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Fandom: 13 Sentinels Aegis Rim
Prompt: Tempo
Personaggi: Ryoko Shinonome, Ei Sekigahara
Partecipa al COWT 14
Genere: introspettivo, malinconico
one shot

Loop





Quando aprì gli occhi, Ryoko vide un lungo neon acceso sul soffitto bianco. Pensò subito di non essere nel posto giusto, ma dov’era? 

Quando era? A quella domanda però si era già data risposta osservando la stanza e l'illuminazione: erano di certo gli anni ottanta.

Cercò di sollevare la testa, ma un dolore improvviso la costrinse a portarsi le mani alle tempie. Richiuse gli occhi e si voltò sul lato, cercando di non fissare la luce e tentò nuovamente di alzarsi. Doveva fare in fretta. C’era qualcosa che doveva fare in fretta.

“Shinonome, come ti senti?”

“Mi fa male la testa. Cosa mi è successo?”

I ricordi tornavano come gocce, uno alla volta: Ei, il suo unico amico, poteva percepirne la presenza al suo fianco, era lui che aveva parlato?

No, lui era… ricercato? 426 era un criminale pericoloso. Ei Sekigahara era 426.

Era accaduto tutto a causa sua.

Ryoko riaprì gli occhi e si trovò di fronte il viso gentile della signorina Morimura. “Stai tranquilla, non alzarti troppo in fretta.” Ryoko si sollevò lentamente. “Ricordi che anno è?” chiese l’infermiera.

La ragazza scosse la testa.

“Shinonome, devi riposare ancora.”

“Che anno è? Mi puoi rispondere per favore.” Un tono di urgenza nella sua voce.

“Va bene, certo: è il 1985.” La donna annuì. Osservava Ryoko con uno sguardo di compatimento, le tendeva la mano in un gesto quasi materno.

“Devo, devo tornare.” Ecco cosa doveva fare: tornare nel futuro e catturare 426, l’assassino, il suo nemico.

Perché si sentiva così confusa?

C’era stato un incidente. Sekigahara aveva trasmesso un’anomalia alla sua sentinella e a quella di Juro. Li aveva attaccati, li aveva derubati dei loro ricordi e del loro stesso futuro.

“Non puoi tornare adesso, devi prima riprenderti. Prendi queste pillole quando il dolore diventerà più forte.” La vista del flacone la fece tornare al presente.

Le pillole. Quante ne aveva consumate nel corso di quell’ultimo periodo? Aprì il contenitore e contò: una, due. Se le rovesciò sul palmo e le prese a secco in un movimento ormai meccanico.

“Juro…” Cercò di ricordare, ma tutto era estremamente confuso. Juro era morto? Era ancora nel futuro? Era aggrappato alla vita come lei, in cerca di vendetta.

“Non esagerare, Shinonome.” La voce della signorina Morimura era vellutata. Quante volte le aveva ripetuto quella stessa frase.

La nebbia nella sua testa iniziò a diradarsi, segno che le due pastiglie stavano facendo effetto. Non devi prendere le pillole, Ryoko.

Di nuovo la voce di Ei. La ragazza scosse la testa, chiedendosi dove si fosse nascosto 426. L’ultima volta era abbastanza sicura di averlo trovato nel 2065, ma lei non poteva permettersi di andare per tentativi, non aveva tempo. 

Avrebbe cominciato cercando Juro: lui l’avrebbe aiutata.



Era distesa sul pavimento di un luogo buio. Sentiva intorno a lei odore di legno e di cera, la stanza era impolverata, forse abbandonata da tempo.

Ryoko si alzò con fatica. Il dolore alla testa le fece salire un conato di vomito. Respirò profondamente prima di mettersi seduta. Prese il flacone che conteneva le sue pillole e se le versò sulla mano: una, due. Di nuovo le ingoiò senza fatica e osservò il contenitore; era già vuoto, eppure la signorina Morimura gliel’aveva consegnato solo poche ore prima, come era successo?


Cercò di capire dove si trovasse e si alzò in piedi, si sentiva affaticata, come se avesse corso per una giornata intere. Intorno a lei lo stabile era in stato di completo abbandono, guardò fuori e vide luci bianche illuminare la strada. Che anno poteva essere? Forse era ancora nel 1985?

Si portò una mano alla tempia: cosa ci faceva lì dentro? 

Ryoko aveva una missione: doveva trovare 426, il suo nemico. Lo stava cercando. Ma 426 era Ei, ed Ei era suo amico, era davvero stato lui?

Un fischio le risuonò nella testa e si sentì svenire. Chiuse gli occhi, strinse i denti e respirò profondamente. 


Nella nebbia della sua memoria, le tornò in mente quel pomeriggio, prima che lei, Ei e Juro salissero sulle Sentinelle per combattere.

Era quasi il tramonto, lei ed Ei stavano camminando l’uno di fianco all’altra. A un tratto lui si era fermato, osservava l’orizzonte. “Come vorrei che non fossimo compatibili…” Con una mano aveva sfiorato lo starter con il quale poteva invocare la sua sentinella. Ryoko sapeva quanto lui odiasse combattere e quanto gli costasse. “Ogni volta che pilotiamo le Sentinelle mi sento come se fosse tutto inutile. E poi… non voglio che ti accada qualcosa di male. È un pericolo continuo.”

