divertita molto a imparare le regole.
Quel giorno avevano fatto ben cinque partite e la nonna ne aveva vinte quattro. Nel corso della seconda, Claudia era riuscita a fare la sua prima dama e aveva iniziato a utilizzarla per muoversi in giro per la scacchiera. Il senso di potere che aveva provato era stato quasi inebriante. Il gioco le piaceva.
Quando aveva vinto la partita, l’ultima, le era venuto il dubbio che sua nonna avesse fatto qualche errore di troppo e l’avesse lasciata vincere. “No, non lo farei mai, è più bello giocare insieme mettendoci tutto l’impegno possibile, non sei d’accordo?” Le aveva detto. “Ti stai divertendo, vero?”
Era così: Claudia si era divertita, si era sentita più grande a vedere finalmente quel gioco per quello che era, a giocarlo da adulta seguendone le regole corrette.
Ci erano volute molte partite perché lei imparasse a giocare davvero. Tante visite dai nonni durante le quali lei aspettava con fervore l’arrivo in taverna di sua nonna, la scacchiera pronta a quel momento intimo tra loro due che ormai era diventato una consuetudine.
Erano passati ormai trent’anni da quel giorno. Ormai Claudia aveva due figli suoi ai quali aveva già insegnato a giocare a dama. L’aveva fatto ricordando quelle sue prime partite e soprattutto la nonna, che ormai da qualche anno aveva dovuto smettere di giocare. La scacchiera era ancora lì, nella taverna che presto sarebbe rimasta vuota. Claudia aveva chiesto ai parenti di lasciarla a lei perché la voleva a casa. Aveva già scelto il posto che avrebbe occupato: a vista ogni giorno sul tavolino tra le due poltrone del salotto, in modo da permetterle di ricordare ogni giorno quelle giornate, che rappresentavano il suo legame profondo con la signora Lina, la sua maestra di dama e di scacchi.