Il teatro delle marionette
Feb. 20th, 2020 07:28 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Originale
Prompt: Ossessione, Teatro,
“Non è vero che l’oblio non esiste. La testa seleziona, fa archivio continuamente e molto scarta. Fa spazio, compatta. Magari non elimina del tutto ma comprime in un formato illeggibile. Anche se ti sforzi non trovi la chiave, non lo puoi decifrare più.” (Concita De Gregorio)
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Ne aveva centosei, ma ancora non erano abbastanza. La signora Teresa era conosciuta in paese per la quantità di marionette che possedeva e per la sua grande passione nel dipingerle e vestirle.
Chi entrava per la prima volta nel suo appartamento gremito restava sempre colpito dalla cura con la quale le marionette erano disposte nelle vetrate chiuse, sempre pulite, sempre in ordine.
Ogni giorno passava un gran parte del suo tempo a prendersi cura di loro. Da quando i figli se n’erano andati di casa le erano rimasti soltanto le sue marionette e colui che per lei continuava a scolpirle: suo marito.
Nell’ultimo periodo Teresa aveva avuto qualche problema nel ricordare i nomi di chi le stava intorno e ciò che doveva fare in casa. Più di una volta aveva lasciato acceso il fuoco sotto la pentola del minestrone e si era bruciato tutto. All’inizio Gino si era un po’ arrabbiato, ma in seguito, dopo aver visto il dottore, aveva iniziato a capire che non era colpa di Teresa. Così aveva iniziato a cospargere le superfici dell’appartamento di post-it, la teneva viva con ciò che lei più amava: le sue marionette. La demenza senile a volte inizia a colpire presto, quando si è ancora padroni del proprio corpo e delle proprie azioni. I momenti più difficili da accettare sono quelli di consapevolezza, quando ci si rende conto che qualcosa non quadra, ma non si riesce a capire cosa.
Quel pomeriggio Teresa stava pettinando le sue marionette, quando gliene capitò tra le mani una che credeva di non avere mai visto. La donna andò subito dal marito a chiedergli da dove venisse, ma lui si incupì all’improvviso. “Quella è nuova, l’hai dipinta la settimana scorsa…”
Teresa aveva aggrottato le sopracciglia nel tentativo di ricordare qualcosa, ma non era riuscita a capire dove fosse finito quel ricordo. Aveva riso, preoccupata di ciò che avrebbe potuto dimenticare e per togliere la tristezza dagli occhi di Gino. “Sono proprio una smemorata.”
Il teatro delle marionette era stato dipinto a mano da Teresa molto tempo prima, era difficile per lei ricordare quanto tempo fosse passato, se provava a sforzarsi di pensarci era come se gli ultimi anni fossero svaniti nel nulla. ricordava però che Gino l’aveva realizzato a partire da una vecchia vetrina che aveva modificato grazie alle sue sapienti doti di falegname e che lei l’aveva carteggiato e dipinto con cura, perfezionandone le decorazioni per giorni.
Mentre sedeva a guardare lo spettacolo le sue marionette sfilavano, danzavano e chiacchieravano tra loro, compievano il loro destino mentre una voce fuori campo raccontava la storia di un giullare innamorato di una principessa e che con lei fuggiva fuori dal regno per non morire.
I nipoti avevano preparato per loro quello spettacolo e quando uscirono dal teatro Teresa fece un applauso di cuore a quei due bambini che non conosceva che avevano preparato quel magnifico spettacolo solo per loro. “Le ho dipinte io, lo sapete?”
“Lo sappiamo, nonna,” avevano detto. Mentre li abbracciava la donna si era chiesta come poteva averli dimenticati, perché le sue braccia le dicevano che quelli erano davvero i suoi nipoti, ma la sua testa si rifiutava di ricordarli.