La ragazza ripeté le parole del signor Ida, il suo mentore. “Dobbiamo fare ciò che possiamo per il bene di tutti.”

"Ryoko, io ti volevo parlare di Ida, lui..." Ma non fece in tempo a finire la frase, lei comunque non lo avrebbe ascoltato perché non aveva motivo di dubitare del suo mentore, l’uomo che lei avrebbe amato e protetto per sempre.

In quel momento ricevettero il segnale d’allarme. "Ne parleremo la prossima volta." Ryoko annuì mentre si chinava a sfiorare il suo ginocchio destro per invocare la sua Sentinella. 

Solo lì dentro Ryoko si sentiva utile. Combattere per salvare il mondo era il suo destino e lei non capiva come mai Ei non si sentisse altrettanto onorato per questa possibilità: potevano proteggere chi amavano.

Insieme, si precipitarono alla zona di combattimento. “Sentinella 14, operativa. Sono in direzione della zona rossa.” Come le aveva chiesto Ida, avrebbe dato il massimo per la missione. Non avrebbe permesso ai Kaiju di distruggere la città.

Si mosse più veloce che poteva, seguita dalla Sentinella numero 11, più lenta, pilotata dal suo amico, una macchina offensiva di prima generazione. Presto individuarono Juro ed entrambi si mossero in copertura.

“Bene, vedo che siamo in tre.” Ei rise, mentre raggiungeva la prima linea.

Il combattimento procedeva in modo serrato, ma senza particolari difficoltà. I nemici erano ormai pochi e diradati. Gli attacchi corpo a corpo di Ei e il suoi missili a lungo raggio li avevano decimati. 

A un tratto però Juro aveva chiuso i contatti con la base. “Mi dispiace… Ma deve finire tutto.”

Ryoko si era chiesta cosa intendesse: all’inizio pensò che volesse sacrificarsi, ma non ce n’era ragione, stavano vincendo. 

In quel momento sentì un suono assordante nell’abitacolo. Perse il controllo della Sentinella che iniziò a muoversi pericolosamente verso il centro della città. Il suono prese un’intensità ancora maggiore e la Sentinella si fermò in mezzo alla zona di combattimento. Gli scudi si disattivarono e un fischio assordante le risuonò in testa. Tentò di alzare un braccio, ma si rese conto di non riuscirci.

Sentì la voce di Ei. “Non è possibile, cosa sta succedendo? Ryoko? Ryoko, rispondi!”

Ma non ci riusciva. I danni subiti dalla Sentinella erano stati gravi, ma il virus aveva danneggiato qualcosa di più profondo. La ragazza non riusciva a parlare, si portò le mani alla testa e per un istante il contatto con l'esterno della Sentinella si interruppe. Si guardò intorno: la cabina di pilotaggio era una sorta di capsula di salvataggio, osservò i tubi di alimentazione attaccati alle sue braccia e pensò di staccarli, ma qualcosa in lei le diceva di non farlo. "Sono stata io. È tutta colpa mia... Ho riattivato i codici Deimos e ho costretto tutti a vivere nel loop temporale… Ida, lui mi ha tradita..."


Non era stato Ei, lui non aveva colpe. Juro non era certo innocente, ma lei era la vera colpevole. La nemica della colonia: colei che aveva condannato tutti alla ripetizione del loop temporale nel quale stavano vivendo, chissà quante volte erano stati clonati ormai.


Ryoko si rese conto di avere sempre conosciuto la verità. Come aveva potuto costringere tutti loro a una vita di combattimento, di sofferenza? Cosa le era accaduto per spingerla a condannare l'intera colonia? Ida l'aveva tradita, ma non era la sua la colpa più grande. 

Juro, anche lui doveva conoscere la verità, altrimenti cosa avrebbe potuto indurlo a introdurre il virus?

Ryoko si rese conto anche che non sarebbe sopravvissuta per molto. Era condannata, ma non le importava. Doveva fare in fretta, tutti loro dovevano conoscere la verità, perché quel mondo non era reale, i viaggi nel tempo non erano reali, le persone con le quali interagivano ogni giorno non esistevano, erano solo personaggi di una simulazione: intelligenze artificiali che avevano come scopo la riproduzione di un mondo che loro non avevano mai visto.

Il senso di colpa la schiacciava e il dolore alla testa era sempre più forte. 

Non aveva altre pillole, doveva trovare Ei e dirgli che le dispiaceva.. Si mise a correre fuori dall'edificio in disuso in cerca di qualcuno a cui riferire quanto aveva scoperto: Jakushiji, Kisaragi oppure Ei, Juro o… Un’altra stilettata. Si portò le mani alla testa. 

Non ce l’avrebbe fatta.

Cadde a terra, poi il buio.



"Shinonome, come ti senti?" La ragazza era in una stanza illuminata da un neon bianco, distolse lo sguardo per lenire il fastidio. Shinonome era il suo nome, era certa di questo, ma dov’era?

"Mi fa male la testa, cosa mi è successo?"

Che anno era?


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