Mar. 5th, 2021

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Fandom: Originale
Slice of life
Prompt: accidia
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As I am


Il cellulare di Claudio aveva vibrato di nuovo e il ragazzo l’aveva osservato per qualche istante prima di decidersi a leggere il messaggio.

 

Hai da fare stasera? Ci troviamo da Fil alle 8. Ci facciamo una pizza?

 

Claudio aveva sospirato lasciando cadere il cellulare sul divano. Sì: una pizza gli andava, ma non aveva proprio voglia di uscire.

Si era buttato sul divano e aveva chiuso gli occhi pensando a quanto quella giornata fosse già stata abbastanza lunga: la sveglia presto, il compito di matematica, il lento ritorno a casa con l'autobus, il pranzo. Non aveva molto da fare, come ogni sabato pomeriggio, e la cosa non gli dispiaceva per niente.

Non pensava di dormire, solo di riposare un attimo e di riflettere. Aveva bisogno di un po’ di tempo per decidere, poi avrebbe risposto al messaggio.

 

Alla fine aveva dormito. Si era alzato dopo quaranta minuti più stanco di prima e aveva osservato di nuovo il cellulare. Ne sentiva la presenza minacciosa che lo chiamava, invitandolo a prendere una decisione. L'aveva ignorato per il momento, voleva mangiare qualcosa.

 

A scuola stavano studiando l’inferno di Dante e lui si era rivisto nel girone degli accidiosi, al punto che aveva sognato di correre a perdifiato, scontando il contrappasso che lo scrittore aveva riservato a chi, come lui, lasciava che la vita gli accadesse intorno senza cercare di ottenere il massimo della gioia dai piccoli momenti di ogni giorno.

C’erano peccati peggiori, di questo era certo. La superbia era peggio, anche l'avarizia. E lui si riteneva un bravo ragazzo nonostante le sue scelte fossero a volte poco comprensibili da chi gli stava intorno.

La sua era una attesa, una vita di piccole rare gioie intervallate dalla noia totale, come per quella serata: Claudio sapeva che se fosse uscito si sarebbe divertito almeno un po', ma non ne aveva voglia. 

 

Poteva prevedere con certezza come sarebbe andata la serata: si sarebbero trovarti da Fil alle otto e mezza passate, perché tra loro nessuno era puntuale. Sarebbero arrivate le pizze, anche quelle in ritardo, e lui si sarebbe seduto a mangiare, a ridere delle battute stupide di Alberto e delle sue imprese amorose. Tutti sapevano che si inventava la metà di quello che diceva, ma le storie, per quanto false o liberamente ispirate a qualche film, erano divertenti e lui le sapeva raccontare.

Anche a Claudio sarebbe piaciuto raccontare qualche storia, riuscire a tenere i suoi amici incollati alle sedie ad aspettare in silenzio, sulle spine, pronti a ridere all’arrivo della cosiddetta punch line.

Ma sapeva anche cosa avrebbe fatto lui: si sarebbe seduto in disparte sul grande tavolo e sarebbe stato lì a fingere che gli importasse qualcosa di tutti i loro discorsi, poi avrebbe cercato una scusa per tornare a casa appena possibile e si sarebbe messo a letto a giocare col cellulare senza impegno, magari pensando a quanto fossero stupide quelle serate senza senso. La pizza gli sarebbe rimasta sullo stomaco e avrebbe passato la notte a rigirarsi nel letto, non gli piaceva neanche quella della pizzeria vicino casa di Fil. Quella vicino a casa sua era molto meglio.

 

Sua madre continuava a ripetergli che si stava lasciando andare, che doveva vivere, uscire, divertirsi. L'adolescenza arriva una volta sola e devi approfittarne. 

Lui sapeva che aveva ragione, ma non gli importava neppure di questo. Saperlo non gli serviva, ma gli bastava a capire che solo lui poteva scegliere come vivere la sua vita.

La sua indolenza non era neppure un problema così grave, c'era di peggio:  non era malato, si comportava bene e  noia e indolenza erano molto meglio di tristezza, paura e solitudine.

In fin dei conti gli sembrava di fare tutto ciò che gli era richiesto: a scuola non andava male, anche se non era il primo della classe e aiutava a casa, sbuffando un po’ come tutti gli adolescenti. Spesso copiava i compiti la mattina, prima di entrare in classe, ma cercava di non farsi trovare impreparato e tutto sommato se la cavava. 

Il minimo che tu possa fare è studiare e andare almeno decentemente a scuola, ma esci un po’… vai a divertirti!

La voce di sua madre gli risuonava nella testa, nel ripensare alle sue parole Claudio aveva fatto roteare gli occhi. Lasciami fare quel che voglio e non preoccuparti.

