Seiki

Feb. 26th, 2020 10:07 pm
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Prompt: La Forza (arcano maggiore)
Fandom: Persona 3
Spiegazione del prompt: Ogni personaggio in Persona è associato a un arcano maggiore. Yuko Nishiwaki è la forza. 
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Seiki


Non era mai stata una bella ragazza, questo lo sapeva bene.

Yuko era un maschiaccio, lo era sempre stata ed era certa che la cosa non sarebbe mai cambiata, per quanto lei si fosse impegnata a provare a essere un pochino più femminile.

Con Seiki però si sentiva diversa, lui pareva aver visto in lei qualcosa che per lei invece non era così chiaro: la trattava come una ragazza e quando la abbracciava Yuko sentiva che le insicurezze e tutte le sue domande svanivano, sciolte nei suoi abbracci forti e romantici.

La prima volta che erano usciti assieme lui l'aveva portata a mangiare fuori. L'aveva portata ad assaggiare il ramen di un ristorante che lui adorava e del quale lei col tempo aveva scordato il nome. Ricordava soltanto che l'aveva trovato sensazionale e che finita la prima ciotola insieme ne avevano ordinata una terza da dividersi.

Lui non l'aveva giudicata, non le aveva mai detto che mangiava troppo come facevano le sue compagne a scuola che le ridevano alle spalle, indicando le sue ciotole troppo piene o i suoi spuntini, che quasi ogni giorno consumava dopo lo sport.

Nell'ultimo periodo si era convinta di mangiare troppo, ma sentiva di non potere fare molto per evitarlo, anche se nell'ultimo periodo prima di conoscere Seiki a volte si era trovata a sentirsi in colpa, poco femminile, poco aggraziata e incapace di cambiare.Le altre ragazze la prendevano in giro per le gambe muscolose, i polpacci grossi, e per il suo portamento poco leggiadro, ma Seiki sembrava apprezzare anche il suo aspetto, oltre alla sua personalità. Aveva riso alle sue battute, le aveva accarezzato i capelli e non sembrava essersi annoiato. Da quando erano usciti insieme Yuko era al settimo cielo.

Non si era mai considerata intelligente, né si era mai impegnata troppo nello studio, che non le riusciva facile, per riempire la sua vita si era concentrata sullo sport, da sempre il suo vero punto di forza, che fin da piccola le aveva dato grandi soddisfazioni.

Nello sport eccelleva, le veniva naturale capire da subito gli schemi di gioco, riconosceva gli errori dei giocatori e sapeva come correggerli attraverso esercizi mirati. 

 

Una volta un ragazzo della squadra di basket le aveva fatto i complimenti. Dovresti fare l'allenatore.

 

Uno dei suoi sogni, probabilmente il lavoro più probabile che vedeva nel suo futuro.

 

 


Finalmente nella sua vita però c'era altro: Seiki la trattava come una ragazza e non come un'esperta di sport e all'improvviso le voci delle sue compagne le scivolavano addosso, si sentiva libera.

Yuko lo amava. Non era certa che sarebbe stato l'amore della sua vita, ma con lui si sentiva una ragazza diversa, si sentiva quasi una donna, si sentiva degna di amare come tutte le altre.

Quante volte aveva pianto lacrime amare prima di riuscire ad addormentarsi? Quante volte si era chiusa nel bagno della scuola a cercare di trattenere le lacrime e la rabbia di quelle che parevano fare l'impossibile per renderle la vita un inferno facendo commenti continui sia sul suo aspetto che sul suo discutibile rendimento scolastico.

 

Lui le ricordava ogni giorno il suo valore, anche se non a scuola. Mai a scuola.

 


 

 

Chi non lo conosceva pensava di certo che lui fosse single, sebbene mai una volta le avesse tenuto la mano quando erano in pubblico, né era andato a cercarla o a baciarla.

Una volta lontani da lì, però, era suo. E lei era sua.


Fino a quel giorno terribile che avrebbe distrutto tutta la sua vita fino a quel momento: fino a quando non l'aveva visto con lei.


Hisae. La considerava un'amica. Era una delle poche che sapeva che lei vedesse qualcuno anche se non le aveva mai detto chi fosse. 

Una delle uniche persone delle quali le importasse ancora qualcosa.

E proprio lei lo stava baciando. Dal treno li aveva visti benissimo: Lei stava andando da sua zia e in stazione l'aveva notato. Si era alzata in piedi per salutarlo sperando che salisse sul treno vicino a lei, sempre che dovesse salire. Ma una ragazza gli era saltata al collo. Lui sembrava felice di vederla, Yuko l'aveva capito dal suo sorriso, che fino a quel giorno aveva pensato essere riservato soltanto a lei.

Poi lei si era voltata a prendere qualcosa dalla borsa e l'aveva riconosciuta. Si era sentita cadere e si era seduta, sperando di aver interpretato male quel comportamento troppo intimo a suo parere.

Poi si erano avvicinati in un abbraccio e si erano baciati. Proprio mentre il treno partiva aveva visto le loro mani stringersi, la testa di Hisae sulla sua spalla. Non c'erano dubbi.

