Mar. 17th, 2021

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Fandom: Originale

Prompt: transizione (in questo caso i passaggi di stato dell’acqua)

Genere: fantasy 

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La storia di Mui

 

 

Una goccia d’acqua vive in eterno. Muta, cambia, passa di stato, ma rimane sempre lei. Mui era parte di un ghiacciaio da tempo immemore, infatti aveva ormai smesso di contare i giorni e le notti dall’alto del ghiacciaio. Anzi, magari fosse stata in alto perché avrebbe visto il cielo. Dal centro dell’agglomerato di goccioline poteva soltanto chiacchierare e dormire. Non che le dispiacesse il suo stato. Per quanto lo stato liquido fosse molto più divertente perché poteva visitare parecchi posti nuovi, lo preferiva di gran lunga al buio del fondo dell’oceano, dove le gocce d’acqua meno intraprendenti rischiavano di passare l’eternità, incapaci com’erano di passare sopra alle nuove arrivate molto più sicure di se stesse e di evaporare, per ricominciare un nuovo ciclo.

Le era piaciuto essere pioggia, però, ma la sensazione un po’ le mancava visto che il ghiacciaio non accennava a sciogliersi. Sotto di loro c’era una falda. L’aveva scoperto proprio perché le gocce più sotto spesso parlavano con le goccioline del sottosuolo che salutavano con gioia prima di partire per seguire il corso del fiume che partiva con loro. A volte qualcuno tra i cristalli di ghiaccio alla base, i più anziani in quella posizione, riusciva a farsi trascinare via dal fiume di goccioline e se ne andava urlando di gioia e salutando tutte le altre. Mui aveva calcolato che procedendo a quel ritmo non sarebbe evaporata praticamente mai, e forse sarebbe arrivata al corso d’acqua entro duecento anni all’incirca. Bella prospettiva, pensava.

Il brutto dell’essere ghiaccio era la compagnia. Perché intorno a lei c’erano sempre gli stessi cristalli e lei tutto sommato doveva ammettere di essere stata fortunata, perché i suoi vicini erano tutti simpatici. C’era solo un cristallo che passava il tempo a sospirare, chiedendosi quanto tempo ci sarebbe voluto perché lui fosse finalmente libero di andarsene da quella prigione. “E qui siamo sempre noi, non è possibile però… Ci vorranno millenni prima che veda un cristallo nuovo. Io amo viaggiare e invece sto bloccato qui con voi a vedere il sole che filtra a malapena e a sentire la gioia di quelle goccioline che dopo il giro in falda sono pronti a farsi anche un bel giro a fiume. Beati loro, me tapino…”

 

Mui non sapeva quanto tempo fosse passato, ma era certa che fosse estate quando aveva finalmente visto il sole coi suoi occhi per la prima volta dopo tantissimi decenni. Era stata così felice che non si era per niente preoccupata del significato di questo cambiamento. Il primo giorno non si era sciolta, era rimasta lì sul ghiacciaio a osservare il sole del tramonto e poi la notte. Qualche goccia sciolta ancora attaccata ai cristalli quella notte era ritornata ghiaccio. Il giorno dopo, quando il sole era salito nel punto più alto, aveva ricominciato a sentirsi sinuosa e morbida. Era tornata una goccia d’acqua.

“Ciao a tutti, io parto! Ci rivedremo, forse, mi mancherete tutti!” Aveva salutato per poi gettarsi nel fiume. Lì si era messa subito a chiacchierare con una goccia della falda, che le aveva confessato quanto per lei fosse stato orribile passare il tempo sottoterra. “Ho paura del buio, infatti ho cercato con tutte le mie forze di stare sempre dove la corrente era più forte per arrivare fuori il prima possibile. Tutte le altre mi prendevano un po’ in giro, ma ora per fortuna sono fuori e spero andrò a finire in un cristallo, o magari chissà, in  una bottiglia!”

A Mui l’idea di essere bevuta non piaceva molto. Altre goccioline le avevano raccontato con grande entusiasmo della volta che erano state bevute, di come la loro struttura era stata modificata e poi era tornata quella di sempre, me lei preferiva vedere il mondo, soprattutto dopo tutto quel tempo nel ghiacciaio. “No, grazie, io preferisco andare al mare, da lì evaporerò da qualche parte appena possibile.”