Ma non ti annoi tutto il giorno a casa?

Sì, certo che mi annoio, ma saranno affari miei? Potrò decidere io cosa fare?

Aveva recuperato il cellulare e tra i messaggi ce n'era uno di sua madre:

 

Ciao Claudio, esci stasera? Altrimenti pizza?


Questa volta aveva esitato solo pochi secondi prima di rispondere:

 

No, sono a casa stasera
Ok per la pizza

Era stato facile scegliere, finalmente aveva risposto all'amico:

 

Scusa, ho da fare stasera, ci vediamo la prossima volta!

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Partecipa al COWT11, il prompt è la citazione (prima frase del testo)
Fandom: Originale
Slice of life, fluff
A Natale siamo tutti più buoni



 A short stranger will soon enter your life with blessings to share.

 

Elisa aveva letto il biscotto della fortuna sorridendo.

Magari, aveva pensato: avrebbe avuto proprio bisogno di una bella benedizione, qualcosa che le migliorasse un po’ l’umore, perché la giornata era stata pessima a dire poco.

Sotto Natale la gente impazziva e lei, che incartava pacchetti al centro commerciale, stava cominciando a pensare che l’egoismo fosse un tratto innato di tutti gli esseri umani.

 

Negli ultimi giorni, presi dalla frenesia degli acquisti degli ultimi giorni, erano tutti di corsa, nervosi e carichi di pacchetti pieni di oggetti di ogni tipo: dalle console tanto richieste dai ragazzi ai profumi di marchi conosciuti,  dai libri più conosciuti alle cornici in legno e in ceramica per custodire i ricordi più belli.

 

Nessuno le lasciava più del minimo necessario per il suo lavoro di volontaria, ma tutto sommato le piaceva osservare gli sguardi amorevoli dei nonni che facevano incartare giocattoli e vestiti per i loro nipoti, e quelli orgogliosi dei bambini che avevano preso i regali per i fratellini più piccoli che ancora credevano a Babbo Natale.

Era proprio a un bambino ad averle passato una grossa scatola contenente una  bambola di pezza. “Ciao! Di che colore mettiamo la carta?”

“È per mia sorella, le piace il verde!” 

“Allora verde con le farfalle? Ti piace?”

Il bambino aveva annuito. “Io sono grande, lo so che Babbo Natale non esiste, ma mia sorella no perché è piccola.”

“È fortunata ad avere un Babbo Natale come te, però, le hai preso proprio un bel regalo!”

Il bambino aveva gonfiato il petto, orgoglioso di se stesso. “Sono stato bravo. La mamma le ha preso una macchinetta col radiocomando come la mia, così possiamo giocare insieme!”

“Brava anche la tua mamma! Nastro color oro, ti piace?”

“Sì!”

“Ottima scelta! Sono sicura che sei un bravissimo fratello.”

“E a te cosa regala la tua famiglia a Natale?”

“A me… Non lo so, la mia mamma e il mio papà sono lontani, li vedrò dopo Natale.”

Il bambino sembrava essersi intristito. Elisa aveva salutato lui e la madre e aveva continuato a lavorare.

Dopo una decina di minuti i due si erano ripresentati al suo banco con una scatola anonima di cartoncino riciclato.

“Ciao! Questa volta che colore facciamo?”

“Ti piace il rosso?” Aveva chiesto il bambino, un po’ emozionato.

“Il rosso è bellissimo a Natale!”

Il bambino aveva battuto le mani, soddisfatto. “Col nastro d’oro!” Aveva esclamato felice.

La sua mamma stava a pochi metri di distanza, sorrideva orgogliosa di quel ragazzino così dolce ed educato.

“Ecco fatto!” Elisa gli aveva passato il regalo. “Buon Natale.”

Il bambino aveva preso dalla tasca una busta. “Che Dio ti benedica!” le aveva detto.

“Il regalo è per te, per aprirlo a Natale. E e questo è il bigliettino.” Il bambino era un po’ emozionato, ma Elisa di certo lo era di più. Aveva sentito un calore improvviso sulla pelle e sapeva di essere arrossita. 

“Ma… N- non dovevi!”

La madre del bambino si era avvicinata e gli aveva posato le mani sulle spalle. “È solo un pensierino, ma Lorenzo ci teneva tanto, ha detto che sei stata gentile. Buon Natale.”

“G- grazie.” Elisa era rimasta a fissare mamma e figlio che si allontanavano, Lorenzo saltellava felice e la madre rideva.

“Buon Natale!” Aveva esclamato, sperando che la sentissero.

Poi si era messa a ridere osservando il pacchettino, ancora emozionata. I biscotti funzionano, e chi l’avrebbe detto.

 

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