Yuko aveva appoggiato le mani sul finestrino e aveva trattenuto il fiato fino a quando non erano scomparsi entrambi dal suo campo visivo.

Era rimasta completamente muta al punto che aveva dimenticato di scendere dal treno, incapace com'era di capire il motivo di quel tradimento da parte di entrambi. Che lei sapesse? Che l'avesse mai saputo? 

Che fosse soltanto colpa di Seiki?

Aveva deciso di tornare a casa a piedi per schiarirsi un po' le idee. Camminare la faceva sentire viva e correre le piaceva ancora di più, ma non poteva correre con quelle scarpe anche se sapeva che avrebbe scacciato prima quella sensazione di sconfitta e di paura, quella tristezza che la faceva sentire inutile e sbagliata, come se la colpa fosse anche solo in minima parte sua.

No, doveva darsi il tempo per ragionare, per capire cosa di preciso fosse successo. 

Si era chiesta se scrivergli un messaggio sarebbe stata la soluzione corretta, se invece sarebbe stato meglio vederlo di persona e metterlo alle strette, forse usare la forza per fargli confessare il suo tradimento.

Forse invece avrebbe fatto bene a scrivere a Hisae o a parlarne direttamente con lei, magari avrebbe potuto svelarle il nome del ragazzo con cui usciva per capire se lei sapesse o no di quel triangolo.


Arrivata a casa si era resa conto che la rabbia lentamente stava crescendo e che doveva sapere la verità da Hisae prima che fosse tardi per recuperare almeno la loro timida amicizia, voleva sperare che lei fosse all'oscuro della situazione. 

Le aveva mandato un messaggio è urgente, per favore, vediamoci stasera. La ragazza le aveva risposto dopo poco dando la sua disponibilità a un incontro. Va bene, alle otto al Paulownia Mall?

 

Yuko era arrivata prima, incapace di stare a casa ad attendere. Quella sera non aveva mangiato niente e non sentiva gli stimoli della fame nonostante avesse camminato parecchio.


Hisae era davvero bella: i suoi capelli lunghi e lisci erano lucenti e spessi, la sua pelle sembrava porcellana. Aveva un portamento completamente diverso da quello pesante di Yuko, sembrava un giunco esile e delicato. L'abito che indossava contribuiva ad accentuare la sua femminilità, facendo sentire Yuko ancora meno degna in quel confronto.


"Yuko, che c'è? Sembravi preoccupata, tutto bene?"

La ragazza non sapeva neanche come cominciare il discorso, ma sapeva che doveva sforzarsi almeno di provarci. "Io... Sai che esco con un ragazzo..."

"Sì, me l'avevi detto." Hisae non riusciva a capire che problemi avesse la sua compagna di scuola, non aveva molte amiche e per questo a volte avevano parlato insieme, ma non si erano mai fatte grandi confidenze. Forse non sapeva a chi parlare e Hisae non si sarebbe certo tirata indietro, non era da lei. "Yuko, dimmi cosa non va, non preoccuparti..."

"Esco con Seiki da quasi due mesi." aveva sputato fuori il suo segreto sperando che quella ragazza che lei considerava davvero un'amica avrebbe capito.

Hisae era rimasta immobile a fissarla per qualche secondo prima di riuscire a ricominciare a respirare.

"Quale Seiki? Io... Io non..."

"Oggi vi ho visti insieme." Aveva confessato Yuko con le lacrime agli occhi. 

"Io non lo sapevo." Hisae era arrabbiata con tutti: con Yuko per averle rubato la gioia che provava in quel periodo, con Seiki che era un vile bugiardo e con se stessa per avere ceduto alle sue lusinghe. 

"È un bugiardo. Ci ha prese in giro."

Le due ragazze erano rimaste sulla panchina per un pezzo ad affrontare la delusione e la rabbia con mezze frasi e soprattutto con insulti a Seiki e al genere maschile, ma sembravano aver accettato la cosa senza aver compromesso quella loro amicizia che era ancora all'inizio.

Prima di salutarsi, le due si erano abbracciate. "Io non voglio perdere la tua amicizia," aveva detto Yuko a Hisae. "Non è stata colpa nostra."

"Non ti perderò, mi spiace solo non averti chiesto chi fosse il tuo ragazzo misterioso quando me ne hai parlato, forse ora non saremmo in due a soffrire."

Si erano salutate con la promessa di essere una squadra, di non cedere di fronte a Seiki e al suo sguardo ammaliante, di non credere più alle sue bugie.

Yuko il giorno seguente era arrivata a scuola con un vigore nuovo nell'animo, sentiva che avrebbe potuto prenderlo a pugni e metterlo a tappeto senza rimorsi. Sentiva che l'amore che un tempo aveva creduto di provare per lui se n'era andato per sempre e che niente avrebbe potuto farla cedere a tornare con lui: lei valeva di più e forse un pochino il merito di questa nuova fiducia in se stessa era anche di quel maiale che comunque le aveva permesso di riconoscere il suo valore.