 

Lungo il fiume aveva incontrato pesci di ogni tipo, si era posizionata sulla parte superiore per osservare la primavera rigogliosa: i fiori, l’erba verde e gli alberi, numerosi e floridi ai lati del fiume; poi era scesa il più possibile per sentire il profumo della terra, per osservare i pesci che scorrevano guidati dalla corrente e la spazzatura abbandonata lì dagli uomini, doveva ammettere che era più di quanto fosse abituata a vedere, ma dopo tutti quegli anni ferma, finalmente si sentiva viva e felice.

 

Il fiume aveva iniziato ad allargarsi e in poco tempo le goccioline sarebbero arrivate al mare. Mui amava quel profumo: la sabbia odorava di gioia, gli umani si tuffavano felici e il sale si aggrappava all’acqua e viaggiava anche lui seguendo le correnti pronto a cristallizzarsi sulla pelle degli umani, da cui le gocce d’acqua sarebbero invece evaporate.

 

L’idea di tuffarsi in mare tutto sommato non le dispiaceva, anche se non era il suo luogo preferito sapeva che lì avrebbe potuto incontrare gocce molto sagge: anziane che vivevano nelle profondità da anni e che avevano deciso di restare laggiù per sempre, tutte insieme. Ricordava bene che moltissimi anni prima, mentre era lì con loro, alcune gocce delle profondità erano state pescate insieme ai pesci e le aveva sentite lamentarsi mentre tentavano di staccarsi dalla grossa rete da pesca che le avrebbe allontanate dalla loro casa e dalle loro amiche.

Mui si lasciò trasportare dalla corrente fino in mare aperto, per poi trovare una corrente tiepida attraverso la quali ritornare verso la spiaggia. 

“Mi piacerebbe correre veloce insieme a un’onda!” Disse al sale che le si era aggrappato addosso. 

“Con le onde ci si diverte, andiamo!” 

La corrente li aveva spinti con velocità fino alla spiaggia, dove Mui era scivolata sulla cima dell’onda per poi atterrare sulla sabbia, dalla quale era stata riportata in acqua dalla risacca.

 

In quel momento aveva visto un’ombra avvicinarsi: era stata presa dal secchiello che una piccola umana stava trasportando sulla terraferma. “Ora evaporeremo tutte,” sussurrò emozionata una delle gocce.

 

La bambina invece le utilizzò poche alla volta per bagnare la sabbia e modellarla. Quando fu la volta di Mui, la goccia fu posizionata su una delle torri del castello che la bambina stava costruendo. Mui ne ammirò l’architettura pensando che somigliasse a uno dei tanti castelli che aveva conosciuto nella sua esperienza millenaria di viaggiatrice. Osservò la bambina mentre modellava la sabbia, riempiva le formine e spruzzava acqua sulla sabbia perché la sua costruzione non si rovinasse troppo visto che le gocce  in superficie stavano evaporando tutte.


Dopo poco anche Mui sentì la sua transizione allo stato gassoso. Mentre evaporava si sentiva felice, perché era sempre un bel viaggio quello verso il cielo. Osservare il mondo da lassù era una gioia per lei, soprattutto perché dopo tutti gli anni che aveva passato al ghiacciaio non aveva neppure idea di dove fosse. Non era abituata a quelle alte strutture luccicanti che vedeva svettare alte nella città vicino al mare, né alla quantità di smog che sentiva nell’aria da quando era arrivata, ma non vedeva l’ora di vedere di nuovo da vicino una città. Le piaceva l’idea di diventare pioggia, infatti quando incontrò altro vapore e insieme iniziarono a formare la nube, pensò che fosse ora di tornare sulla terra. Non che quella fosse una sua decisione, in quella situazione infatti faticava a decidere quando cadere giù, semplicemente tornava acqua e crollava sulla terra, veloce, fino a quando non si spiaccicava da qualche parte.
A volte, quando era stata più fortunata, le era capitato di diventare neve, e ricordava ancora l’ultima volta che era successo, decenni prima, quando dopo una dolce e lenta discesa verso la terra, si era posata sul ghiacciaio che per molto tempo poi era diventato la sua casa.

Un po’ le mancava, a dire la verità, ma non le sarebbe piaciuto tornare subito ghiaccio.
Entro breve, sarebbe piovuta sulla città che già vedeva sotto di lei. Non sapeva se sarebbe servita ad abbeverare una pianta, se si sarebbe scontrata con il vetro di un’automobile o contro un ombrello. Il suo viaggio sarebbe stato ancora lungo e lei non vedeva l’ora di scoprire dove l’avrebbe portata.

 

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