quistisf: (Default)
[personal profile] quistisf
Fandom: Persona 5
Personaggi: Futaba Sakura, Wakaba
Parole: 801
Partecipa al COWT9
Prompt: L'eremita

Dream Catcher


Nell'ultimo periodo, Futaba aveva iniziato ripetere continuamente lo stesso sogno: attraversava la strada a Shibuya, persa in mezzo a centinaia di persone. A nessuno nel sogno importava di lei, di come fosse vestita o di dove stesse andando.

Nel sogno lei non si sentiva oppressa da tutte quelle persone, perché era come se fosse trasparente lì in mezzo, come un fantasma che avrebbe potuto osservare tutti senza essere visto. Come se avesse avuto addosso un filtro, pensava da sveglia.

Eppure durante il giorno le cose cambiavano e lei non riusciva più neanche a pensare di uscire dalla sua stanza. Guardava la maniglia e pensava a quanto fosse pericolosa e difficile  anche solo da toccare. Se la immaginava rovente e si chiedeva come avrebbe trovato la forza di uscire da lì, se mai ce l'avesse fatta. Ma se la porta della camera era un ostacolo che riusciva ad affrontare, anche più volte al giorno per andare in bagno o per recuperare qualche provvista, quella d'ingresso era invece invalicabile: una montagna, un deserto senza oasi dal quale lei non sarebbe mai riuscita a uscire viva. 

Ricordava come una volta fosse rimasta ferma immobile a osservarla per almeno un'ora. Aveva bisogno di contattare Sojiro, perché gli aveva promesso di nuovo che l'avrebbe raggiunto al Le Blanc. "Tranquilla, non ci sono mai clienti e oggi piove, quindi non devi preoccuparti: saremo solo io e te e ti preparerò del Curry. Il tuo preferito…”

 

Futaba continuava a pensare al suo curry, alla ricetta di sua madre che lei aveva tanto amato, che continuava a essere il suo cibo preferito, ma non era riuscita comunque a uscire da lì. Nonostante la pioggia, nonostante fuori non ci fosse nessuno visto il tempaccio e il freddo, era rimasta di fronte alla porta per un tempo che le era sembrato eterno senza riuscire neppure a toccare quella maniglia.

Sentiva di non avere più speranza, sapeva che era tutto nelle sue mani, ma lei non aveva modo di muoversi, non avrebbe superato quella terribile situazione di prigionia autoimposta. "Vuoi che venga a prenderti?" Le aveva chiesto.

 

"Se vuoi arrivare qui, puoi portarmi tu il curry, io vengo la prossima volta."

 

Ma sapevano entrambi che non sarebbe mai successo.

Se c'era una cosa che continuava a rendere Futaba sempre più triste, era il senso di colpa che leggeva negli occhi di Sojiro. Lui ce la metteva tutta a darle gli stimoli e gli spunti per muoversi, per uscire di lì, per tornare a vivere. Ma lei non era in grado di coglierli, sarebbe morta in quella casa. Sarebbe stata la sua tomba.

Nell'ultimo periodo anche vedere Sojiro, l'unica persona di cui ancora si fidava, le costava sempre più fatica. Lui aveva chiamato un dottore per cercare una soluzione, ma Futaba si era chiusa in camera, rifiutandosi di aprire. Aveva bloccato la porta e si era nascosta nell'armadio per tentare di impedire al dottore e a Sojiro di sentire il suo pianto. Perché non era felice di quella situazione, solo che non era in grado di capire come avrebbe potuto superarla. 

Se nella mente continuava a ripetersi che aprire quella porta non le avrebbe causato dolore, il suo corpo reagiva in un modo difficile da capire, per lei: la bloccava, i muscoli si paralizzavano, le mani tremavano e poi d'un tratto si muoveva senza decidere lei ciò che stava succedendo.

Era sempre stata molto strana, glielo dicevano tutti. Sua madre le ripeteva che era la sua intelligenza fuori dal comune che l'aveva resa un po' diversa dai suoi coetanei e che per questo non aveva molti amici. La realtà era che Futaba già all'epoca mentiva a sua madre, sin da piccola era sola e andava avanti con la sua vita solo per inerzia.

La scuola la annoiava e stava perdendo interesse anche nelle materie di studio, cosa che non era passata inosservata agli occhi di Wakaba, che però era presissima dal suo lavoro e che quindi stava dando la priorità a quello, pensando che la figlia ce l'avrebbe fatta. "Tu sei speciale.” Le ripeteva di continuo, accarezzandole la fronte.

E poi l'aveva abbandonata. Sua madre, Wakaba, si era suicidata per colpa di Futaba. Così le avevano detto quegli uomini. Erano passati anni e lei non era più riuscita a uscire di casa, poco importava dove fosse, non voleva più avere a che fare con quel mondo che non era mai stato suo amico, non voleva più causare dolore in chi amava, compreso Sojiro, il quale non aveva modo di aiutarla. 


La vera vita di Futaba era al computer, ma nell'ultimo periodo c'era poco che lei non fosse in grado di fare. Era diventata una hacker famosa, ma non avrebbe mai rivelato la sua identità segreta ad anima viva, perché il suo obiettivo era soltanto passare più inosservata che poteva, come in quel sogno.


This account has disabled anonymous posting.
If you don't have an account you can create one now.
HTML doesn't work in the subject.
More info about formatting

Profile

quistisf: (Default)
quistis

April 2025

S M T W T F S
  1234 5
678 9101112
13 141516 17 18 19
20212223242526
27282930   

Most Popular Tags

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Jun. 17th, 2025 05:10 am
Powered by Dreamwidth Studios