Arrivata a scuola però si era accorta subito che qualcosa non andava: aveva incrociato Hisae nel corridoio e la ragazza aveva finto di non vederla, voltandosi subito dall'altra parte quando le due si erano trovate in contatto.

Yuko ci era rimasta un po' male, ma non ci aveva dato troppo peso. Poi però aveva sentito due ragazze che parlavano proprio di lei e di Seiki, dando a lei il ruolo della femme fatale, della traditrice.

Le voci avevano evidentemente iniziato a circolare troppo presto, forse le ragazze avevano solo sentito di sfuggita una parte della storia e non avevano capito bene.


Seiki aveva tentato di parlarle e Yuko gli aveva consentito un brevissimo incontro in pausa pranzo. "Mi dispiace, non volevo... È stato più forte di me... Hisae è stata molto convincente e io ci sono cascato, scusa."

Ma Yuko l'aveva invitato ad andarsene, per niente impressionata dal suo tentativo di salvare la loro storia che in realtà pareva essere sempre stata una farsa. Lei preferiva credere alla sua amica che il giorno precedente le era parsa veramente affranta piuttosto che a quel ragazzo bugiardo che non sembrava affranto, ma più indispettito per aver perso insieme entrambi i suoi giocattoli. Ammesso che fossero state le uniche due, perché non ne era così sicura.

"È stata lei a convincermi, lei sapeva di te." Aveva tentato di persuaderla, ma la ragazza era forte delle sue opinioni e non avrebbe ceduto di fronte alle menzogne e agli sguardi languidi di quel ragazzo che lei era convinta di aver amato, ma che in quel momento le pareva quasi un manichino privo d'anima. Lei meritava di più e anche la sua amica.


Fino alla fine della settimana, Yuko e Hisae non avevano più avuto occasione di parlare. Yuko le aveva mandato alcuni messaggi, ma l'amica li aveva ignorati.


Hisae, per favore, rispondimi.

 

Le aveva scritto alla fine.

Non parlo con le bugiarde. Non cercarmi più.

 

Yuko avrebbe voluto risponderle, spiegarsi, ma non sapeva cosa dire. Una parte di lei sperava che quella reazione fosse soltanto rabbia temporanea, ma pensandoci aveva cominciato a collegare tutte le voci che giravano per la scuola su di lei in quel periodo e aveva capito che era stata opera proprio di Hisae e non di Seiki.

Non credere a quel bugiardo. Io non lo sapevo.

 

Aveva scritto il messaggio, ma non l'aveva inviato. Non era certa che le sue parole sarebbero servite a far cambiare idea alla sua amica e Yuko pensava che avrebbe trovato un modo per confrontarsi con lei faccia a faccia, magari, per darle prova della sua sincerità e della sua amicizia. 


Erano passati giorni, settimane, e nulla era cambiato. Le voci sul suo conto avevano continuato a girare. Yuko si era chiesta come fosse possibile che nessuno incolpasse Seiki e che nessuno ragionasse sul fatto che lei lo aveva frequentato per almeno un mese in più di Hisae. Era lei quella tradita.

La ragazza voleva un confronto faccia a faccia con quella che credeva essere stata per lei l'amica più importante che avesse mai avuto, ma alla fine aveva rinunciato.

Aveva deciso di lasciar perdere dopo circa una settimana, quando, chiusa in bagno, aveva sentito entrare qualcuno ed era rimasta ad ascoltarne il pianto. Era certa che fosse Hisae. La ragazza che stava piangendo era disperata. Perché, perché non sono in grado di lasciare perdere tutto, di mandarlo a quel paese. Perché... Yuko…”

Aveva pianto per almeno dieci minuti prima di uscire dal bagno. 

Yuko chiusa lì dentro non era uscita solo per non farla sentire ancora peggio.

questo tipo di debolezza non era da lei e la ragazza non riusciva davvero a capire come facesse una come Hisae a non rendersi conto del proprio valore. Pensava di essere lei quella diversa, quella che non sarebbe mai stata accettata per quello che era.
Forse era vero, forse le sue compagne non l’avrebbero accettata, ma lei non sarebbe caduta in quella trappola di bugie, non avrebbe mai rinnegato qualcuno per sentirsi meglio.

Yuko si era resa conto che non aveva bisogno neppure di Hisae e della sua amicizia che in fondo non valeva poi così tanto visto che la ragazza l’aveva tradita, aveva parlato alle sue spalle dopo averle promesso che non l’avrebbe abbandonata.

 

Non valeva la pena di piangere per lei. Yuko non avrebbe pianto, avrebbe reagito. Si sarebbe buttata a capofitto su ciò che la faceva stare meglio: lo sport. 

Sarebbe bastata a se stessa e sarebbe uscita a testa alta da quella scuola, senza permettere che i pettegolezzi la facessero soffrire ancora perché in fin dei conti erano solo bugie. Lei lo sapeva, qualcuno le avrebbe creduto e l’avrebbe capita, avrebbe avuto altri amici, forse fuori dalla scuola, magari anche prima. Gli altri potevano anche evitarla, per quanto la riguardava.

Alla fine si era resa conto di essere più che a posto così.


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